Destino Benitez: vincere e lasciare
Che bello il Napoli europeo, che «masto» di coppe quel Benitez… Eh sì, dopo la notte da leoni vissuta nella tana dei lupi tedeschi, praticamente spolpati, non ci si può esimere dai complimenti. Calorosi, sinceri: la quarta del nostro bistrattato torneuccio ha preso a ceffoni i probabilissimi vice campioni di Germania, niente di meno. Prenotando una semifinale contro russi o belgi, o spagnoli o, ahinoi (sorteggio libero) un derby italiano con quella Fiorentina che giusto domenica, ne aveva presi tre ma praticamente quattro… E, guarda caso, a decidere il match di campionato gli stessi protagonisti di Wolfsburg: Higuain, Hamsik, Mertens, Callejon… Uomini che Rafa Benitez ha difeso e riproposto continuamente nonostante ripetute eclissi. E qui tocca parlare dell’allenatore, naturalmente. Al di là dell’eccellente preparazione della sfida, don Rafé è da apprezzare, nella circostanza, per come ha saputo tenere il gruppo concentrato sull’impegno agonistico nella settimana del ritiro punitivo deciso da De Laurentiis dopo le due deludenti prestazioni contro le romane. «Ma deludenti sono stati i risultati, non le prestazioni, anche con Roma e Lazio avevamo giocato bene» ha tenuto a ribadire lo spagnolo andando a toccare con elegante colpo di fioretto il petto del suo presidente. Un Benitez versione Mourinho, arroccato nel suo fortino con i fedelissimi, contro tutto e tutti: il nemico è persino dentro le nostre mura… Atteggiamento rivelatosi vincente in un frangente delicatissimo: il Napoli poteva bruciare l’intera stagione. E invece si è rilanciato alla grandissima. Benitez può preparare la sua uscita di scena con effetti speciali. Un secondo addio al nostro calcio ancora più eclatante del primo: Mondiale per club e ciao Inter; Europa League più piazzamento Champions e ciao Napoli. Unica differenza, non da poco, è che stavolta non rinnoverà lui, all’epoca venne cacciato da Moratti. D’altra parte a De Laurentiis, dopo il tackle del maxi ritiro, conviene adesso recitare da comprimario. Anche se Benitez lo ha chiamato al proscenio («aspetto di incontrare il presidente per verificare la fattibilità dei programmi, sono aperto a ogni soluzione, non ho un’altra squadra pronta»), don Aurelio sa che è il momento-clou e deve anteporre l’interesse del club alla sua immagine scalfita dal malizioso contrattacco dell’allenatore. Una tregua si impone. E in fondo fa comodo pure al tecnico, che davvero non ha firmato un nuovo contratto. Lo stesso Rafa ha una immagine da difendere e rilanciare: la coppa richiamerebbe su di lui le attenzioni di tanti. In fondo su compromessi di reciproca convenienza si reggono tanti matrimoni e tanti governi. Si può benissimo reggere anche il Napoli per le ultime dieci, undici o, auguriamoci, dodici partite.
La Gazzetta dello Sport