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Gli interventi di Dino Zoff, Carlo Tavecchio e Stefan Schwoch a “1 Football Club”

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Dino Zoff, ex dirigente sportivo, portiere ed allenatore, nonché Campione d’Europa e del Mondo con l’Italia. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione dicalcioinpillole.com.

Ieri sera hai visto City-Real? Cosa manca al calcio italiano per arrivare a quei livelli?
“Me la sono vista tutta, era logico. L’Inghilterra si prende con i soldi i giocatori migliori. Per me è abbastanza semplice, si gioca il calcio. Da noi con la VAR che ha peggiorato le cose sull’interpretazione dei falli e non del fuorigioco dove è indispensabile. E’ tutto così fiscale, si fischia ogni 5 minuti, si danno ammonizioni, si perde tempo e si perde lo spirito del gioco. Più che le considerazioni tattiche o meno tattiche, è il concetto di spirito di gioco. E’ questa la cosa più importante che da noi la stiamo un po’ perdendo con l’esasperazione del tiki taka, mentre Guardiola è andato avanti di nuovo”.
Il gioco di Guardiola non è più noioso come ai tempi del Barcellona?
“Non era noioso nemmeno quello, perché era giocato da artisti del pallone. Quando si viaggia con una classe inferiore è differente ovviamente. Per questo il tentativo di emularlo, in Italia, risulta noioso e poco produttivo nei risultati”.
Serie A verso il finale di campionato: ad oggi chi è la favorita per lo Scudetto?
“Da quasi tutto il campionato è stata l’Inter, anche se ha avuto qualche battuta d’arresto. Vediamo stasera con il recupero a Bologna se sarà determinante. Certamente il vantaggio in caso di una vittoria conterebbe, metterebbe una ipoteca sullo Scudetto”.
Juventus, Allegri non ha mostrato un gran calcio ma ha portato a casa il risultato: meglio essere concreti come lui o provare ad arrivare alla vittoria mediante il bel gioco?
“Per me, bel gioco significa far vincere la propria squadra. Non può esserci bel gioco se non vinci. Allegri viene da un inizio balordo, perché dopo tanti anni fermo ci sono mille problemi che sorgono. Tante cose che si cambia, arrivano e non arrivano. Era nella logica che la partenza potesse essere faticosa. Poi ha sfruttato le sue possibilità, non credo che una squadra che gioca bene non vinca, ovviamente a parità di condizioni. A parità di forze vince chi gioca meglio, poi ovvio che se l’ultima in classifica affronta la prima, può giocare anche bene ma è difficile che vinca. Secondo me vinci se giochi bene con le tue possibilità”.
Cosa è accaduto in casa Napoli invece?
“È successo diverse volte, ci sono stati inciampi normali e qualche problema di troppo. Il portiere non deve rischiare mai, mi spiego: tanto meglio se ha i piedi buoni, ma il portiere già fa delle cavolate normali, se poi vai alla ricerca del rischio, cosa che non dovrebbe essere il suo compito, l’errore è dietro l’angolo. E non parlo solo di Meret, di chi mi dispiace tantissimo. Mi dispiace particolarmente per i portieri perché non sanno divincolarsi da questo cappotto di moda dove devono essere più bravi a giocare che ad uscire dalla porta. Un portiere va giudicato per i fondamentali, non per come gioca con i piedi, e se non è bravo a farlo, la colpa è dell’allenatore che gli chiede cose fuori dalle sue potenzialità”.
I colpevoli sono quindi gli allenatori?
“E’ una considerazione basilare, il portiere non può rischiare. Il centravanti può rischiare tirando da metà campo, può fare quello che vuole. Il portiere non deve avere un minimo di rischio. E’ un’altra cosa. Io non sono contro, tanto meglio se uno ha dei buoni piedi, ma se incorre nei rischi poi diventa determinante. Non voglio sentire che quel portiere è bravo perché ha i piedi buoni. Ditemi che ha una presa ferrea o altro, poi deve anche avere i piedi buoni. Io non parlo per sentito dire”.
Riconfermeresti Allegri e Spalletti?
“Hanno fatto bene, gli è mancata qualcosina adesso, ma ci sono anche tante altre considerazioni. Allegri in Champions era il minimo, ma ci è andato quasi sicuramente. La sua parte l’ha fatta. Spalletti ha fatto il suo, fino ad un certo punto. Ora è incappato in queste ultime partite, purtroppo succede”.
Fiorentina, Italiano è il più forte in Italia?
“Fa particolarmente bene, ma addirittura più forte non cadiamo nelle esagerazioni. Ci vuole tempo a determinarlo”.

