“Non vorrei essere più Maradona”, Diego voleva fuggire travestito dall’ospedale dopo l’operazione
Fuggire dalla Clinica Olivos dov’era ricoverato travestito da infermiere. Era il piano che Maradona aveva escogitato per lasciare l’ospedale, uscire da quella stanza dove si trovava ricoverato per aver subito l’operazione alla testa. Gli era stato asportato un edema subdurale alla regione sinistra, un intervento al quale aveva dovuto sottoporsi perché le sue condizioni di salute erano peggiorate. Sembrava stesse meglio, che poco alla volta recuperasse dall’ennesimo intoppo di una vita spericolata, che avesse addosso quell’argento vivo di sempre anche se costretto nel letto e infermo al punto da essere aiutato per camminare. Quel dio in terra che mescolava talento e magia non aveva più nemmeno la forza di reggersi sulle gambe.
Triste, solitario, depresso. Così è apparso l’ex Pibe de Oro nell’ultimo tragitto del lungo addio, prima di consegnare le spoglie mortali al dolore e alla commozione che hanno attraversato il mondo intero. Il dialogo con l’inserviente incaricato di seguirne la terapia racconta cosa era diventato El Diez, quale fosse la sua condizione psicologica, come si sentisse provato, stanco, schiacciato dal peso di un successo che ha stordito in ogni modo, facendosi solo del male.
Pochi giorno dopo, il 25 novembre, Maradona sarebbe morto nella sua camera della casa di San Andrés per insufficienza cardiaca. Quel cuore messo a dura prova da una vita di eccessi, quel cuore che aveva rischiato di scoppiare e andare in tilt tante altre volte ha smesso di sbattere poco prima di mezzogiorno. Non è bastato riportarlo accanto alla famiglia, circondato dagli affetti più cari, lontano dai clamori che lo hanno accompagnato per una vita intera. Anche dopo la morte.
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