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La Roma di Yesterday: questa notte è ancora nostra

Quando scrissi «Roma Roma» la squadra era quella del presidente Anzalone. E anche la squadra di calcio partecipò al coro: anche quella fu la prima volta. Quando arrivò Viola, che era un pacifico democristiano, «rosso come il core mio» non lo gradì tanto e la cosa incredibile fu che la canzone venne tolta dallo stadio e sostituita con due canzoni di Lando Fiorini. La Roma vinse lo scudetto senza la mia canzone. Poi, alla fine, quando Viola capì che io non ero un avversario politico, tantomeno volevo diventare presidente della Roma, nell’83, dopo la conquista del titolo, tornai allo stadio con «Grazie Roma». In «Ci vorrebbe un amico» faccio riferimento a una storia d’amore finita male, dove evoco, per descrivere il mio stato d’animo, una aspro confronto calcistico: «è stata una partita, va bene hai vinto tu, e tutto il resto è vita». Poi ce n’è un’altra antichissima che si chiama «Dove» dall’album «L’orso bruno», nel cui testo cito la Roma e un calciatore, Valerio Spadoni. Qui dico «La Roma ha perso domenica e chi se ne frega mancava Spadoni». Nella frase «C’è un cuore che batte nel cuore di Roma» non c’è un vero e proprio riferimento calcistico, ma laddove si parla nelle mie canzoni di vittoria o di sconfitta, l’analogia è sempre con il calcio, come, per esempio, nel verso «Notte di coppe di campioni». 

Fonte: Sky

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