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto l’ex Presidente della FIGC, Carlo Tavecchio. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.

Secondo te gli errori dei portieri sono colpa degli allenatori?
“I portieri ormai fanno parte del sistema di gioco difensivo dove li utilizzano negli schemi. Alcuni arrivano fino a alla trequarti campo, passano la palla, arretrano. Sono soggetti a più rischi, più giochi e ti sposti e più hai possibilità di sbagliare. Ognuno deve utilizzare i mezzi che ha in maniera consona. Il direttore d’orchestra, ovvero l’allenatore, deve sapere se il trombone e l’arpa suonano bene. Se non hai un portiere bravo con i piedi e lo obblighi ad utilizzarli, devi aspettarti l’errore”.
Su Manchester City–Real Madrid
“Sono rimasto impressionato. Il Real è il Real, anche dopo i primi due gol presi in dieci minuti. Ora c’è il ritorno, bisognerà vedere. Sono due squadre che meritano queste serate e queste competizioni”.
Ti piacerebbe vedere giocare il calcio col tempo effettivo?
“Secondo me sarebbe un problema. Pone delle complicazioni arbitrali, credo che adesso il calcio è bello perché è così. Ne sono già state fatte di varianti, il tempo è una cosa oggettiva, difficile da stabilire, ma tutto è possibile”.
Come facciamo a far tornare competitivo il nostro calcio?
“Ora ci saranno delle situazioni che saranno chiarite con la disponibilità finanziaria e l’indice di liquidità. Il mondo cambierà, ci sarà una riduzione di compensi, un mercato che non agirà più con acquisti da centinaia di milioni. Ci sarà un livellamento della situazione. È fortuna nascere su un barile di petrolio, ma è una fortuna di pochi. L’Italia è un paese manifatturiero, ogni volta deve inventare per guadagnare. Il calcio non potrà esplodere come si pensava. Se poi ci sono quelli che tirano fuori dal cobalto o dal titanio o da altre fonti su cui sono seduti sopra non lo so. L’Italia è un Paese manifatturiero: non è un’abilità avere il petrolio sotto, ma saper sfruttare le proprie risorse. Mi spiego: chi ha inventato la pizza? I napoletani. Il telefono? Meucci. La batteria? Volta. Dovrebbero darci soldi solo per averle inventate certe cose. Sono tutte italiane, perché dovremmo dare il nostro know how al mondo e dare la fortuna agli altri? Troveremo un modo per risollevare anche il nostro calcio”.
Anche l’Inter si è saputa risollevare?
“L’Inter ha perso due calciatori importanti, ma ha tenuto Brozovic e Perisic che fanno la differenza. La cosa drammatica è che se fai i conti dei prodotti delle Primavera nelle prime quattro in classifica, sono zero”.
Se l’Inter vince con il Bologna mette ipoteca sullo Scudetto?
“Più che Bologna-Inter, lo scudetto dipenderà dal calendario del Milan, che non è da ridere. Se l’Inter vince con il Bologna non significa niente”.
Napoli, ultime cene di squadra. Che ne pensi?
“Queste cene dovrebbero essere la normalità. Chi vive in una comunità deve avere un rapporto preferenziale, quasi intimo. Lì ci sono stati degli errori tremendi, Meret ha fatto una zozzeria ma può capitare. Il Napoli è una grossa squadra, non confondiamoci. Non voglio giudicare Spalletti, né De Laurentiis, i quali hanno messo in piedi un sistema che ha fatto sì che il valore di Osimhen, ad esempio, arrivasse a cento milioni. Si poteva fare di più, ma vanno fatti i complimenti per quanto fatto”
Sugli errori di Malcuit cos’hai pensato?
“Ho pensato che il tempo è galantuomo. Quando ho parlato di troppi stranieri in Italia, sono stato accusato di essere razzista. Gli stranieri ci vogliono, ma quelli forti, non quelli scarsi (ride, ndr)”

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Stefan Schwoch, opinionista di Dazn, ex calciatore del Napoli. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.

