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Serie A formula noia, appassiona solo la volata per l’Europa

MILANO – C’era una volta il campionato più incerto del mondo. A cinque giornate dalla fine – più di un ottavo di tutto il torneo, quindi una fetta consistente dell’intera competizione – i verdetti più emozionanti sono sostanzialmente già emessi. Alla Juventus basterà conquistare un punto sui 15 a disposizione per aggiudicarsi il 4° scudetto consecutivo. In fondo alla classifica il Parma è già matematicamente retrocesso, mentre Cagliari e Cesena sono a 8 punti dal quartultimo posto occupato dall’Atalanta. Quasi impossibile immaginare un aggancio. Così anche la lotta salvezza ormai è un affare che non riguarda più nessuno. Né i diretti interessati, né gli spettatori. Anche questo era uno spettacolo nelle stagioni precedenti, con sfide tiratissime e appassionanti a un passo dal traguardo.

RESTA SOLO LA VOLATA EUROPEA – Semplificando ci sono 12 squadre su 20 che hanno pochissimo da chiedere al finale di campionato. La Juventus è a un passo dal titolo; Parma già in B, Cesena e Cagliari quasi condannate; Milan, Palermo, Chievo, Verona, Udinese, Sassuolo, Empoli e Atalanta sono in un limbo senza obiettivi con l’unico pensiero di galleggiare il più dignitosamente possibile verso l’ultimo turno. D’ora in poi le partite tra queste squadre, come Sassuolo-Palermo e Verona-Udinese il prossimo turno, non avranno nessuna posta in palio. L’unica volata ancora incerta è quella per i piazzamenti europei. Lazio, Roma e Napoli possono lottare per il piazzamento Champions League contendendosi secondo e terzo posto con le due romane in vantaggio rispetto ai partenopei. Ancora più ampia la corsa per l’Europa League che coinvolge Napoli, Sampdoria, Genoa, Fiorentina, Torino, Inter. Ma è sempre meno della metà delle partecipanti che ha ancora motivi di interesse per questo campionato.

TORNA LA CLASSE MEDIA – E’ la dimostrazione che la Serie A ha ritrovato la sua classe media, come conferma il ruolo da protagonista dell’Italia in Europa League con due semifinaliste (Napoli e Fiorentina) dopo anni di delusioni. Ma mancano ancora le “big” in grado di contendere lo scudetto alla Juventus dominatrice incontrastata, non a caso unica italiana ad andare avanti in Champions. E a fondo classifica non basta la distribuzione più equilibrata delle risorse dei diritti tv a garantire maggiore equilibrio. Proprio le tv sarebbero le prime a volere più incertezza per poter vendere un prodotto più interessate. Ogni generalizzazione poi deve tenere conto di situazioni particolari: il Parma in mano ai curatori fallimentari e il Cagliari reduce da un cambio di proprietà.

LA RIFORMA PIU’ URGENTE – Di fronte a questo scenario la riforma più urgente sarebbe la riduzione a 18 squadre delle partecipanti alla Serie A. Modifica caldeggiata da tempo che nessuno però riesce a mettere in pratica, perché non è facile costringere due club a rinunciare alla ricchissima torta dei diritti tv della massima divisione. Neanche Tavecchio, che pure aveva inserito il punto nel programma, è riuscito a mettere tutti d’accordo. Ma il deficit di incertezza è un problema generale del calcio europeo. Bayern e Chelsea hanno dominato Bundesliga e Premier League. In Spagna, dopo l’intermezzo dell’Atletico, il duello è tornato a essere quello di sempre tra Real e Barcellona. In Francia è corsa tra i soliti noti: Psg e Lione. Anche la Champions ormai è territorio riservato a poche elette: Bayern, Real e Barcellona su tutte con una preoccupante ripetizione degli stessi esiti. Non a caso Platini sta cercando di riequilibrare i rapporti di forza del pallone europeo spostando risorse verso i Paesi più poveri. Ma ormai sembra una missione impossibile. Così il calcio a ogni latitudine diventa sempre meno incerto.

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Fonte: Repubblica

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