Pensiamo all’espressione “zona Cesarini”, universalmente riconosciuta in Italia come sinonimo di “all’ultimo minuto”, oppure per citarne altre: entrare a gamba tesa, prendere in contropiede, dribblare e marcare stretto; sono tutte espressioni che fanno parte del gergo calcistico, ma che sono spesso adottate in molti altri ambiti per esprimere concetti in maniera particolarmente diretta. I numeri di maglia sono un altro esempio di come gli amanti del calcio siano predisposti ad effettuare questo tipo di associazioni, al punto che tutti gli sportivi sanno quale sia il numero del “fantasista”, o quale sia il significato del numero 9.
Ciò dimostra come la nostra lingua quanto la nostra cultura sia condizionata dal calcio, e tanto quanto il nostro modo di comunicare sfrutta la simbologia calcistica, anche lo sport più bello del mondo è pieno di legami con simbologia di varia provenienza.
Dalle mascotte agli stemmi delle squadre, i club di calcio hanno da sempre avuto particolari relazioni con simboli e simbologia legata al territorio di provenienza, sia che si tratti di una città o di semplici quartieri.
Ci sono molte altre cose che fanno parte della nostra quotidianità che hanno un forte legame con la simbologia. Pensiamo ad esempio al mondo degli scacchi o alla simbologia dei semi delle carte da gioco, possiamo ritrovare aspetti culturali che ci rimandano a diversi periodi storici, e alle origini di molte di queste attività.
Analizzando gli stemmi delle squadre di calcio principali, possiamo notare come colori e simboli abbiano influenzato così tanto le squadre e le tifoserie da condizionarne moltissimi tratti caratteristici.
Partendo dal Napoli, e dal caratteristico colore azzurro, che riprende i colori tanto amati del mare e del meraviglioso cielo partenopeo, quanto i colori della regione Campania, ed omaggia le livree popolari della dinastia degli Angioini del tredicesimo secolo.
Sul perché invece il “ciuccio” sia stato scelto come simbolo e mascotte della squadra di calcio del capoluogo campano, c’è moltissimo del senso dell’umorismo, e della predisposizione all’autocritica dei tifosi napoletani. Nei primi anni della storia della squadra partenopea, l’emblema ufficiale presente sullo stemma del Napoli era un cavallo. La prima stagione però non fu costernata di particolari successi, e l’arrancare della squadra ha stimolato il senso dell’umorismo dei napoletani, che tra battute scherzose suggerivano che una migliore mascotte, visti i risultati della loro squadra del cuore, sarebbe stata un asino!
La scelta di una zebra come mascotte della Juventus invece rimanda semplicemente ai colori ufficiali, il bianco e nero. Il motivo per cui si fa goliardicamente riferimento ai tifosi e giocatori bianconeri con il termine “gobbi” deriva con molta probabilità da alcune maglie con il collo a V, che indossate da giocatori durante la corsa subivano un rigonfiamento con il passare dell’aria, facendo sembrare che i calciatori stessi avessero la gobba.
Le squadre della capitale invece hanno scelto simboli che rimandano all’antica storia della città di Roma, con la lupa capitolina che accudì Romolo e Remo scelta dai giallorossi e l’aquila dei biancocelesti, che rimanda agli stendardi delle legioni romane dei tempi dell’impero.
Poco più a nord del Lazio, le due squadre umbre hanno scelto simboli mitologici per le loro squadre di calcio: un drago per la Ternana, ed un Grifone per il Perugia.
Salendo su fino al capoluogo lombardo, l’Inter ha da sempre avuto come simbolo un omaggio al casato nobiliare della famiglia Sforza, ovvero il famoso biscione. Il Milan deve i propri colori e la propria mascotte ad Herbert Kiplin, fondatore del club meneghino, che disse: “Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!“.
Le due sponde di Genova sono contraddistinte da Baciccia il marinaio per la Samp, e dal Grifone dei rossoblu del Genoa. Il Cagliari ha invece scelto di raffigurare la bandiera sarda all’interno del proprio stemma, includendo i quattro mori che da sempre rappresentano l’isola.
L’aquila dei palermitani che riprende l’emblema del capoluogo siciliano, “la dea” Atalanta, che nella mitologia fondò la città di Bergamo, ed il giglio dei toscani della Fiorentina sono altri esempi di come l’araldica e la simbologia di una città incidano sulle squadre di calcio.