La bandiera rossa tra gli stabilimenti sbatte agitata dal vento. Ma nessuno la guarda, non c’è nessuno sulla spiaggia mentre la pioggia cade a intermittenza. Un albero di Natale brilla sotto il porticato del Residence Le Rose di Rimini. Ci sono le luminarie. Il Residence ora si chiama Suite Hotel, c’è il Wellness, una grande pubblicità reclamizza il personal trainer: “Entra in un nuovo corpo”. Marco Pantani a Rimini, dieci anni dopo, diventa un dibattito al Teatro degli Atti. Con chi ha vissuto dieci anni di inchieste, perizie, testimonianze. C’è Andrea Rossini, il giornalista del Corriere di Romagna che presenta la nuova edizione del libro “Delitto Pantani: ultimo chilometro (segreti e bugie)”. C’è l’inglese Matt Rendell, autore di “La morte di Marco Pantani”, da cui è stato tratto il docu-film “Pantani: morte accidentale di un ciclista”. E c’è il nostro Francesco Ceniti. Punti di vista opposti, un solo scopo: cercare la verità. In sala colleghi inglesi, francesi, tedeschi, belgi. E il pm Gengarelli, che condusse la prima inchiesta nel 2004 e la risolse in 55 giorni.
BRIVIDI — Mancano l’avvocato Antonio De Rensis, legale della famiglia Pantani, e mamma Tonina. Risentire fatti e dettagli della notte di San Valentino mette i brividi. Ma le notizie non si fermano, e arrivano durante l’incontro da tre angoli diversi. Iniziano i cinque poliziotti della Squadra Mobile di Rimini, che intervennero al Residence Le Rose quel 14 febbraio 2004 e condussero le indagini. Hanno dato mandato ai legali di “procedere in giudizio contro coloro che hanno diffuso notizie gravemente lesive della loro reputazione”. Immediata la reazione dell’avvocato De Rensis, che considera questo comportamento intimidatorio nei confronti della Procura di Rimini per la serenità dell’indagine. Il legale sta valutando se chiedere lo spostamento della competenza dell’inchiesta a Bologna.
PERIZIE — E poi arrivano i primi atti del professor Franco Tagliaro, incaricato dal procuratore capo Giovagnoli della superperizia sulla morte. In un’email, anticipa i primi risultati dopo l’esame delle fotografie del corpo del Pirata. Le ferite superficiali del romagnolo non sono compatibili con una lite: Tagliaro non ritiene cioè che Pantani sia stato aggredito e vi sia stata colluttazione. Valutazione opposta rispetto all’esposto della famiglia, e ricordiamo che la Procura ha aperto questa nuova inchiesta sull’ipotesi di omicidio volontario, non di overdose di cocaina. Ma per Tagliaro, comunque, le foto non sono centrali nella ricostruzione. Marco non è morto perché caduto. C’è la cocaina, questo è il punto. Come è stata ingerita? È stata mangiata? Il professore veronese ha bisogno di effettuare la perizia tossicologica sugli esami di Pantani per capire come valutare quei 30 grammi di cocaina presenti nel sangue dello scalatore di Cesenatico. Chiede un periodo tra 40 giorni e due mesi per la sua perizia, e in merito attende indicazioni dal procuratore. A ciò, Tagliaro lega anche il mistero della pallina di cocaina che appare e scompare nel video della Scientifica. Intanto oggi l’avvocato De Rensis deposita in Procura le nuove perizie sui tagli del video girato dalla Polizia nella stanza D5 del Residence Le Rose dove morì Pantani e la testimonianza giurata di un poliziotto intervenuto quella sera in hotel. “A volte chiudiamo gli occhi perché la realtà non ci piace“. Così scrisse Marco Pantani.
Fonte – la gazzetta dello sport