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Prevenzione medica e sport. Il dottor Luigi Abbate: “Prevenire è importante. La dispnea è un sintomo da non trascurare. Bisogna rivedere il concetto di sanità”

Abbiamo ascoltato il medico sannita Luigi Abbate – nonché – Consigliere Regionale, sull’importanza della prevenzione medica nello sport, molto spesso sottovalutata, ma fondamentale per prevenire gravi situazioni, in alcuni casi anche mortali. 

Ecco quanto dichiarato ai microfoni della redazione PianetAzzurro

“La prevenzione medica è importantissima per poter praticare uno sport ai massimi livelli, ma in estrema cautela e nel pieno della forma. Include una serie di controlli: dall’elettrocardiogramma ad esami del sangue. E’ importante anche la prova da sforzo, che ti permette di escludere determinate patologie che possono manifestarsi in maniera improvvisa, soprattutto di tipo cardiovascolare. Abbiamo casi eclatanti di sindromi che hanno portato ad arresti cardiaci. Prevenzione vuol dire condurre anche una vita sana,  coadiuvata da una corretta alimentazione per sopportare e supportare gli stress agonistici in maniera adeguata”. 

Tra i sintomi da non sottovalutare c’è sicuramente la dispnea:

“La difficoltà respiratoria (dispnea) non è assolutamente da sottovalutare ed è accompagnata da una serie di sintomatologie che vanno dal dolore retrosternale fino al collasso”.

L’infarto del miocardio è tra le cause maggiori di decesso?

“Più che l’infarto, ci sono dei fenomeni elettrofisiologici come la fibrillazione atriale o ventricolare. Sono eventi che spesso non possono essere diagnosticati, a meno  che non si faccia una risonanza magnetica al cuore per vedere se esistono delle aree di displasia aritmogena che possono provare elementi che sono decisamente infausti. In tutti gli sport, la presenza di un elettrostimolatore a bordo campo diventa importante”. 

Si fa poco in termini di prevenzione?

“Nella mia pratica di medico di famiglia richiedo sempre determinati tipi di esami. Si fa poco per quanto riguarda il cambio delle abitudini di vita in regime alimentare”.

Le difficoltà del sistema sanitario sono note a tutti. Un grave problema per i cittadini. 

“Dovremmo aprire un lungo discorso. Viviamo un periodo dove la pandemia ha creato grandi problemi in campo sanitario. Così come è strutturata adesso, la sanità non può intercettare il fabbisogno della popolazione. Viviamo una carenza di medici e operatori sanitari. Manca una prevenzione territoriale. Ai medici di famiglia non vengono mandati strumenti necessari per fare prevenzione e selezionare il paziente da mandare presso le strutture ospedaliere. C’è bisogno di rivedere il concetto di sanità, soprattutto alla vigilia di una grossa “pandemia” politica che ridisegnerà 21 sanità regionali. Le regioni più forti economicamente avranno maggiori strumenti rispetto ad altre che saranno ancora più in affanno.

Alcune situazioni le stiamo già vivendo con medici che migrano dal sud verso il nord per la mancanza di prospettive di carriera e stipendi non adeguati. Tutto questo li porta ad andare verso strutture private. Ho la sensazione che si vada verso una sanità privata, dove a farla da padrone sarà il privato. La sanità è stata economizzata. La verità è questa. L’interesse economico prevale sull’attenzione verso l’individuo. Negli ultimi anni avevamo uno dei più bei sistemi sanitari. In maniera progressiva sia l’offerta che  le  prestazioni si sono impoverite, andando al mortificare il concetto sancito dalla costituzione, che nasce per assicurare il diritto alle cure, indipendentemente dal sesso, dalla razza e dalla cultura”. 

 

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