IL PERSONAGGIO – Gonzalo Higuain, non basta la tecnica per essere un leader
Continuano a sfumare in casa azzurra gli obiettivi che da inizio stagione si sono succeduti … E rischia ora di allontanarsi bruscamente anche quell’ultima spiaggia a cui bisognerebbe a tutti i costi cercare di rimanere ancorati per non perdere nuovamente il prossimo anno quel treno europeo da cui il Napoli fu qualche mese fa seccamente scaraventato, il che s’ identificherebbe col fallimento di un progetto che invece di concludersi felicemente potrebbe crudelmente interrompersi costringendo ad una desolante ed aleatoria ripartenza. Il Napoli non è più la terza forza del Campionato, il gioco che esprime la squadra partenopea non convince ma soprattutto, cosa più preoccupante, a non convincere sono i suoi top player, coloro che dovrebbero fare la differenza, che avrebbero il dovere di prendere per mano la squadra nei momenti di difficoltà e che invece appaiono abulici ed insofferenti, incapaci di ritrovare il dinamismo e la vivacità a cui ci avevano abituati nella scorsa stagione. E’ chiaro e lampante che il giocatore che in questo momento sembra patire più degli altri le frustrazioni di una Champions negata e di un mercato inadeguato al perseguimento di obiettivi manifestamente dichiarati da una Società divenuta presto fantasma, è l’elemento azzurro più rappresentativo,colui dal quale ci si aspetta il meglio, il massimo, Tutto … Ma non certo quell’ irritabilità, sintomo d’ inquietudine e probabilmente anche spacca spogliatoio. Si parla ovviamente di Gonzalo Higuain, oggi ombra del campione che vogliamo e ci aspettiamo di vedere in campo: Inefficace, inoperoso … Alieno … Incapace di imporsi e di trascinare una squadra che arranca e prosegue a fari spenti nella notte, forse la notte più buia degli ultimi anni. Ho amato, e tuttora adoro, la classe del pipita, la sua tecnica sopraffina, i suoi colpi di genio, i suoi gol, uno più bello dell’ altro, mai banali, sempre di pregevole fattura, ma oggi non lo riconosco! Non riconosco quel personaggio che mi ha incantata, che lo scorso anno, manco il tempo di atterrare a Capodichino, con la sua personalità imponente, aveva già reso il Matador Cavani un ricordo lontano .. E’ evidente, ripeto, che non si è attenuata la delusione post Bilbao, che l’impossibilità di calcare palcoscenici europei importanti deprime il campione demotivandolo … ma l’ ambiente azzurro, tifosi in testa, non può e non deve continuare a pagare emotivamente, le conseguenze, non solo degli errori di una Società inabile, ma dell’ ottusità di un tecnico inchiodato a una filosofia di gioco improduttiva nelle circostanze in cui è chiamato ad operare, e soprattutto dell’ incapacità di una squadra e del suo presunto leader, di reagire con risolutezza e determinazione ad una situazione avversa. Si dice che Higuain ed altri suoi colleghi illustri stiano meditando da tempo di abbandonare la nave che loro stessi stanno contribuendo a far affondare, d’altra parte parliamo di personaggi la cui dimensione non è quella che il piccolo Napoli può offrire! Cosa importa poi se la dirigenza azzurra li prelevò a suo tempo dalla panchina dalla quale contemplavano la Champions elevandoli a beniamini di un popolo e protagonisti assoluti di un progetto? Nulla! Sono semplicemente dettagli .. E non si capisce il motivo per cui ai cosiddetti campioni, ai quali milioni di benefici vengono attribuiti e per giustificare le cui mancanze ogni genere di alibi viene scovato, non viene mai in mente di fare il mea culpa assumendosi le proprie responsabilità. Non basta avere tecnica, classe e stile Gonzalo per essere dei campioni: ci vuole cuore, affidabilità, lealtà e il coraggio di lottare per ripagare le aspettative e la stima di chi con fede sventola i colori che tu indossi e grida speranzoso il tuo nome.
Tilde Schiavone – Pianetazzurro