A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Daniele Verde, calciatore dello Spezia. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.
Sabato è arrivata la salvezza dello Spezia, come saluterai alla prossima Insigne?
“Domenica sarà una bellissima giornata sia per me che per lui. Io torno nella mia città, scambierò sicuramente la mia maglia con la sua. Sarà una bellissima festa, non ci giochiamo più niente perché per noi è già arrivata la salvezza e per loro il terzo posto, sarà bello divertirci giocando a calcio”.
Oltre allo scambio di maglia con Insigne, ci può essere anche uno scambio di testimone?
“Non so come andrà a finire, il mio cuore è azzurro, non ne faccio mistero, ma non so se sarò io il prossimo napoletano del Napoli. Non dico che ho tifato Napoli in questi anni, ma da bambino ero un grandissimo tifoso. Sono uno di quelli che tifa per la squadra in cui gioca, ma il mio cuore per la mia città non ha mai cambiato colore. Dovesse arrivare una chiamata difficile dire di no ma io penso allo Spezia che ora è casa mia e mi godrò questi momenti”.
Miracolo sportivo dello Spezia: Thiago Motta è stato fenomenale?
“Si contano sulle dita delle mani le persone che ci credevano. Bisogna essere un tutt’uno quando si deve raggiungere un obiettivo, siamo stati un gruppo che ha pensato con una sola testa. Ci siamo tolti un sacco di soddisfazioni, non solo personali. Siamo partiti con il Covid, il mercato bloccato e l’improvviso cambio di allenatore, abbiamo passato un anno infernale calcisticamente parlando, Thiago è stato bravo a gestire tutte queste situazioni e noi lo abbiamo aiutato come gruppo. I risultati poi sono venuti”.
Tra i tuoi compagni c’è qualcuno pronto per il grande salto?
“Ci sono tantissimi giovani, io non dirò che serve fare la gavetta in Italia, ma alcuni devono ancora crescere tantissimo. Diversi dei miei attuali compagni di squadra arriveranno ad altissimi livelli, ma secondo me serve almeno un altro anno nel nostro contesto prima del salto di qualità”.
Il tuo gol più bello della stagione?
“Penso il più difficile è il gol con l’Udinese, perché mi aspettavo una palla rasoterra vista la pesantezza: eravamo sotto e dovevamo vincere per salvarci. Dovevamo per forza vincere per distaccare le altre sotto e non sapevo come andare su quella palla. In una frazione di secondo ho pensato che se fossi andato con il destro l’avrei mandata in tribuna, ma l’ho presa bene. Quello più bello con la Sampdoria all’andata agli ultimi secondi: un bel tiro da fuori area, non me lo aspettavo neanche io”.
Quando hai incontrato Inzaghi, ti ha mandato a quel paese per la rovesciata dell’anno scorso contro la Lazio?
“No, lo aveva fatto già lo scorso anno, live (ride, ndr)”
Il Milan sarebbe la squadra che ha meritato di più se dovesse vincere?
“Quest’anno sì. Io sono sempre rimasto accecato da come ha giocato e come ha gestito il gruppo l’Inter. Non mi meraviglierei se dovessero vincerlo nuovamente loro. Il Milan merita sicuramente per quanto ha espresso sul campo. Io al Milan? Sarebbe un onore, ho avuto già Massara, lo conosco. Se dovesse arrivare una chiamata, la valuterei”.
Sei un prodotto del settore giovanile della Roma: sarebbe meritata la vittoria in Conference? E perché non viene apprezzata?
“Forse si sottovaluta perché non realizziamo ancora l’importanza della coppa, visto che è appena nata. Come movimento calcistico facciamo fatica perché conosciamo l’Europa League e la Champions. Se dovesse vincere la Roma, un’italiana, saremmo tutti contenti e ne gioverebbe tutto il sistema”.
Cosa è mancato al Napoli per vincere lo Scudetto?
