JORGINHO, CIAK SI GIRA
il 8 Mar 2014, 10:46
Pubblicato in Copertina, Il SALISCENDI, IN EVIDENZA. RSS 2.0
In un periodo in cui le prestazioni del Napoli sembrano condizionate da un prevedibile calo atletico, individuabile soprattutto nel rendimento di alcuni dei suoi uomini più rappresentativi e utilizzati e perciò più provati, una nota positiva proviene da uno degli innesti del mercato di gennaio, l’ unico valido e funzionale al sistema di gioco di Rafa Benitez, parliamo del ventiduenne italo-brasiliano Luiz Frello Filho meglio conosciuto come Jorginho. Giocatore di grande qualità messosi in luce specie durante lo scorso campionato con la casacca dell’ Hellas Verona, egli rappresenta un notevole rinforzo per il lacunoso centrocampo azzurro che, fornito di giocatori di quantità mancava invece da tempo immemorabile di elementi con le caratteristiche del ragazzo di Imbituba il quale con la sua tecnica, la sagacia tattica, la sapiente gestione del possesso palla, requisito basilare quest’ ultimo per chi intende rendersi indispensabile in una squadra guidata dal tecnico spagnolo del Napoli, parrebbe destinato ad imporsi come perno di un reparto che palesa dall’ inizio di questa stagione carenze evidenti proprio dal punto di vista qualitativo e della costruzione del gioco. Jorginho esordisce con la maglia azzurra numero 8 subentrando al centrocampista Dzemaili in occasione della gara interna di campionato contro l’ altra squadra di Verona, il Chievo, e nonostante il risultato di parità egli riesce immediatamente a distinguersi per l’ approccio intelligente alla gara e per quel paio di gesti creativi con cui egli si presenta e nei quali il suo nuovo pubblico scorge, nonostante il pomeriggio opaco, un motivo per sorridere; si ripete dopo appena quattro giorni illuminando letteralmente la gara di Coppa Italia contro la Lazio attraverso le verticalizzazioni e i preziosi suggerimenti ai compagni e consacrandosi infine faro della mediana nella brillante prova contro la Roma valida per la conquista della finale nella suddetta competizione. E’ proprio vero che l’ abito non fa il monaco perché dietro un’ apparenza fragile e un volto serafico si cela un ragazzo dalla grande personalità e, a dispetto dell’ età anagrafica, maturo ed equilibrato, capace di accettare serenamente gli elogi replicando con l’ umiltà e la saggezza di un attempato, doti che nel percorso di crescita di in campione non sono superflue: “Devo migliorare!” ripete ogni volta a chi lo decanta “ Ci sono delle cose che vanno perfezionate, so che posso fare meglio e devo lavorare per riuscire a correggere gli errori!”. E’ uno che mantiene le promesse il brasiliano e ogni qualvolta è chiamato a dar prova delle sue qualità incanta con le sue geometrie e con l’ innata capacità di coordinare il gioco e armonizzare la manovra, riuscendo talvolta a distinguersi, com’è avvenuto nell’ ultima gara di campionato al Picchi di Livorno in cui il Napoli ha collezionato l’ ennesimo insoddisfacente pareggio frutto di una prestazione di squadra mediocre, dal grigiore che lo circonda. Sono tutti ormai concordi dunque, anche i critici più scettici che reputavano l’ inserimento dell ex gialloblu nel centrocampo azzurro l’ennesimo tentativo mal riuscito di dare sostanza al reparto, nel considerarlo una pedina fondamentale nello scacchiere di Benitez: tutto sembra quadrare nel modo giusto quando egli detta i tempi del gioco e anche al rendimento del discusso Inler sembra aver giovato la vicinanza dell’ architetto carioca, cresce perciò il rammarico di non poter vedere all’ opera questo ragazzo che si ispira a Xavi e a Pirlo nelle prossime gare di Europa League da cui don Rafè lo ha escluso per dar spazio all’altro nuovo acquisto tutto da scoprire Henrique, oltre che ad un impresentabile Reveillere.
Tilde Schiavone