MENO UNO – E comunque, ridendo e scherzando, magari interrogandosi un po’ – perché il calcio non ha pazienza – il colombiano s’è concesso ogni cosa: gli manca la coppa Italia, per completare le proprie performance, però intanto Catania è un modo di essere, è una dimostrazione di potenza, è iniezione di fiducia ed anche l’espressione lieve e riconoscente di chi è consapevole che la strada è lunga. «Io posso solo ringraziare il mister per le opportunità che mi offre ed i minuti che mi fa giocare: davanti a me ho Higuain e altri giocatori ancora, sto crescendo, sto maturando». Sta imparando laddove ha voluto lo facesse Riccardo Bigon, che a gennaio ha dovuto dire sette volte no: glielo avevano chiesto in Turchia, lo aveva stuzzicato anche il Benfica e il Chievo si era fatto avanti perché un centravanti alla Zapata fa sempre comodo averlo con sé, soprattutto quando c’è da andare a fare a sportellate con l’universo. Invece, niente: alle spalle del pipita e di Pandev, al fianco di Callejon e Mertens e Hamsik e Insigne, a studiare il calcio delle grandi da Napoli, che nell’estate scorsa lo ha voluto, l’ha convinto a dir di sì alla precarietà della panchina ed a rinunciare al posto quasi certo da titolare che potevano riservargli il Sassuolo o il Qpr o comunque poi una delle società che l’ha inseguito successivamente. «Sono contentissimo, perché ho contribuito alla vittoria, perché abbiamo conquistato tre punti importantissimi».
CREDIAMOCI – Uno dice Zapata, dinnanzi alla soddisfazione che Riccardo Bigon non può nascondere nello spogliatoio, quando Catania-Napoli è andata in naftalina e lui ha paroline dolci per Andujar, che ha dovuto subire una sorta di linciaggio morale perenne dal proprio stadio e che indugia a rileggere la classifica, pensando a ciò che può essere e cancellandio ciò ch’è stato, perché è inutile voltarsi: «La Roma è avanti ed è in vantaggio: non sarà semplice, ma non è ancora finita. Noi ci crediamo, procediamo come abbiamo sempre fatto, viviamo alla giornata e poi sarà l’artimetica a dare il proprio responso». Per ora, i numeri che tornano sono quelli che Duvan Zapata può esibire, perché nel suo piccolo d’attaccante debuttante venuto da lontano e con una carriera da costruire, ci sono quattro reti e una doppietta che ha un suo valore intrinseco: oggi non c’è allenamento, dunque nessuna divagazione, e si può attraversare una giornata d’assoluto riposo ripensando ad una doppietta in Italia. «Io sono qua per imparare ma sono felicissimo di ciò che sto ottenendo, giocando posso solo migliorare e anche allenandomi con questo gruppo fantastico. Il campionato non è finito». E ora si può dire Zapata.
Corriere dello Sport