“Ci aspettavamo tutti di più, io in primis. Avevo già immaginato la festa e la gioia della città, noi ci abbiamo sperato tutti fino alla fine, ci aspettiamo che un domani potremo ritornare a festeggiare lo Scudetto. Non so cosa sia mancato, la squadra è da diversi in cima, ha un gruppo importante, si vede che vanno tutti d’accordo e sono una squadra fortissima. Sono un po’ di anni che ha le qualità per poter vincere, ma evidentemente qualcosa manca, sebbene non sappia spiegarmi cosa nello specifico”.
Qual è l’attaccante a cui vorresti servire assist?
“Sicuramente Osimhen. Alto, basso, passaggio banale, tutto diventa un assist con lui. Sarebbe un giocatore cui regalare tanti assist. Mi piacerebbe giocare al suo fianco”.
A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Angelo Gregucci, ex allenatore dell’Inter. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.
Ultima giornata di campionato con lo scontro Scudetto: quale è la tua previsione?
“Io mi baso sulle verità oggettive, non sulle previsioni. Se avverrà tutto ciò bisognerà fare i complimenti al Milan. È programmazione, non il titolo perché ne ha tanti già. Con Berlusconi volevano diventare i più titolati al mondo e sono stati allo stesso livello del Real Madrid per anni. Il Milan ha due risultati su tre: evviva la programmazione, la stabilità, complimenti a Maldini e Massara, poi Pioli ed il suo staff. Il Milan costa meno di tante società, ha avuto la barra dritta, ha avuto una visione limpida. C’è ancora speranza per pensare ad un calcio qualitativo, con gente competente. Forse questo ci farà bene, come movimento”.
Il primo posto del Milan è stato meritato per tutto il campionato?
“Eh sì, con un plus. Si vince in tanti modi nel calcio: bisogna chiedere al Sassuolo che non ha mai vinto per esempio. Ha avuto un raddoppiamento del valore della rosa. De Zerbi ha avuto una visione della squadra portando Scamacca e valorizzando questo calciatore. Ha fatto giocare Caputo fino alla matematica acquisizione della salvezza e poi hanno lanciato Raspadori. Non è un caso, tutti insieme si sarebbero impallati. C’è stata poi la vittoria dell’Europeo dove quattro giocatori erano del Sassuolo: i dirigenti del Sassuolo hanno passato sul divano un’estate fantastica. Bisogna vincere dei titoli, ma queste sono genialate del calcio. Il valore di quella rosa è fantastico, poi se era una visione di De Zerbi o Carnevali non lo so. Io sono lì ad analizzare la verità oggettiva, è diverso dagli opinionisti. Il Milan di Leao, Theo Hernandez, Tomori, è una visione di chi li ha condotti a Milano. L’allenatore è andato verso una visione comprensibile che li ha esaltati, i quali sono stati schierati in campo in maniera organizzata, dove la vittoria di corto muso forse non funziona”.
Gianluca Scamacca è un ipotesi per un post-Osimhen: come lo vedi sotto l’ombra del Vesuvio?
“Bene, al netto dell’ombra del Vesuvio che si deve prendere delle responsabilità. Devi avere un terreno fertile per la tua crescita, materiale umano che possa garantire un apporto. Se Scamacca prende l’eredità di Osimhen, bisogna dargli la possibilità di adattarsi, perché le qualità non si discutono”.
Luciano Spalletti, come si fa a riuscire le giuste motivazioni per portare avanti un progetto?
“Non sono concetti che mi riguardano, se uno vuole vivere in un albergo o sul Vesuvio. Io vedo quello che lui porta alla squadra, mi interessa questo. Sono tutte manifestazioni strumentali per me, perché vive lontano dagli affetti o in albergo, è una sua scelta”.
Possiamo dire che la sua stagione sia stata sufficiente?
