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LA PARTITA – Napoli-Modena 4 a 3 dopo i calci di rigore, gli azzurri avanzano in Coppa Italia

Senza gol le partite non si vincono, neanche quelle di Ferragosto con avversari alla portata. Banale come concetto eppure al Napoli sono serviti i calci di rigore per passare il turno di Coppa Italia contro il Modena. La partita racconta che la priorità dell’allenatore è diventata urgenza: serve un centravanti. Cercare un varco diventa l’esercizio della serata del Napoli alla prima ufficiale allo stadio Maradona. Il Modena non è un avversario messo lì a fare passerella, piuttosto cerca il colpaccio e per poco non ci riesce: l’incrocio dei pali colpito a metà del primo tempo da Palumbo dà il segnale del piano di Bisoli, che poi è un marchio di fabbrica: un labirinto di maglie nella metà campo avversaria, ricerca della transizione e contropiede.

Conte dall’area tecnica prova a indirizzare le giocate, invoca velocità e aggressività. Vuole pressione. Sul Maradona si aggira il fantasma di un centravanti che non c’è. Raspadori prima punta «leggera» fa fatica a districarsi negli spazi strettissimi lasciati dal Modena ma in questo momento (siamo a una settimana esatta dall’inizio della stagione) la casella «centravanti di peso», di quelli che hanno reso granitiche e prolifiche tutte le squadre di Conte, è vuota.

Osimhen è a casa, Lukaku («ma non è detto che sia lui» è l’amabile bugia del d.s. Manna) aspetta di prendere l’aereo. Conte inaugura il centrocampo a due, Anguissa e Lobotka, l’inversione più significativa rispetto al recente passato del Napoli. Il problema non sta in quella zona di campo — sono alti secondo indicazioni — resta la difficoltà a trovare una strada alternativa per superare il «muro» messo su da Bisoli. Maglie blu in trincea, i partenopei aumentano la pressione, ci provano con colpi da fuori, soluzione a cui ricorre Lobotka e Conte applaude. Simeone al posto di Raspadori e sul finire anche Cheddira: dov’è il centravanti? I rigori sono inevitabili, Meret ne para due: il Napoli passa ma il problema va risolto. Conte è chiamato a un grande lavoro.

Corriere.it

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