EDITORIALE – Chi dice Napoli dice Diego Maradona
Tutto il mondo dello sport e non solo è in lacrime per la immatura dipartita del più grande calciatore di tutti i tempi. Il mito della città di Napoli era, malgrado fosse genio e sregolatezza, amato e stimato in tutti i cinque continenti, tanto è vero che tra ieri e oggi, qualsiasi telegiornale o quotidiano ha messo in secondo piano l’epidemia del coronavirus per dare spazio, in prima pagina a lui, il Dio del calcio incarnatosi sulla terra. Senza Maradona questo sport è come se fosse diventato improvvisamente monco, mancando di un personaggio, forse sui generis, che non nascerà mai più. Ho intitolato il mio editoriale chi dice Napoli, dice Diego Armando Maradona poiché mai affermazione fu più veritiera. Il fuoriclasse sudamericano resterà per sempre il simbolo di una città metropolitana che grazie alle sue mirabilie sul terreno di gioco, ha regalato al popolo partenopeo, emozioni, felicità e prestigio. La scomparsa di questo uomo, unico al mondo, il quale si è sempre dimostrato generoso e benevolo con chicchessia, aiutando i più bisognosi con atti di beneficenza non da poco, ha gettato nello sconforto il capoluogo campano che stamane vive il lutto cittadino. In migliaia, alla notizia dolorosa della sua morte, piangendo si sono riversati fuori le mura del San Paolo che presto sarà intitolato proprio alla sua memoria, per dare omaggio ad un idolo immortale, tanti gli striscioni, le bandiere gli altarini che inneggiavano ed osannavano il suo ricordo. Con lui se n’è andata una parte di Napoli, tuttavia egli vivrà nei cuori di ogni singolo napoletano, dal più giovane al più vecchio. Si perché anche i bambini, gli adolescenti, i giovani di quest’epoca, benché non abbiano vissuto quell’era d’oro, conoscono Maradona attraverso le narrazioni dei padri, dei nonni, dei familiari, attraverso i filmati che raccontano le gesta di un campione, una sorta di super eroe del calcio che al solo ricordare i miracoli fatti con un pallone tra i piedi, mi vengono i brividi addosso. Dunque pure le generazioni di oggi sentono il grande Diego come uno di loro, d’altronde come poteva essere altrimenti. Di lui se ne parlerà in eterno nell’intero globo terrestre, di questo ne sono certo. Riavvolgendo il nastro del settennato vissuto all’ombra del Vesuvio dal pibe de’ oro, mi tornano in mente tre gol indimenticabili, il primo lo realizzò sotto il diluvio del San Paolo su calcio di punizione a due in area su tocco di Eraldo Pecci, all’odiata Juventus, reduce da otto successi di fila; il pallone, con un effetto straordinario, si insaccò nel sette della porta di Tacconi che restò immobile e sconcertato per quello che aveva visto, il secondo è quello famosissimo, segnato astutamente con il pugno, la mano de Dios, senza che nessuno se ne accorgesse, all’Inghilterra, ai campionati del mondo del 1986, che vinse da solo, infine il terzo resterà perpetuamente nell’almanacco della rete più bella di tutti i tempi. Parlo del secondo gol ai britannici, sempre in quella stessa partita; Diego dalla sua metà campo si involò verso l’area avversaria dribblando mezza squadra inglese ed invitando il portiere all’uscita, lo beffò con un tocco delicato che finì nella rete. Immagini indelebili che parlano da sé. Adios Diego, da lassù sarai la guida del Napoli per farlo tornare ai fasti dei tuoi tempi!