1-1 contro l’Inghilterra, l’Italia di Conte piace ma non vince
Un attaccante vero l’abbiamo trovato e si chiama Eder: ha un cognome esotico – l’unica differenza con il campione del mondo Camoranesi – ma avi italiani e piedi brasiliani. Sembra già un intoccabile, in quest’Italia. E con lui bene Pellè, al secondo gol azzurro, di testa naturalmente. Uno piccolo e velocissimo, l’altro alto e potente: si completano. Adesso però serve altro, almeno un esterno destro alla Lichtsteiner e un play che possa dare il cambio a Pirlo (il casting è cominciato e Valdifiori ieri ha dato risposte interessanti, non definitive). Accontentiamoci, anche dell’1-1 con l’Inghilterra che, contro gli azzurri, continua a non vincere, anzi è sembrata a lungo messa peggio: almeno fino all’entrata di Barkley e allo spostamento di Rooney in avanti. Sinceramente: non è andata male, considerato il contesto sperimentale. L’Italia si costruisce così, per tentativi, sbagliando: senza pretendere che un gruppo assemblato in fretta e messo in campo assieme per la prima volta, difesa esclusa, possa giocare in sincronia.
AMICHEVOLI: COME LIPPI Così, per esempio, aveva fatto un illustre predecessore di Conte: Marcello Lippi. Usava le amichevoli per conoscere le seconde linee, scoprire se Grosso poteva entrare nei suoi schemi (aveva anche fatto 0-0 in casa con l’Islanda). Però, una volta intascata la qualificazione, quando il gioco stava per farsi duro, ecco i duri, cioè la squadra che aveva in testa, contro Olanda (3-1) e Germania (4-1). Conte è ancora nella prima fase, cerca risposte e rassicurazioni. Non c’era da scoprire la difesa, al massimo confermare l’impressione che Ranocchia, accanto a Bonucci e Chiellini, acquista una sicurezza sconosciuta all’Inter: qualche impaccio c’è stato, ma se il mitico Kane s’è visto poco è stato anche merito di quei tre. In più Chiellini ha sfoggiato un bell’assist, di destro, per Pellè, oltre a farsi pericoloso. Meno convincente Moretti, fatto fuori da Townsend sul pari inglese, gran botta ma a schermo libero, nel finale. Giusto, comunque.
OK VALDIFIORI Interessava di più il centrocampo. In attesa di Pirlo, Marchisio, Giaccherini, il De Rossi vero, s’è fatto un debutto da brividi Valdifiori: contro l’Inghilterra, e con il compito di schermare Rooney a lungo trequartista nel 4-3-1-2 di Hodgson. Niente genio alla Pirlo, né ritmo da Marchisio, ma più abitudine di Verratti al ruolo: posizione corretta, movimento in orizzontale a chiamare la palla e indirizzare il gioco, copertura, tempi giusti. Debuttate voi a 28 anni arrivando dall’Empoli. E comunque è stata una sfida tatticamente atipica: possesso palla agli inglesi (60%), loro abituati ai lanci lunghi a tagliare la mediana, ma Hodgson s’è aggiornato da noi; Italia più corta e bassa, obbligata a rincorrere. Se una cosa è mancata è stata la «furia» del c.t., la continuità nell’aggressione.
CERCASI UN ESTERNO Se può essere utile Valdifiori, utili sono le mezzali Soriano (tanta posizione e «peso») e Parolo (un po’ lento, però). Sulle fasce Darmian ha risposto ancora meglio a sinistra, vincendo le timidezze bulgare a destra, mentre sull’altra sfonda il povero Florenzi, sballottato in tutti i ruoli, non sempre è stato puntuale. Nel giro delle sostituzioni, spazio anche a Verratti, meno play, con quella palla che gli scotta un po’. Piuttosto: chi a destra? Accantonati al momento i progetti dell’esterno «alto», con Cerci mai usato, serve uno che faccia da contraltare al torinista. In Italia ne abbiamo tanti, manca quello convincente al 100%.
OCCHIO ALLA NORVEGIA Dell’attacco parlar male non si può. Eder ha movimento, velocità, imprevedibilità, difende la palla, lotta e tira: le difese faticano e aprono spazi. Gli sta bene accanto Pellè, in gol di testa (come a Malta), sugli sviluppi di un angolo (così 6 degli ultimi 9 gol azzurri). Nel finale è generosissimo, ma a testa troppo bassa, Immobile, e così non va. Un po’ fuori posizione Vazquez che nel Palermo si prende più responsabilità: ma un paio di appoggi sullo stretto fanno capire che può essere quello dell’ultimo tocco, magari provarlo con due punte sarebbe stato interessante. Zaza dovrà ritrovare la sua magia, da qui a giugno, Zagabria, quando non ci saranno più esperimenti ma l’obbligo di fare almeno un punto. C’è il rischio del sorpasso norvegese, ebbene sì. Magari temporaneo, ma trascorrere l’estate in zona playoff non sarebbe bello. Comunque Conte, terzo pari in otto partite, non ha ancora perso. Anche questo non è da sottovalutare.
La Gazzetta dello Sport