Gli interventi di Giorgio Ciaschini e Rino Foschi a “1 Football Club”
A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Giorgio Ciaschini, ex vice-Allenatore di Carlo Ancelotti. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.
Ti sei divertito ieri sera con Real-Chelsea?
“E’ stata una bella partita. Sullo 0-3 non pensavo passasse, ma bastava un gol per mettere in equilibrio la partita. Nei supplementari poi è stata una questione mentale, il Real ha messo più determinazione e convinzione, meritando il passaggio del turno”.
Come fa Ancelotti a sposare così bene la sua filosofia?
“Carlo è un allenatore che è sereno dentro, riuscendo ad affrontare qualsiasi ambiente mantenendo una lucidità professionale. A Madrid aveva lasciato un ottimo ambiente, ora non è facile, il Real in alcune parti sta ricostruendo il suo migliore assetto e quindi forse è l’uomo ideale. Ha un buon rapporto con i giocatori, forse anche con la situazione generale. Madrid ha bisogno di risultati, basta poco per entrare subito nella critica”.
Bayern eliminato dal Villarreal, te lo aspettavi?
“Direi che il Villarreal è una squadra di Coppa. In campionato non fa grandissimi risultati, mentre in Coppa è sempre stato un club che ha dimostrato grandissimo valore. In Champions non strappa risultati all’ultimo secondo, gioca alla pari con i grandi club dimostrando un valore che gli ha fatto passare il turno meritatamente. Il Bayern non era facile, forse sarà la sorpresa dell’ultimo momento, magari anche una finalista”.
Il calcio italiano può prendere spunto dal Villarreal?
“L’esempio si prende da tutte le squadre, gli addetti ai lavori sono attenti a tutte le evoluzioni del calcio. Ogni squadra deve avere un assetto equilibrato e la mentalità di giocare per vincere. In Italia manca la mentalità di gioco per giocare in Europa, abbiamo perso dei campioni, non ce ne sono di grandissimo spessore, mentre all’estero è più facile”.
Emery smentisce la teoria dell’allenatore marginale?
“L’allenatore è sempre importante, in campo ci vanno i calciatori ma loro sono esseri umani e sono delle persone che in certi momenti a livello collettivo hanno bisogno di un punto di riferimento. L’allenatore lo diventa dal punto di vista umano ma anche tattico. Poi vincono le grandi squadre, ma Emery sta dimostrando di essere un allenatore ‘spagnolo’, quell’ambiente sembra per lui ideale. Ha avuto qualche difficoltà nelle esperienze in cui ha avuto dei campioni, ma ha sempre dimostrato grandissimo valore come allenatore e come gestore di calciatori”.
Atletico-City, ti aspetti la stessa gara dell’andata?
“Giocare a campo aperto contro il Manchester City diventa pericolosissimo, trova sempre lo sbocco per arrivare al gol. Secondo me Simeone ha fatto una tattica giusta, accorta, poi ora gioca in casa con un pubblico caldo che dà una spinta notevole alla squadra. Non sarà facile uscirne indenne, ma il City ha fior fior di campioni, vediamo cosa succede”.
Quanto è importante per Guardiola vincere la Champions?
“La Champions per il City è il risultato primario. In campionato sta facendo molto bene e lo ha fatto nelle scorse stagioni. Ottenere la Champions è uno degli obiettivi che ha fatto rimanere Guardiola con entusiasmo, quest’anno ha le qualità per raggiungerla. Sappiamo però che è molto difficile, soprattutto nella fase finale che è dentro e fuori dove si gioca anche sotto l’aspetto mentale. Insieme al Liverpool sono le squadre che arrivano nel momento migliore”.
Ospina potrebbe essere un vice-portiere da Real Madrid?
“Carlo lo conosce molto bene, lo ha avuto al Napoli. A livello di mercato non si sbilancia mai, non sappiamo fino alla fine le sue scelte perché va in linea con gli obiettivi della società.
Rinnovo Ospina o Meret in porta al Napoli?
“Avere due portieri di valore che giocano non è facile. Solitamente il secondo entra quando il primo si infortuna o cala di prestazione. Il ballottaggio porta difficoltà, ma i due stanno gestendo bene il compito che hanno a Napoli, entrambi meritano il posto da titolare. Sarebbe un peccato bruciare Meret tenendolo in panchina. Ha dimostrato di essere un portiere di valore, darei fiducia a lui e poi opterei per un’altra alternativa. Spalletti lo vede ogni giorno, sta a lui decidere”.
A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Rino Foschi, ex direttore sportivo del Palermo. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.
Cosa ha in meno il calcio italiano rispetto a quello estero?
“Mancano i campioni che sono in altri Paesi, in Inghilterra e Spagna. Dopo la pandemia siamo in un momento particolare, con la vittoria dell’Europeo c’era positività, poi ci siamo scollati con il mancato accesso al Mondiale. Non è più il calcio degli anni 70-80, i Presidenti non sono più passionali, non italiani, ma stranieri. Si fa solo business”.
Come possono i pochi Presidenti italiani poter competere con i colossi?
