Roma, grinta Spalletti: “Una sola strada, vincere subito”
ROMA – “I giocatori non hanno alibi, abbiamo solo una strada: quella di vincere subito”. Luciano Spalletti torna nella sua Roma e, dopo aver motivato col cuore la sua scelta (“Allenare qui è bellissimo”), chiama tutti ad una rapida assimilazione delle sue idee, dei suoi principi di gioco. Il rischio “che si faccia tardi”, esiste: i giallorossi necessitano di recuperare terreno sulle prime della classe e, a detta del nuovo tecnico, di ritrovare “un gioco riconoscibile” che possa ricreare entusiasmo in un ambiente parso narcotizzato negli ultimi periodi della precedente gestione. Anche per questo il messaggio, quasi sofferente, rivolto ai tifosi durante la sua presentazione a Trigoria: “Se non ci saranno perderemo una spinta fondamentale: mi debbono sostenere e per me, contro il Verona, avremo una curva piena”.
AI CALCIATORI NESSUN ALIBI – Dopo il messaggio di introduzione del dg Baldissoni, che ha ammesso pubblicamente di aver dovuto ricorrere al cambio della guida tecnica per “poter ritrovare entusiasmo e convinzione”, Luciano Spalletti parla nuovamente da allenatore della Roma, 7 anni dopo la fine della sua prima esperienza in giallorosso: “Sono tornato qui perché so quanto è bello allenare questa squadra in questa città. Servirà del tempo ma i ragazzi sono attentissimi – ha dichiarato in una sala conferenza affollatissima per il suo ritorno – Sono fermamente convinto che in questo calcio la testa sia un aspetto fondamentale”. Continua a respingere le accuse alla preparazione fisica della squadra: “Se perdono partite per altri due mesi cosa gli dico ai miei calciatori? Che va bene così perché non hanno birra nelle gambe? Non scherziamo, i calciatori non hanno alibi e noi abbiamo solo una strada, quella di vincere subito. Altrimenti, tra due mesi, mi porteranno per un orecchio a fare il giro della città. Per fortuna ho il vantaggio di conoscerla già”.
ANCELOTTI SUI CENTROCAMPISTI DELLA ROMA – A prescindere dall’approccio ironico e da alcuni risvolti romantici legati ai motivi della sua scelta di tornare nella capitale (“Sono venuto qui anche perché me l’hanno chiesto tre tifosi speciali a cui non potevo dire di no, i miei figli”), la voglia di scherzare scema nel momento in cui Spalletti analizza le priorità impellenti del gruppo e le proiezioni sulle tempistiche per potere rivedere una squadra tonica e reattiva: “Spero sin da subito di trovare la Roma che ho in mente, altrimenti sarebbe un problema visto che le altre corrono fortissimo. Siamo in ritardo e bisogna partire forte, sterzare, e riappropriarci delle qualità che abbiamo. Mi aspetto una reazione fortissima. Il primo impatto deve essere la prima partita, la prima settimana di lavoro e i cambiamenti che la squadra riuscirà ad apportare. Se questo non avverrà, sarà difficile pensare al resto”. Spalletti, in fiume in piena, si lascia sfuggire alcune indiscrezioni di mercato: Ancelotti, che lo ha contattato per augurargli buona fortuna, gli ha domandato informazioni per alcuni dei centrocampisti della Roma (Strootman, Pjanic e Nainggolan). Sulla pianificazione della finestra di gennaio, spiega: “Devo prima conoscere le qualità dei calciatori che ho a disposizione, con Sabatini ci confronteremo per parlare delle migliorie”. E, in merito alle trattative di Miami con Pallotta aggiunge: “Non mi ha convinto quello che mi hanno messo sul piatto, a me faceva piacere allenare la Roma ed è stato facile da subito. Il nostro obiettivo è lo stesso di Pallotta”. Vincere, verosimilmente.
“DISEGNO TATTICO DA SVILUPPARE” – Tante le indicazioni sui singoli: su Florenzi, diviso nel ruolo di terzino o di laterale offensivo (“Il calcio è cambiato, i calciatori sviluppano un discorso più di squadra grazie ad allenatori che allenano i principi di gioco, piuttosto che gli schemi”), su Castan (“Si è allenato, e mi ha detto che se giocasse vedremmo tutti che prestazione sarebbe in grado di fare”) e su Edin Dzeko: “Se mi avessero chiesto chi centravanti prendere alla Roma avrei risposto lui”. In più, inevitabile il riferimento a Totti e De Rossi che, insieme a Lobont, sono gli unici giocatori ancora in attività a Trigoria da quando lasciò il Fulvio Bernardini nel 2009: “Totti è la storia della Roma, sul discorso del contratto non serve il filtro dell’allenatore. E’ questione tra lui e Pallotta. De Rossi? E’ fondamentale, è il giocatore che ha più esperienza, più qualità e ha dato anche la sua totale disponibilità nel fare in campo cose particolari”. Le associazioni di idee portano all’ipotesi dell’arretramento del numero 16 in difesa: soltanto un’ipotesi visto che, come ha dichiarato Spalletti, è poco utile tentare di incastrare le risorse presenti attualmente in rosa, all’interno di quel modulo (il 4-2-3-1) che rimanda ad un periodo passato: “Quel contesto lì fu creato perché avevo interpreti in grado di giocare a memoria. Facemmo cose meravigliose, mi divertivo, a volte mi sono eccitato a vederli andare così forte. Ma la squadra, ora, deve essere apertissima ad assimilare nuove e belle notizie e saper riproporle. Garcia, a cui auguro buona fortuna, ha fatto un buon lavoro. Io voglio cambiare qualcosa ma l’obiettivo è quello di riuscire a portare continuità, produrre un buon calcio, far giocare la squadra in modo riconoscibile e divertire. Il calcio è più aperto – conclude il tecnico di Certaldo – meno rigido e i calciatori sanno che devono adattarsi. Una squadra forte si fa con un centrocampo forte e noi lo abbiamo, passa tutto da lì. Il disegno è da sviluppare, si tratterà di capire chi può dipingerlo meglio”.
“SERVE UNA CURVA STRAPIENA” – Chiusura dedicata ai tifosi: “La vicenda mi dispiace moltissimo. Sono in ritardo sulle mie cose e quindi – spiega Spalletti -non ho potuto mettere a fuoco quanto successo: è un dispiacere che ferisce il cuore. Vedere lo stadio con poche migliaia di persone dentro… Se si rapporta al mio primo periodo è una roba desolante. Secondo me, per le grandi risalite, ci vogliono più qualità: una grande squadra, una grande società, un allenatore che faccia meno danni possibili. E ci vuole una curva piena, strapiena, che ruggisce e che magari canta un inno prezioso come quello di “Grazie Roma”. Se questo mancherà perderemo una spinta importantissima: ho ricevuto tanti messaggi dai ragazzi, ora mi debbono sostenere. Per me la Sud domani è piena”. Se il dubbio che il cuore pulsante della tifoseria possa comunque non rispondere presente alla sfida contro l’Hellas, nonostante il ritorno di un tecnico tanto amato, è indubbio che l’ambiente romanista abbia ritrovato quell’euforia che, fino ad una settimana fa, sembrava non poter più albergare dentro Trigoria.
Fonte: Repubblica