MAREK HA UN DEBOLE PER LA VECCHIA SIGNORA. STASERA CI RIPROVERA’?
.Un fatto personale. Sì, Marek Hamsik con la Juve ha un conto aperto fatto di gol, imprese clamorose, finali vinte e perse, rigori realizzati, ripetuti e poi sbagliati. Ha un libro di storie, lo slovacco con la cresta punk, e probabilmente sente la partita come soltanto Cannavaro e Insigne, ovvero due napoletani doc, possono sentirla dentro. Perché lui, Marek, ha ormai il doppio passaporto virtuale. Mentre reale, e scientificamente provato dai numeri, è il marchio che spaventa Torino: il giustiziere. Di Buffon e compagnia.
E allora, la partita speciale di Hamsik. Che per la statistica di cui sopra, finora, ha segnato 6 gol alla Juve. Non c’è che dire, gli aggrada la Signora: insieme con la Roma e con il Bologna, è la sua seconda vittima prediletta dopo il Palermo (colpito 7 volte). Un elenco – di prodezze – cresciuto insieme con lui. Passo dopo passo. Gradualmente: la prima volta, che di solito è quella che non si scorda mai, risale al 2008, a 21 anni, con Manninger in porta, ma è la seconda ad essere passata alla storia e ad aver fatto impazzire di gioia lui, la città e il popolo azzurro tutto: doppietta a Torino, rifilata a Buffon, nel 3-2 in rimonta che valse il ritorno alla vittoria del Napoli con la Juve in trasferta dopo oltre vent’anni di attesa.
EMOZIONI – Ma non solo. Non finisce mica così: nel campionario della storia personale di Marek con la Juve ci sono anche il gol successivo a un rigore sbagliato (nel 2010 al San Paolo) o magari quello segnati dopo un rigore realizzato, fatto ripetere dall’arbitro e sistematicamente fallito (l’anno dopo, ancora al San Paolo). E poi, le finali secche. Quelle da dentro o fuori. Due, nella fattispecie, entrambe nel 2012: una a maggio, all’Olimpico di Roma, in Coppa Italia, con tanto di gol del definitivo 2-0 che valse il trofeo, e l’altra a Pechino, ad agosto, in una Supercoppa italiana conclusa con la sconfitta e un codazzo di veleni e polemiche per certe decisioni arbitrali a dir poco discutibili. Di tutto e di più. Un libro di ricordi davvero bello.
TRICOLORE – Bene, insomma, le storie da raccontare non mancano, però parallelamente ci sono un presente e un futuro da scrivere bagnando il pennino proprio a Torino: perché la sfida di oggi con la Juve vale molto più dell’onore e di una rivalità storica e infinita; e in prospettiva, probabilmente, anche più di quella della stagione precedente, quando sul piatto c’era il trono (momentaneo) del campionato in perfetta e beata solitudine. Sì, il Napoli di quest’anno è un’altra squadra, per lo spessore della rosa e la personalità dei singoli, e dunque simbolica è la frase pronunciata proprio da Hamsik dopo la vittoria con l’OM in Champions mercoledì: «Non vogliamo tornare da Torino a mani vuote». Un slogan tinto di una speranza che prevede, sì, il verde, ma anche schizzi di rosso e di bianco. Tre colori da sogno.
NERVI SALDI – Non resta che attendere, allora. Non resta che vivere la vigilia con la serenità di chi sa perfettamente quanto fondamentale sia mantenere i nervi saldi. Cercasi consacrazione definitiva. Cercasi partita da star, da grande squadra e grandi giocatori. Come lui, Hamsik, uno che spesso svolge un preziosissimo lavoro oscuro che prescinde dai micidiali inserimenti di cui è maestro e dai deliziosi suggerimenti di cui è diventato un virtuoso da un po’ di tempo. Uno che il dispetto alla Juve ce l’ha nel sangue, nel dna. Da buon napoletano acquisito. Sei volte Marek, mille storie e altrettante emozioni. Un solo obiettivo: riempire le mani nella notte di Torino. Lo ha detto lui. Punti d’oro. Punto d’onore.
Fonte: Il Corriere dello Sport