OBIETTIVO NAPOLI – AZZURRI SFORTUNATI, MA RIMANGONO I SOLITI DIFETTI
In questa sconfitta all’esordio al San Paolo la sfortuna ha avuto sicuramente un ruolo determinante. Ma spesso la malasorte nasconde delle cause che la favoriscono. Indubbiamente i meriti di Bardi, il portiere dei clivensi, sono stati enormi nel negare più volte agli azzurri la soddisfazione della rete, ma è altrettanto certo che la scarsa capacità di concretizzare, il basso ritmo imposto alla gara dagli azzurri e l’inquietante tenuta difensiva della retroguardia, ha reso meno difficoltosa l’impresa del Chievo.
Contro un avversario tanto inferiore il Napoli avrebbe dovuto imprimere dei ritmi maggiori alla partita, per cercare di finire l’avversario nel proprio momento di maggior vigore atletico. La squadra di Benitez ha invece cercato di far leva solo sulla evidente superiorità tecnica, non mettendo in campo quella cattiveria agonistica e quella determinazione che avrebbero fatto la differenza in una partita del genere. Sintomo di ciò sono state le varie circostanze in cui le azioni dei partenopei sono state seguite da pochi elementi nell’area di rigore dove Higuaìn, spesso pigro a sua volta proprio nell’attaccare gli spazi, spesso rimaneva isolato. Ciononostante il Napoli davanti è riuscito a costruire molto, ma la cattiveria sotto porta è stata del tutto assente. Le cose migliori la compagine di Benitez le ha mostrate nella prima mezz’ora, quando riusciva a trovare buone verticalizzazioni grazie ai precisi lanci di Inler, e si rendeva pericolosa sulle fasce, soprattutto quella sinistra, dove dialogavano bene Hamsik e Insigne. Meno determinate, invece, l’apporto della fascia destra, dove Callejòn si è segnalato solo per qualche tentativo di inserimento e Maggio, dopo un inizio generoso, non è riuscito a proporsi con la giusta precisione in fase di cross.
Chiuso il primo tempo con uno 0-0 che obiettivamente stava stretto alla formazione partenopea, l’impressione era che il Napoli potesse far sua la gara indovinando le giuste mosse dalla panchina, a patto che la difesa fosse riuscita a non far danni. Già nel primo tempo, infatti, la distratta retroguardia azzurra aveva concesso una ghiotta occasione a Maxi Lopez, conclusa da questi sulla traversa. Nel secondo tempo, invece, la frittata è arrivata, concedendo sempre all’argentino l’agevole occasione di mandare la sua squadra in vantaggio, grazie ad una ripartenza concretizzata sotto lo sguardo, tra gli altri, dello svogliato Albiol, tra i peggiori di questo inizio di stagione del Napoli.
A quel punto Benitez non ha avuto la lucidità per spronare i suoi ed apportare i giusti correttivi. La solita sostituzione di Insigne con Mertens questa volta non è riuscita a salvare la situazione. Ancor meno fruttuosi sono stati gli ingressi di De Guzman (sballottato da una parte all’altra del campo) per Jorginho e di Zapata per Callejòn. L’ingresso dell’attaccante colombiano, in particolare, ha avuto il solo esito di intasare ulteriormente gli spazi offensivi e di precludere agli azzurri l’ingresso in area di rigore. Qualche sporadica occasione il Napoli è comunque riuscita a crearla, ma nella fase finale il Chievo ha sempre dato l’impressione di difendersi con ordine, non andando mai in affanno, e creando pure qualche presupposto per andare sullo 0-2.
Questa sconfitta, dunque, conferma il momento difficile della squadra. Sarebbe troppo facile ora sorprendersi e dare la colpa a questo o quel motivo specifico (mercato, vacanza di Benitez, colpe dei singoli ecc…). La verità è che, nel bene e nel male, il Napoli è questo. I progressi per migliorare la squadra non sono arrivati né dal mercato né da nuove intuizioni tattiche di Benitez. E difficilmente arriveranno. Questa partita si sarebbe potuta vincere come perdere, questo è vero, ma quello che allarma da tempo è la mancanza di solidità della squadra, che non può sperare di ambire a certi traguardi se non riuscirà a fare un definitivo salto di qualità, sia nell’atteggiamento sia nella tenuta tattica. Con questi presupposti, però, è difficile dire quando e se questo potrà avvenire.
E.L.