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Diario di viaggio

3 maggio 2014 ore 13.30 parcheggio Brin, inizia la trasferta verso Roma per sostenere la mia squadra del cuore il Napoli. Ho scelto con alcuni amici di recarmi nella capitale in pullman. Appena arrivati in autostrada la sensazione è quella di assistere ad un vero e proprio esodo, centinaia di macchine e pullman pieni di tifosi festanti e orgogliosi di andare a giocarsi la finale di Coppia Italia. La conferma è all’autogrill, un tripudio di tifosi di ogni estrazione sociale di ogni età e sesso accomunati dall’amore per la maglia Azzurra.

Verso le 16.30 giungiamo a Roma Sud dove i dovuti e accorti controlli rendono l’attesa piuttosto lunga. Poi finalmente la carovana azzurra riprende la sua marcia verso l’Olimpico ma a scuotere i nostri animi festanti ecco la notizia tragica riguardante un tifoso napoletano vittima di un agguato e ridotto in fin di vita per un colpo da arma da fuoco. A quel punto poteva esserci qualsiasi reazione violenta ed incivile, data anche la vicinanza con la tifoseria viola, ed invece siamo arrivati tranquillamente dinanzi alla Tribuna Tevere.

L’afflusso ai tornelli regolarissimo ed una volta identificatomi e perquisito sono entrato allo stadio.

Il clima è stato subito surreale, la curva sud dei fiorentini, in festa mentre quella nord del Napoli senza una bandiera, senza uno striscione. Si capiva chiaramente quell’attesa per una meravigliosa festa si stava trasformando in altro.

Un po’ di preoccupazione iniziava a serpeggiare tra noi che oltretutto eravamo isolati e non potevamo né telefonare né collegarci via internet. E nonostante i tabelloni dell’Olimpico non ci veniva data nessuna notizia.

La partita tardava a cominciare quando finalmente esce dallo spogliatoio Marek Hamsik in compagnia di alcuni dirigenti del Napoli, fotografi e forze dell’ordine. Si dirigono sotto curva Nord a parlare con alcuni tifosi, dopo alcuni minuti anche alcuni dirigenti della fiorentina vanno sotto la curva Viola per spiegare l’acceduto, dopodichè anche il tifo organizzato della fiorentina decide di ammainare le bandiere e smettere di tifare.

Al momento dell’Inno Nazionale tutto lo stadio , e non lo solo la parte napoletana, lo fischia sonoramente. Il disprezzo e l’insofferenza verso le istituzione ormai sta raggiungendo livelli mai conosciuti in 153 anni di unità. Durante la partita i gruppi organizzati di entrambe le tifoserie decidono di non sostenere la squadra del cuore a differenza degli altri settori.

C’è ancora una volta da sottolineare il vergognoso e imbarazzante coro antinapoletano in cui si invita il Vesuvio a sterminare un intero popolo la cui risposta dei napoletani è stato un clamoroso applauso.

La festa del fine partita è sobria e in parte anche rovinata da un centinaio di ragazzini che pensano bene di invadere il campo. Le operazioni di deflusso verso Napoli si svolge regolarmente, senza tensione ma pieno di amarezza e preoccupazione per il tifoso ferito.

Ma oggi 7 maggio fa più comodo parlare di un signore chiamato Genny a’ carogna.

Giancarlo Esposito

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