Morata: ”Tornare al Real Madrid? Penso solo alla Juve”
MADRID – Alvaro Morata è l’uomo del momento in Spagna. Convocato per la seconda volta da Vicente Del Bosque in Nazionale, grazie al buon momento che sta passando nella Juventus, e complice anche la defezione dell’ultimo minuto di Diego Costa, sono in molti a vederlo come titolare per la partita di venerdì contro l’Ucraina. In una lunga intervista andata in onda su Onda Cero, catena radiofonica spagnola, il numero 9 dei bianconeri ha raccontato della sua esperienza a Torino e di come è cambiata la sua vita professionale dopo aver lasciato il Real.
ALLEGRI E ANCELOTTI – “Ancora non mi spiego cosa sia successo l’anno scorso al Real – ammette l’attaccante madrileno – Sono passato dal campo alla tribuna senza una spiegazione. Non ho mai chiesto di essere titolare, ma mi aspettavo un altro trattamento. Con Ancelotti non ho mai parlato molto, mi salutava prima degli allenamenti e mi diceva cosa voleva da me prima delle partite, niente di più”. Un atteggiamento totalmente diverso da quello del suo allenatore nella Juve, a sentire il giocatore spagnolo: “Allegri è totalmente diverso. S’interessa moltissimo in me, nel bene e nel male. A volte vuole sapere anche dove vado a cena e cosa faccio al di là del calcio. Devo ringraziarlo, perché anche se non sono un giocatore che la passata stagione ha segnato 25 gol, ha puntato su di me come se lo avessi fatto”.
L’AMICO FERNANDO – Morata arriva alla corte di Del Bosque “rubando” il posto al suo compagno di squadra Llorente, che Alvaro ci tiene a ringraziare per tutto quello che ha fatto per lui dal suo arrivo a Torino. “Fernando più che un collega è un amico – spiega Alvaro ai microfoni di Onda Cero – Siamo in concorrenza per l’attacco della Juve, però da quando sono arrivato a Torino mi ha aperto le porte di casa sua, mi ha portato agli allenamenti, spero che in futuro si possa giocare insieme più spesso. Non dimenticherò mai quel che ha fatto per me e devo dire che la ‘colpà del fatto che stia facendo bene in Italia è di Fernando”.
CALCIO IN EVOLUZIONE – Morata spezza una lancia anche nei confronti del calcio italiano, che da sempre, al di là dei Pirenei è sinonimo di catenaccio e poco spettacolo. “Sto imparando molto dal calcio italiano – ammette lo spagnolo – è un calcio che si sta evolvendo, guardando le partite si vede che il gioco non è più come quello di qualche anno fa, molte squadre praticano un football più piacevole. Qualcuno diceva che ciò che mancava alla Juve per ribadire il suo dominio in Italia era dimostrare il suo valore anche in Europa, ed essere nei quarti di finale della Champions dimostra il buon lavoro che stiamo facendo”.
LA SETTIMA – Parlando di Champions, esiste la possibilità che Alvaro incontri i suoi vecchi compagni nel caso Juventus e Real Madrid si dovessero affrontare. C’è chi gli chiede se gli piacerebbe una finale Real Madrid Juventus a Berlino, una ripetizione della partita di Amsterdam del 1998, dove los Blancos vinsero la settima Coppa d’Europa. “Non mi piacerebbe una finale così perché quella volta hanno vinto loro” sorride Morata, che sembra aver chiuso definitivamente i ponti con Madrid. “Tornare al Real? Solo pensarlo sarebbe una mancanza di rispetto verso la Società, i miei compagni e il mio allenatore – risponde lo spagnolo – Hanno creduto in me e a Torino sono felice e sto benissimo. Non penso né al Real né a nessun’altra squadra. Ho in testa solo la Juve”.
SQUADRA DI IDOLI – Quando si parla di compagni di squadra si fanno nomi pesanti: Buffon, Pirlo, Tevez. “L’ho detto più volte – spiega Morata – solo qualche anno fa erano giocatori che ammiravo in televisione e ora posso giocare con loro. È fantastico, con me parlano molto e mi aiutano. A Buffon è impossibile fare gol anche nelle partitelle di allenamento, quando Pirlo tira le punizioni mi metto dietro di lui per vedere come fa, ma poi non ho il coraggio d’imitarlo per non fare la figura del ridicolo. Tevez è un grande, nella partita contro il Dortmund mi ha anche regalato un gol, non posso certo lamentarmi”.
SASSOLINO NELLA SCARPA – Nel corso della lunga chiacchierata, Alvaro ha avuto il tempo per togliersi anche qualche sassolino dalla scarpa, riservando qualche critica alla mentalità dei dirigenti spagnoli. “Quando ho deciso di lasciare Madrid per andare alla Juve – spiega il 22enne attaccante della Juve – dicevo che uno dei motivi era per conquistare un posto in Nazionale. Molti mi davano del matto, probabilmente perché in Spagna c’è la tendenza a credere che quel che viene da fuori sia migliore di quello che abbiamo in casa”. C’è tempo anche per un ultimo pensiero per i suoi ex compagni del Real in lotta per la Liga. “A mio modo di vedere 4 punti non sono impossibili da recuperare. Sono sicuro che nelle partite che rimangono ce la metteranno tutti. Io spero che il campionato lo vinca il Real”.
Fonte: Repubblica