De Laurentiis: “Gli Stadi sono una barzelletta, un sindaco è schiavo della propria condizione politica e non può lavorare per la città”
A margine della presentazione del libro del Prof. Nicola De Ianni “Il calcio italiano 1898-1981. Economia e potere” nel complesso universitario di Monte Sant’Angelo, il presidente Aurelio De Laurentiis ha parlato di tanti temi, non senza riferimenti alla questione del San Paolo: “Ringrazio Corrado Ferlaino per aver raccontato un periodo storico per il Napoli che ha portato due scudetti, il Napoli stratosferico di Maradona che tu hai guidato. Io la domenica a differenza sua però mi diverto, i problemi cinematografici sono molto più complessi. Faccio i complimenti per questo testo che è usato dagli studenti, ma che sarebbe importante anche per capire il nostro paese com’è fatto, con un livello elevato di cazzeggio politico. Il calcio s’è estremamente modificato nell’ultimo periodo, senza cambiare però gli interlocutori. In Inghilterra il governo fermò il problema dei tifosi ed i club si sono adeguati, nessuno lì contesta all’Arsenal di guadagnare per poter così veramente investire 200-300mln. Gli stadi sono una barzelletta, le leggi prestano il fianco a mille problemi e contrapposizioni politiche. Neanche Renzi ha capito che i sindaci devono essere manager. Io non capisco come un uomo politico possa capirne di gestione urbanistica. Un sindaco è schiavo della propria condizione politica, delle contrapposizioni politiche e non può lavorare per la città. Io mi considero una mosca bianca, avendo chiuso 9 bilanci su 12 in attivo. Sono arrivato che il club era oltre il 500esimo posto ed ora è 15esimo, nonostante le difficoltà per lo stadio e per ettari per le giovanili raggiungibili facilmente con i mezzi. C’è una territorialità estremamente difficile, ho dato poco come vivaio anche se qualche campione l’abbiamo tirato fuori. Ho stanziato 10mln di euro per 20 ettari e non più 10 per le giovanili e sto cercando di trovarli tra Torre Annunziata, Pompei ed Ercolano. Nel mondo quando sentono questi nomi internazionalizza il nostro club. Già in Europa c’è una discrepanza, a partire dalla fiscalità che in Spagna permette ad alcuni club di spendere di più e poi c’è l’azionariato popolare. Il Real Madrid tante volte è andato in deficit, ricevendo contributi dalla città di Madrid con terreni e quant’altro. La Melandri in Italia invece ha castrato la crescita dei club con quella legge. Voi non capivate quando parlavo di stadio virtuale quando sono arrivato, poi avete capito che i tifosi del Napoli sono milioni e bisogna rispettare anche chi non va allo stadio. La forza del Napoli è questa, anche in America la tv ha scalzato il cinema e stanno confluendo lì gruppi fortissimi e nuovi come Google ed anche in Italia sbarcherà Netflix. Quindi non è solo Europa e Sudamerica, ma tutto il mondo a voler usufruire dello spettacolo del calcio. I club sono Spa, ma i presidenti l’hanno capito? Chi s’è adeguato? Vogliono guadagnare ancora con i giocatori e con le entrate ed uscite? Qualcuno non fallisce, ma sta ritardando a scapito di altri… In questi 12 anni ho studiato delle cose e gli errori che ho fatto mi sono serviti per non ripeterli. E’ il caso di Sarri e quando ha sbagliato le ultime partite, ho detto di colpire me e che ero l’unico responsabile. Molti dicono che l’ho scelto perchè mi hanno detto no altri, ma capite che se io voglio un tecnico mi adopero per farmi dire di sì come successo con Benitez. Napoli però è viva, anche se il governo deve capire che nelle principali città servono manager per poter far stare bene i cittadini”
Fonte – TMW