ALTRI SPORT & VARIE

Milan, Fininvest chiede ai cinesi trasparenza sui soci e gli sponsor

MILANO – L’interminabile e strana vendita del Milan non è più soltanto un problema di soldi: ormai, di ora in ora, è sempre più in gioco la credibilità dell’intera operazione. Così Fininvest, mentre si avvicina l’ennesimo giorno della verità, prova a fugare i crescenti dubbi dei tifosi – sulla trattativa e sull’affidabilità finanziaria dei misteriosi interlocutori – e ad allontanare il sarcasmo del web, dove circolano centinaia di fotomontaggi che ironizzano sul fondo cinese, adombrando la presenza nascosta di Silvio Berlusconi dietro il consorzio d’Oriente. La holding della famiglia Berlusconi replica ai sospetti lasciando filtrare fiducia nel buon esito dell’affare, ma anche con stringenti richieste “tecniche”: di fatto un ultimatum ai cinesi, ai quali chiede entro 48 ore tutte le garanzie finanziarie e giuridiche sulla trasparenza dell’operazione. Non bastano, dunque, gli altri 100 milioni di euro da sborsare entro venerdì, che porterebbero il totale incamerato da Fininvest alla considerevole cifra di 300 milioni, senza che il closing sia arrivato e in cambio di una nuova proroga fino al 31 marzo (modalità decisamente anomala). Il denaro non è più la condizione sufficiente per prenotare il Milan e per prenderselo poi, appunto a fine mese, con il versamento dei 220 milioni residui. Al di là della cifra eventualmente raccolta e della sua effettiva provenienza, vengono adesso chieste inattaccabili garanzie, anche a difesa dalle perplessità esterne. Altrimenti – è l’implicito scenario  – non si può escludere nulla, nemmeno una clamorosa giravolta, con nuovi acquirenti all’orizzonte.

IL PARAGONE CON SUNING – Di sicuro il fondo cinese Sino Europe Sports è stato scelto da Fininvest su un mercato ricco e sempre più incline a spendere nel calcio, eppure è fin qui apparso in seria difficoltà nella raccolta dei 520 milioni del closing, a differenza di altri solidi investitori dell’Estremo Oriente. Per i milanisti diventa sempre più fastidioso il paragone con Suning, il colosso dell’elettronica che la famiglia Zhang ha condotto all’acquisto dell’Inter e che, come da indiscrezioni raccolte da Repubblica negli ambienti finanziari, avrebbe rinunciato a tentare l’acquisto fuori mercato del Milan (valutato da Berlusconi il doppio dell’effettivo valore, secondo gli analisti finanziari) proprio perché era già in corso la trattativa con SES. Fininvest ha dato dunque l’ultimatum al fondo dell’ineffabile imprenditore Yonghong Li, sotto forma di pressante richiesta: deve presentare entro venerdì tutte le garanzie finanziarie e giuridiche sulla trasparenza dell’operazione, in aggiunta al versamento di ulteriori 100 milioni di euro (per il suddetto totale di 300, visto che nelle casse di via Paleocapa è già affluita la maxicaparra da 200 milioni in due tranche da 100).

REGOLE ANTIMAFIA – La questione non è soltanto di tecnica finanziaria e di adesione alle regole antimafia della Figc, ma anche e soprattutto di credibilità. In caso di fallimento, al di là dell’eventuale contenzioso sulla caparra, si cercherebbero subito altri interlocutori: permane per Fininvest l’assoluta necessità di liberarsi del costoso Milan. La prima richiesta a SES di fornire la documentazione sulla trasparenza risale ad agosto 2016: adesso, dopo sette mesi di tolleranza e dato il groviglio dei dubbi, l’opacità è più che mai vietata. Per concludere la transazione, dopo tanti misteri e rinvii, occorre restituire alla cordata cinese l’immagine di un consorzio finanziariamente solido. Entro venerdì  dovrà presentarsi al tavolo non solo con un nuovo bonifico, che porterà a 300 i milioni già affluiti nelle casse di via Paleocapa, ma dovrà anche consegnare tutte le credenziali che dimostrino la copertura finanziaria e la solidità del piano commerciale, grazie al quale il teorico Milan cinese  si propone di scalare nuovamente i vertici del calcio europeo

STOP AL MISTERO – Nel dettaglio, ai vertici di Sino Europe è stato chiesto di consegnare l’elenco completo dei sottoscrittori del fondo, finora sempre coperto dal segreto: non solo le istituzioni finanziarie di cui si ha già notizia (come l’istituto di credito Huarong, che presterebbe i soldi), ma anche chi ha investito nel fondo a titolo personale. Nello stesso tempo dovrà essere svelato l’elenco degli sponsor che hanno intenzione di affiancare il loro marchio a quello del Milan: SES è stata del resto sempre presentata come particolarmente abile nel convogliare grandi somme per il club proprio dagli sponsor, per rilanciare le ambizioni europee fin dal primo anno di gestione.Verrà inoltre richiesta tutta la documentazione che illustri l’iter burocratico affrontato da SES per ottenere l’espatrio dalla Cina dei finanziamenti raccolti dagli investitori. Come noto, tra le ragioni addotte per spiegare il mancato versamento della somma pattuita nell’agosto scorso (520 milioni, più 220 milioni di debiti), ci sono le nuove norme molto più restrittive, che da ottobre hanno reso più complicate operazioni di investimento all’estero.

SONNY WU ALLA FINESTRA – Nelle scorse settimane, non a caso, si era parlato di un piano B dei cinesi per completare il pagamento a Fininvest, attraverso la raccolta di soldi da istituzioni finanziarie che erano disponibili off shore. Entro venerdì prossimo, oltre ai 100 milioni, dovranno essere consegnare anche le credenziali bancarie che assicurano il pagamento dell’ultima tranche entro la fine di marzo. La vicenda rimane scabrosa. Il mancato closing del 3 marzo scorso ha portato alla richiesta di una nuova proroga e alle prevedibili polemiche dei tifosi, che accusano il patriarca di essersi affidato a interlocutori inaffidabili. Lo difende il fratello Paolo, vicepresidente del Milan, in  un’intervista registrata dalla televisione 7Gold: “Chi millanta che questa operazione sia in realtà una messinscena per far rientrare capitali esteri è in malafede. Pensare di fare una cosa del genere sotto gli occhi di tutto il mondo è da stupidi”. In attesa delll’imminente seguito della vicenda, potrebbero riaffacciarsi alla finestra i vecchi aspiranti all’acquisto del Milan nella cordata cino-americana sconfitta l’estate scorsa: gli advisor Galatioto e Gancikoff e l’imprenditore dell’energia riciclabile Sonny Wu.

closing

Sino Europe
fininvest
milan ac
Protagonisti:
Silvio Berlusconi
Paolo Berlusconi
Yonghong Li

Fonte: Repubblica

Commenti
Segui il canale PianetAzzurro.it su WhatsApp, clicca qui