Gli interventi di Dino Zoff, Arturo Di Napoli e Michele Serena a “1 Football Club”
A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Dino Zoff, ex dirigente sportivo, portiere ed allenatore, nonché Campione d’Europa e del Mondo con l’Italia. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.
Stasera finale di Coppa Italia tra Juve ed Inter: cosa ci dobbiamo aspettare?
“È una partita di cartello, l’Inter ha dimostrato di essere in salute fisicamente, la Juve un po’ meno. Entrambe possono tirare fuori qualcosa, direi che non ci siano particolari previsioni per una o per l’altra. Chi vince? La partita è singola, direi che non si possono fare previsioni”.
Quanto può influenzare la prossima stagione la gara di stasera?
“È un trofeo che uno si mette in bacheca e può esporre. È una partita di cartello, con due squadre di rango, quindi vale tanto per entrambe. L’Inter deve pensare a questo campionato e lo farà al di là del risultato della coppa, ma è di auspicio per lei almeno avere un trofeo se dovesse mancare lo Scudetto. Per la Juventus è tutto un di più quest’anno, è entrata in Champions e se arriva anche questa coppa tanto meglio. Dopo la partenza che ha avuto è già tanto essere arrivata tra le prime quattro. Sicuramente, però, vincere stasera conta più per i bianconeri che per i nerazzurri”.
Può essere la gara della svolta per Vlahovic?
“Gli stimoli ci sono tutti, sono due grandi squadre, c’è un trofeo in palio. Parlando di Vlahovic, dovrebbe essere supportato per andare in gol, le potenzialità ci sono e le ha dimostrare con la Fiorentina, un po’ meno con la Juve. Speriamo che non si giochi con mille interruzioni, non si può andare avanti così. L’interpretazione del calcio dei nostri arbitri è patetica, abbassano drasticamente i ritmi e, alla fine, le nostre squadre pagano in campo europeo. Abbiamo un campionato con troppe interruzioni a causa dei nostri arbitri”.
In questa stagione Vlahovic ha una media gol con la Fiorentina doppia rispetto alla Juve…
“Questo vale tutto o vale niente. Giocare nella Juventus è un’altra situazione, la Fiorentina gioca un bel calcio ma ti presenta degli spazi dove puoi incidere di più, nella Juve gioca in una squadra dove gli spazi sono meno e quindi aumenta la difficoltà di segnare. Il calo dei gol non dipende solo da lui”.
La vittoria della Coppa Italia riabiliterebbe la stagione di Allegri?
“C’è già stata riabilitazione con l’entrata in Champions. La Coppa Italia sarebbe un di più, il suo l’ha già fatto, ripeto, anche in relazione alla prima metà stagione”.
Cosa è mancato al Napoli per giocarsi lo Scudetto fino alle ultime di campionato?
“Ha avuto qualche blackout in casa che è stato determinante. La squadra si è espressa quasi sempre bene, non so da cosa sia determinato, ma è successo. Fiducia a Spalletti, per me, perché ha portato la squadra in Champions, ha i suoi meriti”.
Ancora fiducia anche a Meret?
“Non lo so, sono stufo di sentire che i portieri sono forti perché giocano con i piedi. Vorrei sentire che lo siano perché giocano anche con i piedi. Il portiere non deve rischiare niente in assoluto, è inutile se dribbli l’attaccante per quattro volte e poi prendi gol alla quinta. È un di più, bisogna partire da presupposti diversi. Il rischio non può correrlo il portiere, non è un centrocampista. Si sono viste delle cose quest’anno che hanno penalizzato le squadre ad alto livello. Sono stufo di sentire giudicare i portieri per ciò che sanno fanno con i piedi, bisogna giudicarli per i loro fondamentali, e quando fanno una topica la colpa è degli allenatori che gli chiedono di fare cose al di fuori delle proprie caratteristiche”.
A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Arturo Di Napoli, ex calciatore, fra le tante, di Napoli e Inter. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.
Di cosa ti occupi ora?
“Faccio lo scout per alcune squadre di Serie A e del campionato svizzero. Ho una scuola calcio con più di 400 bambini, morirò dentro un rettangolo di gioco”.
Intravedi qualche nuova leva di rilievo che possa risollevare il calcio italiano nei prossimi 10 anni?
“Ce ne sono tanti. Abbiamo avuto un calo per il Covid, un distacco dal gioco del calcio perché la pausa non ha fatto benissimo. I numeri aumentano ogni giorno, stiamo tornando alla normalità. Fortunatamente il calcio ha un richiamo che non finirà mai. Però per un momento ho temuto, ma tutto è rientrato. I lockdown hanno minato la voglia di sport, per questo faccio un appello ai genitori: meno video games e più sport!”.
Secondo te quale è la differenza tra il nostro calcio e quello estero?
