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Gli interventiu di Zé Maria, Corrado Orrico e Matteo Bassetti a “1 Football Club”

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Zé Maria, ex calciatore, tra le altre, di Parma e Inter. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.

Il livello attuale del campionato italiano, rispetto a tempo fa
“Sono generazioni diverse secondo me. Quando c’erano le ‘sette sorelle’, anche nelle piccole c’era un livello tecnico molto alto. Basti pensare che nel Brescia giocavano Baggio e Pirlo… Oggi si lavora più di squadra, perché quelle individualità non ci sono. Pochi soldi per acquistare i campioni? Non solo. Sono meno anche i giocatori ‘creati in casa’: una volta si investiva di più nei settori giovanile per far crescere i grandi calciatori”.
Ancelotti e cosa non ha funzionato a Napoli
“E’ un allenatore ancora tra i più forti al mondo. A Napoli non è una piazza facile; c’erano giocatori intoccabili e Carlo è uno che vuole lavorare a 360 gradi. Avevo visto degli allenamenti e non tutti davano il massimo. Anche la scelta di portare il figlio come secondo allenatore non è una cosa che i giocatori accettano facilmente. Solitamente i calciatori si confidano con il secondo e non è facile dire qualcosa di negativo se il mister è il padre del secondo allenatore. L’epilogo non è stato bello, non si può mancare di rispetto in quel modo ad un allenatore come Ancelotti”.
Il periodo all’Inter con Zanetti
“Eravamo compagni di squadra, abbiamo giocato insieme due anni. Siamo stati in rosa quando l’Inter ha dato il via al suo periodo vincente. Fino al 2006 quando ci hanno dato lo scudetto che aveva vinto la Juventus, poi sono iniziati i successi culminati con il Triplete di Mourinho”.
Mourinho non è riuscito a ripetersi e sembra avere una filosofia anacronistica
“Mourinho è un allenatore che vuole fare tutto a modo suo. Questo gli è riuscito all’Inter e i risultati sono arrivati. Dopo i nerazzurri non ha ripetuto gli stessi risultati, ha bisogno di rilanciarsi a Roma. L’ambiente romano è esigente e lui si sta scontrando con la mentalità dei propri giocatori, è abituato a vincere. Squadre come Roma, ma anche Lazio e Napoli, non dovrebbero accontentarsi di puntare ad approdare in Champions, dovrebbero sempre lavorare per arrivare primi”.
A Napoli è mancato uno sforzo economico?
“Direi di sì. Guardate la Juventus: è andata a prendere Vlahovic per 70 milioni, lì c’è una mentalità vincente. Napoli è una grande realtà, non solo a livello italiano. Voi non sentirete mai qualcuno della Juventus dire che sono contenti solo di essere andati in Champions”.
Cosa manca al Napoli ora?
“Ho visto delle partite, ha bisogno di giocatori che mantengano alta la pressione, non dico per 90 minuti perché nessuno può, ma per la maggior parte del match. Ho giocato da esterno in carriera e seguo attentamente quel ruolo. Servono titolari all’altezza e un peso importante in attacco”.

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Corrado Orrico, ex allenatore di Empoli e Inter. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.

