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SPORT&BUSINESS – IL FAIR PLAY FINANZIARIO PER ARGINARE LA CRISI

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il 30 Gen 2011, 23:59
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In cosa consiste il fair play finanziario di cui si comincia a parlare sempre più spesso?

È un’iniziativa che comprende una serie di regole, e quindi eventuali provvedimenti se queste non fossero rispettate, per arginare le folli spese che da alcuni anni caratterizzano l’universo del pallone. I portafogli dei giocatori sono sempre più gonfi, i passivi di molte società, non poche di primissimo livello, sempre più consistenti e prima che il tendone del circo crolli miseramente occorre mettere dei punti fermi: i club non potranno spendere più di quanto incassano.

Il fair play finanziario è stato un’idea del presidente UEFA Michel Platini: le principali regole che lo caratterizzano sono cinque:

  1. Se un club vuole partecipare alle competizioni europee, deve avere due bilanci su tre, negli ultimi tre anni, in positivo, e quello eventualmente in rosso dovrà essere ridotto.
  2. Si potrà spendere tanto solo per le spese cosiddette “virtuose” (stadi, giovanili, infrastrutture, ecc.) e meno per quelle “pericolose” come gli ingaggi e i cartellini ultramilionari.
  3. Quattro volte all’anno verranno effettuati controlli accurati sulle spese, e saranno considerati illegittimi gli esborsi di capitale abnormi dei grandi magnati per coprire le perdite.
  4. Si aumenterà il controllo sui grandi approvvigionamenti di capitale tramite sponsor “fittizi”.
  5. Per chi non rispetta il regolamento sono previste multe pesantissime e sanzioni fino all’esclusione dalle competizioni europee.

Queste regole saranno presentate ufficialmente il prossimo 27 maggio ed entreranno in vigore per la stagione calcistica 2012/2013, questo per dare il tempo a molti club di mettersi a posto prima del giro di vite. La crisi economica che attanaglia mezzo mondo è sotto gli occhi di tutti e non si capisce perché il calcio debba essere visto come un’oasi felice.

I tempi delle vacche grasse sono finiti, alcune gestioni scriteriate pur riportando successi hanno avuto conseguenze pesantissime sulle stesse società e, quel che è peggio, su ignari risparmiatori. È il caso, almeno in Italia, di Lazio e Parma da cui sono dipesi i crack di Cirio e Parmalat. La Lazio ha vinto la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana nel ’98, la Coppa delle Coppe, nella sua ultima edizione, ed una Supercoppa Europea nel 1999 prima di approdare allo scudetto nel 2000 con l’aggiunta di un’altra Coppa Italia ed un’altra Supercoppa Italiana. Colui che costruì l’Armata che si accaparrò tutti questi trionfi, il presidente Sergio Cragnotti, ebbe l’aiuto  – senza però chiederne il permesso – di quei risparmiatori che avevano investito sulla Cirio e così tra premi partita, monte stipendi e acquisti (si pensi ai 90 miliardi spesi per Gaizka Mendieta) questi ultimi si ritrovarono in possesso di azioni divenute carta straccia. Stesso discorso per il Parma che era un tutt’uno con il colosso Parmalat del Commendator Calisto Tanzi; crack Parmalat ed in fumo liquidazioni e risparmi di intere famiglie. Il processo è tutt’ora in corso ed il signor Tanzi che ai bei tempi aveva un aspetto tanto rassicurante oggi, provato da queste vicissitudini e dal regime carcerario, sembra sempre più Zio Creepy. Non è che oltre confine le cose vadano molto meglio; in Inghilterra dove molti club, quasi tutti proprietari degli stadi e qualche anno fa additati ad esempio, oggi sono indebitati sino al collo idem in Spagna dove spese folli ed un regime fiscale più morbido di quello italiano hanno portato diverse società a dei deficit da capogiro. La questione è meno grave in Germania grazie anche ad una oculata politica che ha permesso in vista del Mondiale ’06 la costruzione di stadi all’avanguardia che, sempre pieni, costituiscono un sicuro investimento per le società.

Chiudiamo con una dichiarazione di Platini: “Il fair play finanziario è un aiuto per i club non una restrizione. Con questo facciamo sì che essi non spendano più di quanto guadagnino. Proprio alcuni dirigenti ci hanno richiesto delle regole per poter mettere tutti in riga e salvaguardare i bilanci. Può così iniziare una nuova era per il calcio europeo e la nostra confederazione”. 

di Antonio Gagliardi



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