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Cassazione rinviata al 23 marzo ma Calciopoli è già prescritta

moggiTeresa Casoria aveva capito tutto già quattro anni fa. E rilette oggi, a due mesi dalla sentenza della Cassazione — fissata ieri per il 23 marzo —, quelle frasi che il presidente della 9a sezione del Tribunale di Napoli rivolse ad un collega durante il processo di 1° grado (che qualche mese più tardi le costarono la censura del Csm), fanno capire tante cose anche a noi. «Vuoi fare le cose alla perfezione? Tanto qui finisce sempre tutto con dichiarazioni di prescrizione! Mi avete abboffato le palle». Disse proprio così, la Casoria. E del resto alcuni dei più clamorosi rallentamenti imposti a Calciopoli — in virtù dei quali, come dice qualche avvocato, in Cassazione sono arrivati «due cadaveri, non due processi (abbreviato e ordinario)» — sono scaturiti proprio dalla sua gestione, messa in discussione dalla Procura di Napoli e perfino dai giudici del suo stesso collegio. Ma le anomalie che hanno segnato Calciopoli sono tante, fin dal principio. Al punto che il 23 marzo la Cassazione giudicherà sentenze sostanzialmente già prescritte.
STRANEZZE Tante, troppe: l’iniziale diffusione sui media delle intercettazioni; l’«estraneità» della Juventus dal comportamento dei suoi stessi dirigenti, come sentenziato dalla Casoria; gli undici mesi trascorsi prima che il Tribunale di appello liberasse la sentenza del rito abbreviato (in cui Giraudo è l’unico condannato); i tre diversi dispositivi dell’appello ordinario, in cui la condanna al risarcimento dei danni alle società che si sono costituite parti civili — Bologna e Brescia, rappresentate da Bruno Catalanotti, uno dei protagonisti di questo processo — prima c’è, poi scompare, infine riappare di nuovo; l’improvvisa sparizione dall’elenco degli assolti su cui pende il ricorso del procuratore generale della Corte d’appello di Napoli del nome dell’attuale designatore arbitrale Domenico Messina.
RISATE In questo quadro, potrebbe non essere una battuta l’unica frase concessa ieri ai cronisti in tribunale da Luciano Moggi: «Ho fiducia nella giustizia — ha sorriso l’ex d.g. della Juve, condannato a 2 anni e 4 mesi per associazione a delinquere —: il 23 marzo vi farò scrivere e vi farò ridere». Può darsi. Ma il procuratore generale Gabriele Mazzotta, quello che chiese e ottenne la conferma della condanna dei quattro agenti per l’omicidio di Federico Aldrovandi, venderà cara la pelle: «Il 23 farò un intervento molto corposo», ha annunciato agli avvocati.

La Gazzetta dello Sport

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