AZZURRI PER SEMPRE – L’UMILTA’ FATTA CALCIATORE: EUGENIO CORINI
il 3 Gen 2012, 15:41
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Ciao ragazzi, bentrovati in questo nuovo anno, che speriamo sia colmo, denso, ricco di un azzurro trionfante su tutti i fronti, italiani ed europei.
Per questo primo articolo del 2012, e in occasione del prossimo match del Barbera fra Palermo e Napoli, ho scelto come protagonista della mia rubrica, un calciatore che ha indossato le casacche di entrambe le squadre: Eugenio Corini.
Centrocampista tecnico e con una grande visione di gioco, Eugenio Corini è stato uno di quei classici giocatori a cui si pronosticano le migliori fortune ad inizio carriera, che poi per un motivo o per un altro, non vengono mantenute.
Schivo e piuttosto riservato, ricordo Eugenio girovagare per la mia Soccavo ai tempi della sua militanza in maglia azzurra come un ragazzo qualsiasi, senza grilli per la testa. Era il 1993, aveva solo 23 anni, ma un calciatore con già un bel pò di campionati alle spalle fra Brescia, Juventus e Sampdoria, oltre che tante gare di Under 21 e qualche convocazione nella Nazionale di Sacchi.
A Napoli arrivò nel bailame generale di una società all’inizio dello sbando, che era stata costretta a cedere per far cassa 2 pezzi pregiatissimi come Crippa e Zola, e quest’ultimo non volendo fu la causa di un non felicissimo feeling con la piazza di Corini stesso.
Negli occhi della gente, infatti, il numero 10 (quello che Zola aveva indossato dopo un certo Maradona) che adesso doveva toccare a lui, doveva essere un attaccante aggiunto, un giocoliere, uno di quelli che ti risolve le partite d’improvviso con una magia. Così, quando iniziarono le prime gare, alcuni tifosi abituati a vedere gol e numeri straordinari dai suoi due illustri precedessori, iniziarono a mugugnare, senza capire che quel Napoli di Lippi, non aveva più un fantasista ma tanti piccoli funamboli e lavoratori (anche per questo all’ultimo giorno di mercato si decise di prendere Paolo Di Canio dalla Juventus).
Un vero “signore” come pochi, umile, diligente, si mise al servizio della squadra e del mister Lippi, e fu utilissimo alla causa, e trovò spazio più volte nello scacchiere azzurro a centrocampo (ricordo un Parma-Napoli 1-3 dove fu prezioso interditore) in quel campionato tormentato dai numerosi problemi societari, ma splendido dal punto di vista sportivo, culminato con una sorprendente qualificazione in Coppa Uefa.
La stagione successiva, il Napoli decise di rilevare il suo cartellino dalla Sampdoria, ed il buon Eugenio sentì finalmente la piena fiducia di ambiente e squadra, anche grazie all’arrivo di mister Guerini. Purtoppo però alcuni problemi fisici ne segnarono la prima parte di stagione, e quandò rientrò si ritrovò con un nuovo mister (Vujadin Boskov) che lo estromise dal suo progetto tattico e ne avallò la cessione al Brescia.
E il destino volle che Eugenio esordì col Brescia proprio al “San Paolo” contro il Napoli, bagnando fra l’altro l’esordio con un gol in quello stadio che fino a qualche giorno prima lo aveva acclamato ma sempre troppo freddamente.
Il resto della carriera fu un sali e scendi fra Piacenza ed Hellas Verona, fino a “rinascere” con Chievo e Palermo, dove a dispetto della carta d’identità, riuscì con gli interessi, a mantere quasi totalmente quelle promesse mai troppo mantenute, nemmeno all’ombra del Vesuvio.
di Alberto Caccia