SPORT&BUSINESS – FAIR PLAY FINANZIARIO: IL GRANDE BLUFF
il 13 Mar 2013, 10:45
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C’è un grande bluff nel calcio internazionale: il fair play finanziario. Il progetto nasce nel 2009 con l’obiettivo di obbligare le società calcistiche alla sostenibilità finanziaria. Tre i punti base della normativa: equilibrio finanziario, trasparenza di bilancio e obbligo di pareggio. A giugno 2012, il Comitato Esecutivo UEFA ha approvato la formazione dell’Organo di controllo finanziario dei club (CFCB) per controllare l’applicazione del sistema di licenze per club e delle regole di fair play finanziario UEFA.
C’è dunque da porsi un primo interrogativo : come possono club come Manchester City, PSG, Real Madrid, Barcellona raggiungere l’equilibrio richiesto ? Perché nello stesso periodo club come il Milan, il Napoli e la Juventus hanno negli ultimi anni perpetrato politiche di “tagli” a stipendi da top player , stravolgendo completamente l’approccio di mercato consolidato in diversi decenni ?
Una prima risposta a questi interrogativi è intuitiva: i presidenti dei grandi club, sono pronti a ricapitalizzare con denaro contante le società, coprendo così i bug finanziari. Basandoci su questa tipologia di risposta, arriviamo ad una considerazione altrettanto scontata: in assenza di magnati in grado di investire il frutto di petroldollari , sarà impossibile per i grandi club rispettare la normativa sul fair play. Alternativa è rinunciare ai grandi campioni , puntando su giovani talenti pronti a spiccare il volo.
Osservando i dati pubblicati dall’UEFA (Quinta Relazione sulle Licenze per Club) sorge però il fondato dubbio che il fair play finanziario sia una vera e proprio chimera oltre che un grande bluff pubblicitario. L’analisi basata su oltre 3.000 comunicati finanziari, relativa a 679 club delle 53 federazioni affiliate, mette in evidenza una situazione di deficit generalizzato Le tra il 2007 e il 2011 sono passate da 0,6 miliardi di euro a 1,7 miliardi. Ben il 63% delle squadre di prima divisione deve fare i conti con perdite operative e il 55% con perdite nette nel periodo preso in considerazione. Il dato forse più preoccupante è che 10 società, da sole, hanno prodotto metà delle perdite totali, il che equivale a dire che ci sono ben dieci team a rischio di fallimento. Principale imputato il livello degli ingaggi cresciuto del 38%. In questo panorama desolante, che senso può avere parlare di fair play finanziario ?
Alti dirigenti dell’UEFA hanno commentato il rapporto affermando che i dati sono positivi (!!). A parere di chi scrive di positivo c’è ben poco e la prova giunge dal Malaga passato in pochissimo tempo da una gestione basata su grandi investimenti ad una crisi che porterà il club all’esclusione dalle coppe in questo 2013. In definitiva, il fair play finanziario appare una trovata più che altro afferente alla comunicazione. Con le norme attuali risulta impossibile ipotizzare in tempi brevi un’inversione di tendenza, anche in virtù di una serie di rinvii che hanno consentito a club molto forti finanziariamente, di aggirare la norma, ponendo in essere uno strapotere sportivo in barba a qualsiasi regola di pari opportunità nelle competizioni.