SCONFITTA CHE BRUCIA MA NON IMPREVEDIBILE
.Ci si può arrabbiare e non poco per la deludente prestazione londinese del Napoli contro il Porto nell’Emirates Cup. Troppe le falle nell’organizzazione di gioco partenopeo, soprattutto nella fase passiva dove si è subito tantissimo sulla propria corsia di sinistra, presidiata da un Dossena non ancora in condizione e, stando ai “si dice”, con la valigia pronta, come in uscita sembrerebbe un altro protagonista in negativo del confronto con i portoghesi, ovvero il nazionale argentino Fernandez. Nel grigiore complessivo è emerso il talento del giovane croato Radosevic, molto bravo e autorevole fin quando è stato in campo.
Ora però bisogna pure ricordare i perchè di una sconfitta, a parte la bravura della compagine lusitana. Non sarà di primissima fascia nel nostro continente il Porto, ma è pur sempre un club di grandi tradizioni, e qualche Coppa dei Campioni o Champions l’ha pur sempre vinta.
Rafa Benitez nella ripresa ha giocato con una rischiosissima formazione a trazione anteriore. In dettaglio erano presenti contemporaneamente Higuain, Hamsik, Pandev, Callejon e Mertens. Due possono essere le ipotesi: o il tecnico spagnolo stava sperimentando qualcosa, e il periodo francamente lo permette, o ha provato a tenere alta la squadra nel tentativo di mettere minor pressione possibile alla linea difensiva in affanno per motivi soprattutto fisici, come ammesso dallo stesso tecnico spagnolo.
Questa scelta non ha pagato e il rovescio dei secondi 45′ era più che logico.
Bisogna ricordare inoltre un altro dettaglio: il Napoli sta cambiando pelle, il suo Dna. Nella sua recente storia, quella dell’era De laurentiis, ha sempre avuto tecnici che hanno prevalentemente giocato, se non sempre, con la difesa a 3. In parole povere, con Benitez, questa squadra, nata “tonda” , deve morire “quadrata”, cioè difendere con una linea di quattro difensori. Scusate se è poco.
Si obietterà che bisognava pensarci prima, prelevare da subito sul mercato giocatori con le “stimmate” di questo tipo di difesa, che mancano solo 20 giorni all’inizio del campionato, che alcuni nuovi innesti, quelli soprattutto provenienti dal Real, non sono ancora in ritmo. Tutto vero.
E bisogna perciò confidare nella grande esperienza di occupa attualmente la panchina napoletana. Un ciclo decennale si è chiuso, una filosofia è stata abbandonata per sposarne un’altra. Il club partenopeo è di nuovo un cantiere, ma con delle solide fondamenta. L’ambiente dovrà avere pazienza, perchè di sbavature durante le prossime amichevoli non è improbabile che se ne vedano ancora, confidando che vengano apportati rapidi correttivi nella pianta organica. Coraggio perchè, Fiorentina a parte, non sembra che gli altri stiano messi meglio.
Carmine Casella