CALCIO ESTERO

Monaco, Henry: “Mi ispiro a Guardiola e Wenger”

Dopo quasi 20 anni, Thierry Henry torna nel Principato. Al Monaco sarà allenatore, dopo la decisione del club di esonerare Leonardo Jardim, che ha cominciato malissimo la stagione. È la prima vera avventura in panchina della carriera del francese, che ha finora vissuto soltanto un biennio da vice nel Belgio di Roberto Martinez. Nel pomeriggio, Henry si è presentato in conferenza stampa, non nascondendo la grande emozione: “Monaco ha un posto speciale nel mio cuore – ha spiegato – Qui ho segnato il mio primo gol da professionista e ho anche avuto la prima opportunità di crescita con Wenger. Non parlo della politica del club, o almeno non adesso. Ciò che conta per me è la sfida di Strasburgo (la prossima di Ligue1, ndr), e so che i ragazzi sono pronti”. Parole d’elogio anche per il suo predecessore, capace di riportare il club francese in Champions League: “Jardim resterà per sempre nella storia del Monaco, e io per primo mi sento di doverlo ringraziare per quanto fatto augurandogli buona fortuna. La possibilità di andare al Bordeaux? No comment”.

“Vorrei vincere come Zidane e Deschamps”

Nonostante la sua poca esperienza in panchina, Henry ha già le idee molto chiare sul lavoro che ci sarà da svolgere con la squadra: “Tutto dipenderà dai momenti di una partita – ha proseguito – c’è uno studio da fare in base a ogni avversario. Ci saranno, comunque, dei concetti da rispettare. Non sono stressato, anche se ci sarà molto lavoro da fare. Si faticherà, ma ci saranno anche momenti in cui rideremo e ci divertiremo. Importantissimo, però, sarà mettere intensità in quello che facciamo”. Nessun dubbio anche sui modelli di riferimento: “Wenger e Guardiola. Quando guardo a Zidane e Deschamps, invece, dico che bisogna cercare di vincere come hanno fatto loro. Ognuno ha le sue idee, certo, ma quella metodologia di lavoro resta un punto di riferimento soprattutto per noi francesi”. Una battuta finale poi sul suo passato da giocatore, fattore non può essere sottovalutato: “Senza dubbio la cosa può essermi d’aiuto, ma abbiamo anche visto grandi allenatori che non avevano mai giocato ad alti livelli e viceversa. Quando giochi puoi intervenire direttamente, sei più impaziente. Da allenatore, invece, è diverso”, ha concluso.

Fonte: Sky

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