“Hanno dimostrato di poter competere, con il lavoro di De Laurentiis e Lotito. Non la vedo bene, vedo tante cordate, interessi particolari, non c’è più amore per questo sport in Italia. Gli interessi sappiamo quali sono, fare soldi e strutture, andare in Borsa. Tutto va a discapito del calcio italiano, poi vengono gli stranieri che non dico che siano ‘mezze pippe’, ma… Trascuriamo poi gli italiani, c’è questo sistema da anni, è già diverso tempo, eccetto l’Atalanta, Lazio, Napoli. E’ un discorso particolare, non vorrei andare in profondità perché per me è un male. Sono passionale, mi sono fatto dei nemici, non condivido il modo in cui si lavora in Italia”.
Come può un imprenditore come De Laurentiis competere?
“Un segnale lo ha dato, con la promozione del Bari ad esempio. Vedremo quale squadra molla, anche l’Atalanta adesso ha un potente al fianco. In Italia per competere bisogna avere delle risorse importanti, la passione è quella che è, anche se insieme ai Percassi sono passionali. Per arrivare in Champions è difficile, non so fino a che punto De Laurentiis possa o non possa cederlo. Non voglio dire niente, saprà lui il momento quando cedere o meno”.
A Bari potrebbe ripercorrere la strada fatta con il Napoli?
“Parliamo di una piazza importante come Bari, sia a livello culturale che calcistico. Ci sta che possa ripercorrere una strada simile, ma deve mollare il Napoli. Mollarla è dura, è una città unica nel modo di fare il calcio e di come i napoletani vivono il calcio”.
Su Napoli-Roma e lo Scudetto
“Con la Fiorentina ha avuto una battuta d’arresto come le prime in classifica. Il Napoli ci crede ancora, ha ancora la possibilità di aggiudicarsi il campionato, si lavorerà sulla sconfitta con professionalità. Ha un collettivo per crederci fino in fondo, può farcela ma come anche Inter e Milan. E’ tutto da giocare il campionato, credo ci credi ancora anche più di prima”.
E’ un campionato equilibrato o mediocre?
“Mediocre. E’ più bello rispetto a quattro anni fa quando la Juve era prima a venti punti dalla seconda. Ora è bello da vedersi, ma è livellato dal basso verso l’alto. La Salernitana stava per vincere a Roma, è abbastanza livellato, non pensavamo fosse così. Ci sono delle battute d’arresto che ti lasciano l’amaro in bocca, gli organici sono importanti ma non completi”.
La Juve può ancora competere per lo Scudetto?
“Difficile, è partita male dopo tanti anni e vittorie. C’era da pagare lo scotto, la squadra sicuramente si è completata a gennaio con una punta importante, ma è carente specialmente a centrocampo. Allegri è bravo, ha recuperato tanta strada, ma arrivare nei primi quattro è già un bel percorso. Vincere il campionato ho grandi dubbi, le altre dovrebbero perderle tutte”.
Le immagini di Nedved che urlava contro Allegri sono stile Juve?
“Ho fatto una buona carriera, ero abbastanza focoso, non mi va di giudicare. La Juve degli Agnelli ha sempre avuto dirigenti pacati, Nedved è focoso, è criticabile, ma è il suo carattere ed il ruolo lo ricopre in questo modo. Non vorrei offendere nessuno, giudicarlo, personalmente se mi guardo lo specchio feci delle sceneggiate…”
Ti aspettavi l’exploit di Osimhen? Può migliorare?
“E’ un grande giocatore, si sapeva quando era arrivato, è uno dei migliori in quel ruolo in Italia. Ha margini di miglioramento, è stato un grande acquisto. Ci credo ciecamente, è uno dei pochi che fa la differenza. Se il Napoli raggiunge l’obiettivo principale, il merito sarebbe gran parte suo”.
Futuro Dybala
“Per comprendere il futuro di Dybala dobbiamo partire dall’inizio. Quando ero al Palermo, ero ad un passo dal cederlo al Napoli in cambio di Jorginho più un conguaglio di 20 milioni, poi avevo un’offerta di Ausilio (Inter, ndr.) da 15 milioni; infine arrivò la Juve con Paratici e Marotta, che offrì 30 milioni cash sul tavolo. I due dirigenti non erano molto d’accordo circa la valutazione del calciatore: Marotta la riteneva eccessiva, mentre Paratici lo voleva a tutti i costi. Sul mancato rinnovo con la Juventus? È pesata molto la parola dei dirigenti bianconeri, che è venuta meno: a novembre si parlava di determinate cifre per le quali si era tutti d’accordo, mentre a gennaio gli hanno offerto di meno, rimangiandosi la parola data. Non tanto il calciatore, quanto più all’entourage non è andato giù questo cambio di offerta, ed ha provato a stuzzicare l’interesse di alcune squadre europee, tra cui l’Inter. Ad oggi la pista nerazzurra sembra quella più accreditata, ma non escluderei il Tottenham, visto quanto Paratici straveda per l’argentino. Infine non escludo una sua possibile permanenza a sorpresa alla Juve: lui sta bene in città ed anche la sua compagna non vorrebbe trasferirsi. Personalmente, anche se è impossibile, lo vedrei benissimo al Napoli”.