Empoli grande realtà anche quest’anno, qual è il segreto del progetto Corsi?
“Stanno attenti al bilancio e seguono i giovani talenti in tutta Italia, sanno come lavorare e mantengono sempre un grande livello per la Serie A”.
Perchè si punta poco sui giovani?
“Credo che si cerchi sempre di superare i problemi con l’esperienza. L’Empoli ha un vantaggio rispetto alle grandi, perché può far lavorare i giovani in una piccola città serena”.
Su Osimhen e la crescita futura
“Questo ragazzo ha enormi qualità, ma anche macroscopici difetti. La sua fortuna è di esser finito tra le mani di un grande allenatore che saprà farlo crescere migliorare. Ha dei difetti importanti come l’esuberanza, ‘mettere eccessivamente il piede’. Ad ogni modo, è nell’ambiente giusto per migliorare, secondo me può diventare un top player”.
Come mai Lobotka non è esploso con Gattuso?
“Gattuso voleva tutto e subito evidentemente. Spalletti lo ha detto più volte: vuole giocatori che giochino bene e facciano giocare bene. Gattuso è una persona onesta e perbene, ma probabilmente aveva una visione completamente diversa rispetto a Spalletti. Petagna? Stesso ragionamento ma ancora, rispetto a Lobotka, gli manca molto se parliamo di rapidità di pensiero”.
Sulla scelta di Insigne di andare al Toronto
“Io credo che la situazione fosse impossibile da risolvere. De Laurentiis è un presidente formidabile dal punto di vista del bilancio, quasi un economista. Credo che non potesse fare nulla sul rinnovo. La squadra che ha preso Insigne è come una ‘multinazionale’, con quei soldi potrebbero comprarsi anche una strada a Napoli. De Laurentiis ha voluto dare un taglio agli ingaggi e non poteva fare nient’altro di più”.
Le armi di Inzaghi e Spalletti per vincere sabato (Napoli-Inter, ndr)
“Si scontrano la potenza fisica dell’Inter e le geometrie di gioco del Napoli. Il centrocampo dell’Inter è muscolare, vivono il contrasto quasi come un gol. Il Napoli invece punterà sull’intelligenza e la tecnica dei propri interpreti”.

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Matteo Bassetti, noto virologo. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.

La pandemia ha colpito duramente le abitudini sportive delle persone
“Purtroppo sì. Oltre ad aver chiuso scuole e palestre, sono state chiuse anche le piscine. Cerchiamo di tornare a vivere e ripartire più forti di prima anche con lo sport. Ricostruiamo quella mentalità italiana, di cui sono andato sempre fiero, e che oggi vedo di meno. Con i vaccini abbiamo depotenziato il virus. Bisogna essere ottimisti, con le dovute cautele, ma dobbiamo ripartire”.
Gestione discutibile del flusso di tifosi negli stadi
“E’ stato uno dei tanti errori che abbiamo commesso con questo atteggiamento molto ‘conservatore’. I 5000 tifosi di capienza non li ho mai capiti, specie considerando che in stadi come San Siro e Maradona possono entrare 60/70mila tifosi. Una delle tante scelte errate”.
In Italia 50% o 5000 tifosi, all’estero stadi pieni
“Non ha senso. Non viviamo più ‘solo’ in Italia, ma in Europa. I tifosi possono viaggiare e assistere a partite all’estero poi hanno difficoltà negli stadi italiani. Io ho sempre detto, e me ne assumo la responsabilità, che dobbiamo essere più dinamici nel gestire la pandemia. Siamo gli ultimi a togliere le mascherine, gli ultimi a tornare al 100%. Inoltre ci vogliono scelte condivise, se non hai l’obbligo di mascherina a Genova, non devi averlo neanche in altre città d’Italia”.
Sempre più fondi stranieri nel calcio italiano. E’ una scelta giusta per il futuro?
“Non ho competenze su questo sinceramente. L’importante è che il calcio italiano abbia quell’immissione di denaro che ti permette di competere con inglese, tedeschi, ecc. L’importante è continuare ad investire nel calcio, scuole calcio e tutte le infrastrutture. Io sono fiero di tifare una squadra italiana e vorrei vedere l’Italia vincere in Europa”.
Sulla passione per il Genoa e lo storico gemellaggio con il Napoli
“Certamente ho grande rispetto e simpatia per il Napoli. Mi ricordo ancora quella bellissima partita di Serie B, quando ottenemmo la promozione insieme. Genoa e Napoli sono due realtà che vivono di grande passione”.
Sui sintomi da ‘long-covid’, in particolare sui calciatori
“Ci sono purtroppo alcuni casi, fortunatamente pochi, in cui l’infezione acuta lascia segni anche molte settimane dopo colpendo il sistema nervoso periferico. Si verificano casi di miocarditi e pericarditi. Sento persone dire che il vaccino manifesta miocardite e pericardite ed è vero. Ma è importante dire che è molto più frequente tra i soggetti che sviluppato l’infezione naturale, rispetto a chi subisce danni collaterali da vaccino. In alcuni casi parliamo di percentuali 30 volte superiori. Io credo che dobbiamo spingere sui vaccini e, nel mondo del calcio, ritengo che ogni atleta dovrebbe sottoporsi alla vaccinazione”.

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