“Manca il coraggio di lanciare i giovani. La grande differenza che trovo con Inghilterra, Spagna, Germania è questa: non hanno paura di buttare dentro i ragazzini, c’è coraggio e programmazione che diventa storia. Noi per i nostri settori giovanili siamo nel medioevo, non si va avanti per meritocrazia ma c’è sempre chi spinge più per altri fattori. Chi governa il calcio, ai piani alti, ha un lavoro difficile e duro nei prossimi anni. C’è bisogno di cambiamento, la nostra Nazionale non è andata al Mondiale per la seconda volta di fila. Se andiamo a vedere nelle giovanili e nella massima serie il 70% sono stranieri ed è un dato che deve assolutamente calare”.
Per questo tanti calciatori scelgono altri campionati rispetto al nostro?
“Certo, anche a livello giovanile si preferisce andare all’estero piuttosto che in Italia. Abbiamo tanti talenti, soprattutto nel sud Italia, basta girare ed avere coraggio. Maradona, Kaka, sono tutti giocatori che facevamo la differenza, noi questi li accogliamo a braccia aperte, ma tanti stranieri che ci sono oggigiorno in Italia sono palesemente inferiori agli italiani”
Sull’Empoli ed il loro metodo
“È una realtà che conosco bene, stanno facendo un lavoro straordinario e lo fanno attraverso i giovani. Il loro settore giovanile è preparato, non hanno paura di buttarli in prima squadra al di là dei risultati. È una delle squadre da prendere come modello di competenza e programmazione”.
Sulla finale di Coppa Italia
“È una finale, non si può fare un pronostico. Sono due club che sono il top in queste situazioni. Credo non si possa fare un pronostico, anche se l’Inter ha una squadra più completa, ma la Juve non muore mai, è una squadra che ha dei talenti straordinari che forse Allegri non è riuscito fino in fondo a valorizzare. Io tifo Inter, spero possa portare a casa la coppa. C’è da fare un plauso ad Inzaghi ed a Marotta: nessuno si sarebbe aspettato questa stagione dall’Inter, ad inizio stagione le prospettive erano completamente diverse”.
Allegri ha fatto meno punti di Pirlo ed ha raggiunto lo stesso suo obiettivo: prematuro esonerare Andrea?
“Bisogna vivere all’interno per poter dare un giudizio. È un parere prettamente personale, considero Allegri un allenatore che ha i numeri dalla sua. Non l’avrei però richiamato, avrei continuato con qualcosa di diverso, perché voler vincere subito è una cattiva consigliera. La programmazione è alla base di tutto, lo vediamo al Milan che dopo anni di sofferenza è tornato a competere per quello che merita, non a caso Pioli è l’allenatore in sella da più anni tra le prime sei in classifica. I risultati lo hanno aiutato, ma Maldini è uno dei dirigenti che più mi ha sorpreso per serietà e competenza. Nei momenti difficili è andato avanti con le proprie idee, ha subito tante critiche quando perse Donnarumma a zero”.
Sarebbe fallimentare la stagione della Juve senza Coppa Italia?
“Una squadra come la Juve non può accontentarsi solo del quarto posto per la storia che ha e per i giocatori che ha, dunque sì: sarebbe una stagione fallimentare”.
L’Inter può fare a meno di Lautaro Martinez?
“La storia dice questo. È andato via Lukaku e non solo, l’Inter è tornata a vincere sempre e comunque. Per un certo periodo ha anche giocato un calcio che ha fatto divertire tutti. Non possiamo non dirlo, ha fatto delle partite strepitose. Marotta ha una programmazione spettacolare, quindi se andrà via Lautaro ci sarà qualcun altro, magari Dybala”
Salernitana salva?
“Ci credevo quando era ultima, ci credo ora. Sabatini ha avuto due cocomeri sotto molto grandi. Si è preso delle responsabilità che se avesse fallito, chissà cosa ne sarebbe stato della sua carriera. Iervolino ha portato grande progettualità, che porterà negli anni una società forte”.
A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Michele Serena, ex calciatore di Juventus ed Inter. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.
La Coppa Italia serve più ad Allegri vista la pessima stagione?
“Sì, visto che la Juve è fuori dai giochi e l’Inter si gioca lo Scudetto. Ma ha ragione Allegri quando dice che la Coppa è inutile solo per chi non la vince”.
Quanto peserebbe la sconfitta?
“Quando ti giochi una finale, chi ne esce perdente subisce le scorie. Al contrario chi la vincerà ne trarrà entusiasmo per il finale di stagione, anche se alla Juve serve poco mentre l’Inter non deve sbagliare le ultime partite”.
Come giudichi la stagione di Inzaghi?
“Molto positiva. Bisogna ricordarci da dove è partita l’Inter, perché anche se ha vinto lo Scudetto poi ha perso pezzi importanti. Hanno fatto un’ottima cavalcata, anche se ancora meglio quella del Milan”
Quanto pesa la permanenza da tanto tempo sulla panchina di Pioli?
“Magari, col suo esempio, qualcuno smette di cambiare allenatore in continuazione. Bisogna dare il giusto tempo affinché le idee crescano”.
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