Italia stanca e molle con cambi a vuoto, Prandelli:”Ricarichiamoci”
Ad andar bene, è tutto da rifare. Da tanto a molto poco, dalla forza dei nervi distesi al cuore in gola, mentre gli uruguaiani ce l’hanno nel petto che rimbalza. In due parole: da un’autostrada aperta verso gli ottavi – giovedì, sull’1-1 fra Inghilterra e Uruguay – a una strada che oggi sembra quasi un sentiero. Non si sa quanto stretto, ma si sa per certo che è in salita. Abbiamo come perso l’Italia nel giro di sei giorni e un po’ l’ha persa anche Prandelli. Che però non ha ancora perso le speranze: «Sapevamo che la prima partita non sarebbe bastata e neanche vincere oggi: avremmo comunque dovuto conquistare la qualificazione nella terza partita, pareggiando contro l’Uruguay in ogni caso».
Conosco il problema Non sarà proprio la stessa cosa, ma il c.t. respinge il fantasma della paura di non farcela: «Dobbiamo pensare solo a recuperare tutte le energie, non solo fisiche ma anche mentali». Lo dice tre, quattro, cinque volte, perché ha già messo il dito nelle piaghe di ieri. Sa già cosa c’è da curare: «I nostri problemi non sono enormi, ma abbastanza chiari. La stanchezza, certo: molti giocatori lo erano e come l’anno scorso con il Giappone in Confederations, la seconda partita giocata con queste condizioni la paghiamo. Ma proprio perché affrontavamo una squadra più fresca, con una reattività diversa da quella “europea”, sarebbero serviti più ordine e migliori distanze fra i reparti, per distribuire meglio le forze. E soprattutto bisognava riconquistare la palla il più velocemente possibile e farlo in dieci: non siamo una squadra che ha esplosività per rincorrere».
Sotto ritmo Dunque quanto successo ieri non è stato uno scherzo del destino. «Questa – ammette Prandelli – è una sconfitta meritata. Loro sono stati più aggressivi di noi, avevano più gamba: ripartivano forte e non siamo riusciti a frenarli. Non credo sia stata questione di approccio mentale e se siamo stati superficiali abbiamo fatto un grosso errore. Di sicuro non è stato giusto l’approccio dal punto di vista del ritmo: troppo bassi, troppo lenti a uscire dalla loro pressione. Ci hanno aggredito, non abbiamo trovato il terzo centrocampista e a quel punto abbiamo verticalizzato su Balotelli. Se Mario avesse segnato, la partita sarebbe cambiata, ma con i se e con i ma non si fa risultato e il finale è corretto. Anche perché da quando la Costa Rica ha segnato, noi non abbiamo più fatto un tiro in porta».
Crederci di più E qui c’è un’altra ferita bella grande: le sostituzioni hanno cambiato molto poco e l’ammissione è amara: «Mi aspettavo più qualità da chi è entrato. Volevo mettere due o tre giocatori tra le linee, ma gli esterni non sono mai riusciti a ripartire uno contro uno e loro sono stati bravi a chiudere tutti gli spazi». E ora l’Uruguay, che a guardarlo adesso ha la faccia ancora più cattiva: «Ma sono sicuro che la prossima opportunità ce la giocheremo molto meglio. Vedo una gara a risultato aperto, le partite in un Mondiale non si chiudono mai: si è visto anche oggi, forse bastava crederci un pochino di più». Prandelli lo dice con una smorfia: una piaga da curare anche questa?
La Gazzetta dello Sport