Sei soddisfatto della crescita di Osimhen?
“Sì, sicuramente ha avuto una crescita importante, ma mi sarebbe piaciuto vedere da lui essere determinante contro le grosse squadre. Non mi sembra abbia segnato alle grandi, sarebbe stata una crescita più completa”.
Vlahovic alla Fiorentina andava in rete con più facilità, alla Juve ha più difficoltà?
“E’ anche il modo di giocare diverso tra Juve e Fiorentina. Contro i bianconeri si chiudono di più, mentre con i Viola giocano a viso aperto ed aveva più possibilità di fare gol. Il gioco di Italiano però è più offensivo rispetto a quello di Allegri, anche questo lo aiutava”.
Sulla stagione della Juventus
“C’è stata una partenza disastrosa, era a -16 dal Napoli ed ora è ad un punto solo. La Juve ha giocatori importanti, è più normale la seconda parte della stagione rispetto alla prima. Ora Allegri ha conquistato al 99% la Champions League che dopo lo Scudetto è l’obiettivo primario della Juve, dunque è una stagione sufficiente”
In caso di vittoria dell’Inter a Bologna è ipoteca sullo Scudetto?
“No perché si metterebbe ad un solo punto di vantaggio sul Milan. Basta un pareggio per riprendere i nerazzurri, un punto è poco. Non è avere lo scudetto in tasca”.
Zona retrocessione, si rigiocherà Venezia-Salernitana: vale la salvezza?
“Sì, sicuramente. E’ una partita che dovrà decretare chi retrocede. Per chi perde sarà pesante. La Salernitana è in un momento strepitoso, positivo, mentre il Venezia è in un momento completamente negativo e significa tanto per la salvezza. Sarà dura per il Venezia”.
Affrontare squadre che devono salvarsi è tosta anche per chi compete per lo Scudetto?
“Non sarà facile, ma meglio incontrare le ultime della classe che, ad esempio, la Fiorentina. I valori sono diversi, il campionato sia sopra che sotto è aperto. Il Napoli quest’anno pensavo potesse vincere lo Scudetto o, almeno, che fosse attaccata a Milan ed Inter. Non pensavo potesse avere un crollo così specialmente in casa e contro le piccole. Aveva tutte le carte in regola per vincere lo Scudetto”.
Perché il Maradona è diventato il 12° uomo per gli avversari?
“Non me lo spiegare, ma penso che il Napoli ogni volta che arrivava ad un punto decisivo per il salto di qualità, stecca. Ha fatto partite con personalità, ma è anche vero che al momento decisivo ogni anno c’è qualcosa che non va e non riesce ad affrontarle. E’ un brutto momento, perché è lì che diventi una grande squadra. Ora fa grande fatica”.
E’ comunque un grande campionato del Napoli?
“Centrare la Champions è un grande traguardo. Quest’anno però sei crollato, l’anno scorso hai fallito la partita decisiva contro il Verona. Sotto il piano della personalità c’è poca appartenenza alla vittoria. Il Napoli non ha 20 scudetti, nella propria rosa nessuno ha mai vinto un campionato nei top 5 campionati europei. Inter, Juve, Milan, sono società abituate a lottare per vincere, mentre il Napoli no, e secondo me questo pesa. Il Napoli ha una strategia societaria che prevede il prendere giocatori giovani per poi valorizzarli e non sempre a quell’età hai già vinto qualcosa di importante. Servirebbe prendere qualche calciatore abituato alla vittoria per diventare una squadra più matura e pronta”.
Sulle cene di squadra del Napoli
“Ogni tanto fa bene per ricompattare lo spogliatoio. Non deve diventare un’abitudine altrimenti diventa una routine e non serve a più niente. Riconfermerei Spalletti. Sui ritiri ti dico che ormai il Napoli in Champions ci rientra, quindi penso sia un ritiro punitivo e per me questi ritiri servono veramente a poco”.

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