IL PERSONAGGIO – RAFA BENITEZ E LA SUA MACCHINA DA GUERRA: LA GRANDE ILLUSIONE AZZURRA
il 4 Feb 2014, 23:53
Pubblicato in Copertina, IL PERSONAGGIO DELLA SETTIMANA, IN EVIDENZA. RSS 2.0
Ogni volta che ultimamente ci troviamo a parlar di Napoli lo facciamo, nostro malgrado col magone: assistere al progressivo dissolvimento delle aspettative con cui si era cominciata la stagione non è una situazione che, considerate le premesse e le promesse, si immaginava di dover così presto fronteggiare. E pensare che le prime uscite della rinnovata squadra azzurra sembravano il preludio di un progetto solido e concreto destinato a proiettare i partenopei ai vertici del calcio europeo, e il profeta di questa nuova espressione calcistica legata al calcio spettacolo, l’ internazionale e pluridecorato Rafa Benitez era presto diventato oggetto di venerazione da parte del popolo napoletano. Le innovazioni da questi introdotte in un ambiente quasi assuefatto dai moduli difensivi all’ italiana sono state radicali, tant’è che in molti si erano presto convinti che la sola presenza sulla panchina azzurra di un personaggio autorevole come lo spagnolo, ribattezzatosi sagacemente Don Rafè e come tale accolto, potesse essere sinonimo di rinascita e di fama. Ma era troppo bello per essere valido e credibile quel modo di far calcio in un campionato quale quello italiano in cui le squadre vengono costruite sulla solidità e gli equilibri , e forse i vizi in tal senso, che presumibilmente sono intrinseci al modulo di Rafa, risultavano camuffati dalla bellezza e dal fascino dell’ apparenza. Fatto sta che dopo qualche mese quel meraviglioso velo di seta e di pizzo cominciò gradualmente a cadere palesando di getto tutte le lacune che tuttora, vuoi per ostinazione vuoi per impossibilità oggettiva, non si è riusciti a colmare. Ci si è interrogati nelle scorse settimane sulle responsabilità dell’ involuzione in corso e ci si aspettava, ancora un volta, che le risposte giungessero dal mercato di gennaio, cosa che è avvenuta solo parzialmente producendo innesti magari anche di un certo livello ma non attualmente prioritari. Un difensore di spessore è ciò che attualmente manca a questo Napoli, il povero Albiol stremato dall’ incessante impiego ha già dato i primi segni di smarrimento e con tutto il rispetto per il nuovo arrivo Henrique, non si può pensare di affidargli le redini di un reparto difensivo già contaminato dalla presenza dei mediocri Britos e Fernandez. A questo punto ci si chiede se non sia il caso da parte di Benitez di rivedere le sue posizioni sul modulo di gioco … il 4-2-3-1 è tra l’ altro abbastanza duttile e non sarebbe difficile adeguarlo alle esigenze del momento come non sarebbe stato difficile in passato adattarlo agli avversari di turno evitando degli eclatanti suicidi tattici ( Emblematiche in tal senso le sconsiderate e presuntuose prestazioni di Torino e Dortmund in cui in nome di un rigoroso idealismo, inappropriato alle suddette circostanze ci si è giocati prima la dignità e poi una fetta di stagione). Un’ idea calcistica che si basa sul possesso palla in ogni zona del campo e sull’ impostazione del gioco a partire dai difensori esige interpreti di spessore che siano in grado di supportare sin prisa sin pausa una corale manovra. Vien da sé che una squadra priva degli elementi giusti non è in grado di proclamare al meglio il credo calcistico del profeta spagnolo. Purtroppo Don Rafè ossessionato dalla coerenza tattica non intende rivedere neanche parzialmente le sue posizioni per tentare di garantire maggiore equilibrio alla squadra soprattutto in fase difensiva e così, il suo ostinato integralismo dopo aver sradicato e deprezzato inamovibili bandiere, castrato un top player come Marek Hamsik e tarpato le ali al povero Lorenzo Insigne avvilito dalle prestazioni improduttive che lo hanno reso il nuovo bersaglio della frustrazione del tifo azzurro, rischia di annientare una stagione: se è vero che il campionato è da mesi compromesso, Coppa Italia ed Europa League rimangono sulla carta obiettivi ancora perseguibili ed in grado di restituire fiducia e credibilità ad un ambiente disilluso e inquieto.
Tilde Schiavone