Il bolide di Higuain e la svista di Di Bello. Ma la A ora cambia
Sembra quasi sia fatto apposta. Sembra, meglio precisarlo. Resta la curiosa coincidenza: venerdì la Lega calcio ha annunciato il via libera all’introduzione dell’Occhio di falco anti gol fantasma (finale di Coppa Italia), sabato in Lanciano-Latina (Serie B) arbitro e soprattutto assistente (Liberti) non si sono accorti del rimbalzo dentro la porta sulla punizione di Mammarella, ieri la svista più importante anche per la copertura mediatica di Napoli-Fiorentina. Sì, il pallone calciato da Higuain (un bolide da circa 110 chilometri l’ora) dopo l’impatto con la traversa aveva superato di qualche centimetro la linea prima di ritornare in campo. Sarebbe stato il 2-0, ma l’arbitro Damato si è fidato del «no» pronunciato dal collega Di Bello. I replay lo hanno smentito dopo pochi secondi. Apriti cielo.
LA SVOLTA L’errore (per fortuna non decisivo) ha riproposto le solite domande: come si fa a non vedere un gol simile? A che cosa servono gli addizionali? Discorsi da bar, ma non solo. Sulla tecnologia c’è una spaccattura politica ben più grande della questione italiana: la Uefa di Platini è contraria a qualunque apertura (compreso il gol non gol anche se a Euro 2016 avremo la convivenza uomo-computer) ed è ben contenta dell’apporto dei giudici di porta; la Fifa di Blatter dopo il Mondiale 2010 (rete non data all’inglese Lampard) ha effettuato una inversione a U, ottenendo l’ok dall’Ifab sulla tecnologia contro i gol fantasma e in futuro potrebbe spingersi oltre, con un paio di chiamate concessi agli allenatori su episodi dove non c’è una interpretazione dell’arbitro (come la testata di Zidane a Materazzi, ad esempio). Ma torniamo alla questione italiana. Il nostro è un problema di cultura sportiva (che manca). E quindi su un episodio come il gol fantasma (e in generale su ogni errore arbitrale) la dietrologia abbonda. Siccome l’occhio umano non fa miracoli, la scelta di adottare quello di«falco» per la finale di Coppa Italia (e poi nel prossimo campionato) risponde proprio a questa particolarità: meglio affidarsi alla tecnologia. Insomma, il benvenuto ai sensori arriva da tutte le componenti, arbitri compresi. Sì, sono i primi a essere felici del nuovo alleato. E poco importa se i casi di gol fantasma in un intero campionato si fermano sotto la decina (due gli errori certi in questa stagione: oltre a ieri c’era la rete non data a Morganella in Samp-Palermo, mentre su quella concessa ad Astori in Udinese-Roma la discussione è ancora aperta) e se la spesa per dotare gli stadi della strumentazione necessaria è di circa 5 milioni di euro (pagano gli sponsor?). La tecnologia quasi infallibile (ha un margine d’errore di 1,5 centimetri) mette al riparo da qualunque polemica. Il viaggio degli arbitri di porta è quindi arrivato al capolinea?
CONVIVENZA Qui casca l’asino, per restare dalle parti di Napoli visto che il proverbio era uno dei preferiti del grande Totò. L’esprimento degli addizionali nasce nel 2008 per rispondere a una esigenza precisa: aiutare l’arbitro nel controllo dell’area di rigore, con particolare attenzione a trattenute, rigori, comportamenti violenti. Certo, vista la loro posizione, servono di supporto anche sul gol fantasma: prima di questa sciagurata stagione, non avevano mai sbagliato in A… Comunque, l’equivoco di fondo c’era pure a livello federale: con la tecnologia in arrivo e i risparmi sul bilancio, la Figc aveva in mente di tagliare gli addizionali, ritendoli superflui. La Lega calcio ha voluto un supplemento d’indagini, sentendo gli arbitri. A Roma è anche arrivato Pierluigi Collina (capo dei fischietti Uefa) «armato» di filmati e statistiche per spiegare il valore aggiunto degli addizionali a prescindere dal gol fantasma. Tavecchio e i grandi club presenti alla riunione hanno fatto retromarcia: il futuro in Italia (decisione giugno) potrebbe comprendere tecnologia e squadra arbitrale da sei. Come all’Europeo. Insomma, per una volta la Serie A sarebbe davanti a tutti.
La Gazzetta dello Sport