Amantino Mancini: Spalletti mio modello, gli sarò per sempre grato
Amantino Mancini è stato uno dei simboli della prima Roma allenata da Luciano Spalletti. Con l’allenatore toscano, l’ex numero 30 giallorosso ha vissuto il punto più alto della sua carriera calcistica. I consigli di Luciano gli hanno cambiato la vita calcistica trasformandolo in un’ala prolifica che necessitava solo di essere sgrezzata dal punto di vista tattico. Roma-Napoli è una gara speciale per Amantino. Con la maglia dei lupacchiotti ha vissuto momenti importanti ma è con Spalletti che è riuscito a diventare a tutti gli effetti un calciatore completo e tra i più forti d’Europa nel ruolo.
Intervista Amantino Mancini a CalcioNapoli24
Ti saresti aspettato un Napoli da solo in testa alla classifica dopo una rivoluzione estiva mirata al taglio del monte ingaggi con l’arrivo di calciatori semi-sconosciuti a molti?
“Sinceramente non mi ha sorpreso, sono sincero. Conosco il valore di Luciano Spalletti e sapevo benissimo che avrebbe messo il suo marchio nonostante le cessioni di calciatori storici se vogliamo. Il mister sa di calcio, gli piace giocare sempre il pallone. Il Napoli è una sorpresa solo per chi non sa del lavoro del mister”
Nel Napoli c’è un talento georgiano come Kvaratskhelia. Secondo te può rappresentare ciò che tu sei stato a Roma per Spalletti?
“Questo ragazzo ha classe. Non so se può essere come me a Roma per Luciano perchè ogni calciatore è diverso dagli altri. Se posso però dargli un consiglio, gli dico di ascoltare in tutto l’allenatore. Grazie ai suoi insegnamenti potrà diventare completo, il più forte di tutti. Lo dico per esperienza personale vissuta con Spalletti”
Quale fu il tuo primo impatto alla Roma con Luciano?
“Mi colpirono tante cose. Un giorno facemmo un allenamento tattico, lui è uno che prova molto spesso il cosiddetto undici contro zero. Il mister mi prese sotto al braccio insegnandomi i movimenti giusti da fare. Una cosa che non mi era mai capitata in tutta la mia carriera. Ti spiegava come fare e te lo faceva vedere in seduta stante”
Non è un mistero che Spalletti ti abbia migliorato dal punto di vista tattico e tecnico alla Roma. In cosa ha fatto crescere il tuo enorme potenziale?
“Mi ha migliorato molto nella fase difensiva. Noi la chiamiamo ricomposizione. Il mister mi dava lezioni su dove dovevo andare e quale posizione tenere. Sulla tattica mi ha insegnato molto. Sul discorso invece tecnico devo dire che mi ha cambiato la carriera spostandomi a sinistra. Voleva che non perdessi mai la profondità. Quella sua intuizione mi cambiò la vita. I numeri confermano quanto sto dicendo”
Rivedi qualcosa della tua Roma in questo Napoli quando il terminale offensivo non è Osimhen ma Raspadori?
“Assolutamente sì. Raspadori, come faceva Totti, veniva a giocare tra le linee per liberare spazi a me, Taddei o Perrotta”
Chi è Spalletti negli spogliatoi?
“Una persona leale che ti dice in faccia ciò che pensa. Ha un carattere forte, è un toscano (ride ndr). Ricordo in un intervallo a Lisbona, perdevamo se non ricordo male 2-0, mi stava dando delle indicazioni nello spogliatoio. Non gli stavo piacendo come ero in campo. Mentre lui si rivolgeva a me, gli feci una smorfia. Lui mi guardò negli occhi e, mentre si avvicinava al sottoscritto spiegando i movimenti, distrusse un’arancia con la mano. Una roba incredibile (ride ndr). Luciano era così, ma tra di noi c’è sempre stato un grande rapporto”
Gli hai dato parecchie gioie. Cosa ti disse dopo il grande gol fatto al Lione?
“Mi fece tanti complimenti nello spogliatoio. Era contento per il bel gol ma di più per la prestazione che facemmo quella sera. Mi disse testuale: “Gran bel gol, ora devi continuare così””
Rispetto a quando lo hai avuto tu lo vedi cambiato il mister?
“E’ normale che si cambia nel tempo. Però quello che resta sempre di Spalletti è il marchio di fabbrica, l’identità che dà alle sue squadre. Basta vederle all’opera per capire che in panchina c’è lui”
In Italia, è stato accostato anche al Napoli, si parla molto di Marcos Leonardo. Secondo te, conoscendo Spalletti ed il calcio italiano, potrebbe essere un profilo giusto in futuro?
“E’ un giocatore con grande tecnica ed una buona fisicità. Parliamo di una punta molto giovane a cui piace molto muoversi per giocare il pallone. Non è il classico numero 9. In area è devastante perchè ha i tempi giusti”
Adesso che sei un allenatore, c’è un insegnamento che ti porti dietro di mister Spalletti?
“Ho sempre detto che resta il mio modello di riferimento. E’ stato un esempio per me, sono stato fortunato ad averlo. Dai suoi insegnamenti ho preso la gestione del gruppo, l’intensità negli allenamenti e tanto altro. Non posso che essergli grato per sempre”
Spalletti ti chiede l’Everest ma quando lo ripaghi l’hai conquistato hai dichiarato in una intervista qualche anno fa. Puoi argomentare questo pensiero?
“Il mister è una persona eccezionale dal punto di vista umano. Ha una sensibilità unica. Come allenatore pretende nel senso che con lui sai cosa devi fare in campo in ogni situazione di gioco. Non trascura davvero niente. Ti fa lavorare molto, ma ti lascia anche tranquillo di giocare e scegliere la migliore soluzione provata. Ti dà fiducia”
Secondo te Spalletti potrà vincere davvero il suo primo Scudetto quest’anno?
“Non possiamo dirlo già adesso, il campionato è lungo. Il Napoli è una delle poche squadre che gioca a calcio, un calcio europeo che anche in Champions sta avendo risultati pazzeschi. Stanno avendo continuità, questo aspetto ti fa vincere alla distanza. Senza continuità non vai lontano. Poi, al di là, della grande qualità, questo Napoli ha preso in pieno il carattere forte del suo allenatore. Credetemi, non è poca roba”