Inter-Barcellona, le chiavi tattiche della sfida
Amarcord.
La differenza di Nainggolan
Nella partita d’andata Borja Valero doveva aiutare la squadra a gestire il pallone una volta recuperato. Ma il problema era proprio la fase di recupero, dove lo spagnolo non era d’aiuto quanto lo poteva essere Nainggolan. Il belga permette da solo di aumentare di molto la capacità della squadra di recuperare con un baricentro più alto.
Secondo Spalletti, l’Inter per competere con il Barcellona deve pressare e non aspettare: «Secondo me non è giusto aspettare. Siamo partiti un anno e mezzo fa, stiamo andando nella direzione giusta. Facile dire ‘mi ammucchio e riparto’, ci vogliono giocatori di gamba che fanno 100 metri di allungo e poi la capacità di segnare tutte le occasioni». Nainggolan allora dovrà preoccuparsi di limitare la libertà e l’influenza di Arthur Melo, anche più di quella di Busquets. È il braasiliano ormai ad occuparsi della fase di uscita del pallone, abbassandosi sia in linea che anche più dietro del catalano per ricevere.
Per l’Inter quindi avere un giocatore come Nainggolan, che ha la reattività e l’aggressività naturale per coprire un’ampia porzione di campo in pressione e stare dietro al baricentro basso di Arthur può essere la vera differenza rispetto all’andata. Utilizzare le incredibili doti atletiche del belga per gestire la fase più importante del piano gara della squadra e avvicinare la squadra all’area del Barça più a lungo che all’andata. In questo modo diventerebbe più facile innescare Icardi nella sua zona di caccia.
Va detto che il punto debole mostrato da questa versione del Barcellona è la tenuta della linea difensiva, e il modo migliore per testarla è quella di aumentare il volume delle occasioni, che per l’Inter necessariamente passano per una fase di transizione offensiva che parte da più in alto. Questa è la ricetta per rendere più difficile al Barcellona l’accamparsi per una lunga fase di attacco posizionale nella metà campo dell’Inter, da dove può mettere in gioco il suo miglior giocatore al momento, ovvero Luis Suarez.
Come si ferma Suarez
In questo momento la più grande minaccia del Barça è lo stato di forma di Luis Suárez. L’uruguaiano vive il miglior momento degli ultimi tre anni, nonostante un fisico che – come lui stesso ha ammesso – non è più quello della cavalcata per il triplete del 2015. Suarez non si sente la migliore punta al mondo e non si è detto stupito del fatto che si facciano già dei nomi per sostituirlo in estate.
Eppure proprio a partire da questa consapevolezza Suarez si è assunto le responsabilità offensive di un Barça orfano di Messi: 6 gol e 3 assist nelle ultime 5 partite. I suoi limiti fisici non gli permettono più di combattere su ogni pallone e al contempo aiutare la squadra con i suoi famosi movimenti ad allargarsi fino alla linea laterale. Non ha più la reattività felina per tagliare in area di rigore e concludere, e allora Suarez è arrivato a scegliere meglio le azioni da fare durante una partita. Anche quando sembra sparire dal gioco è presente nella sua versione di finalizzatore. Per questo marcare Suárez ora è particolarmente difficile, nonostante l’assenza di Messi. Non ci si può affidare sulla copertura della profondità giocando sulla sua continua aggressività per battere la linea.
Fonte: SkySport