“Sufficiente? Era buona. Poi si è inceppata perché quella squadra aveva i requisiti tecnici per lottare fino in fondo. Il gruppo squadra è composto da ottimi giocatori, ma Napoli è una piazza complicatissima a livello mediatico. Ultimamente ha sempre fatto bene, ciccando solo l’anno scorso, suicidandosi l’ultima domenica con la mancata qualificazione in Champions. Non bisognerebbe mettere in discussione le componenti fondamentali. Sarebbe necessaria più compattezza nei momenti difficili, perché se non avesse perso quelle cinque partite in casa, sarebbe stata lì in vetta con Inter e Milan. L’addio di Insigne è traumatico, Zielinski e Fabian Ruiz sono chiamati a sostenere un’eredità pesante. Mertens a Napoli si chiama Ciro, è faticoso vederlo in giro per il mondo. Stiamo parlando di un senso di appartenenza veramente intenso, bisogna ricrearlo insieme alla compattezza delle componenti, le quali vengono messe in discussioni ogni anno. Serve stabilità, un progetto solido, messo in discussione anche quello. Al Milan si parlava di Rangnick ma poi hanno scelto di andare avanti con lo stesso programma”.
A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Massimo Donati, opinionista di Dazn ed ex calciatore del Milan. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.
Stasera finale di Europa League: il tuo pensiero?
“Arrivano due squadre inaspettatamente alla finale, è una cosa bella. A volte quando arrivano queste sorprese fa piacere e fa bene al calcio scozzese più che tedesco che spesso vede squadre che arrivano alla fine. I Rangers hanno fatto bene in questa stagione, hanno perso il campionato solo una settimana fa ma in campo europeo hanno fatto bene. L’Eintracht ha eliminato il Barcellona ma in campionato non è riuscito ad esprimersi al meglio. La competizione europea è diversa, si è trovato più a suo agio in Europa, ma è strano che una squadra undicesima sia in finale di Europa League”.
Se dovesse vincere il Milan sarebbe uno Scudetto meritato sul campo?
“Sicuramente non è la squadra più forte del campionato, ma ha dimostrato di essere la più brava. Se è all’ultima giornata a giocarsi lo Scudetto vuol dire che se lo è meritato, ma viene da lontano. Manca l’ultima curva, bisogna farla bene e prepararla al massimo come hanno fatto sempre quest’anno. Ha reagito sempre alla grande ai momenti non positivi, si sono messi a testa bassa a lavorare e sono lì meritatamente”.
La squadra può aprire un ciclo per vincere in Italia?
“Dipende anche dalla proprietà, forse la cambiano e quindi se arriva una che può investire tanto si può aprire un ciclo. Una base importante è stata creata, se poi ci si aggiunge anche giocatori importanti – che costano – è normale che si può aprire una cosa importante. Ad oggi si deve pensare alla partita più importante”.
Come giudichi la stagione del Napoli e l’operato di Spalletti?
“I tifosi si aspettano sempre qualcosa in più se non vinci. Il Napoli ha fatto una grande stagione ma si è persa in 2-3 partite che gli sono costati il giocarsi lo Scudetto fino ad ora. Questi risultati hanno messo in subbuglio l’ambiente, ma prima di essi era stata una stagione più che positiva. La base è importante, ma quest’anno poteva essere quello giusto per puntare allo Scudetto. Dispiacerà ai napoletani, ma la base c’è”.
Se il Milan dovesse vincere, si potrebbe parlare di fallimento di Inzaghi?
“Non si può dire perché due trofei li ha portati a casa e quelli rimangono e rimarranno. Il campionato è il campionato, sicuramente ha la squadra più forte sulla carta, ma si sa che nel calcio conta il gruppo e come si gestisce. Nella gestione totalitaria dell’annata ha fatto meglio, altrimenti non sarebbe avanti. Ma non si può parlare di fallimento, si è visto bel calcio e partite dominate anche belle da vedere da fuori. Si parla di rinnovo di Inzaghi, mi sembra anche giusto: il risultato finale è importantissimo ma non è tutto, si deve vedere anche come si gestisce la situazione e credo che Inzaghi lo abbia fatto bene”.