Napoli, Spalletti avvisa la squadra: “La gara contro la Lazio assume un peso diverso ora”
Napoli in emergenza, è l’occasione giusta per tirare fuori la mentalità anche da chi gioca di meno?
“Va bene ciò che si dice, ma facciamo delle precisazioni: la rosa è di un certo livello, già nelle prime partite era fuori Mertens per l’operazione, a centrocampo c’erano pochi per 3 partite ed abbiamo fatto ciò che volevamo. E’ chiaro che da queste risposte si darà un’impronta al cammino che vogliamo fare. Noi però non dobbiamo dimostrare niente, innervosirci o avere cose da ribaltare, dobbiamo lavorare ogni giorno in maniera seria, quella è la soluzione. Dobbiamo essere superiori a ciò che s’è proposto la volta precedente, senza farci condizionare. E’ chiaro che se andiamo lì a Mosca, sapendo del clima del meteo e dello stadio, perché sono una grande realtà nel loro contesto, e poi prendiamo una situazione dopo 30 secondi, il primo che deve fare un esame sul lavoro sono io. Bisogna capire ciò che arriva ai singoli calciatori, è più importante a volte un silenzio per ritrovare il comportamento anziché frasi fatte”.
Giornata suggestiva ed emozionante con la statua per Diego, che energia può dare? Qual è il suo ricordo di Maradona?
“Maradona è sempre nei pensieri dei calciatori, non solo dello sportivo per averlo ammirato, ma ci sono anche calciatori che vorrebbero ripercorrerne la grandezza, anche nelle canzoni che cantano. In ritiro in una cena sono venute fuori anche le canzone di Diego. In sintesi io dico che non importa capire se è stato un buon esempio o meno, il più grande numero 10 o no, ma ciò che è fondamentale è il vuoto che ha lasciato, la sensazione di spazio lasciato al niente, lo smarrimento totale che non si era mai visto nella storia del calcio. Ed è riduttivo parlare solo di storia del calcio, è stato il più grande di tutti, ci ho giocato una volta contro e ricordo benissimo cosa creò come difficoltà. Per capire la sua anima, va ascoltato quando cantava forse più che visto in campo. La grandezza è come faceva sentire gli altri, quanto li faceva diventare grandi”.
Lo Spartak ha deriso la sua mancata stretta di mano.
“Vedo questa passione nel voler farmi cambiare, ma io non ci tengo, mia mamma a 90 anni mi dice non cambiare. In Russia ci sono stato, ci sono persone vere che hanno un comportamento serio. Ci sono società serie, che sanno stare nel calcio europeo, e poi c’è lo Spartak che può fare ciò che gli pare, è diverso dalle altre. A chi non mi saluta correttamente ad inizio partita, le offese si fanno di persone e non dai tweet o nelle conferenze. Si fa come si ho fatto io, di persona, ma interessa ad alcuni per dire che sono nervoso o altro, mentre ad altri non interessa a nessuno che i giocatori dell’Inter mi hanno abbracciato alla fine mentre tutti dicono che s’è fatta confusione nello spogliatoio, oltre ai dirigenti e gente che lavora dietro le quinte. Quello non è interessato a nessuno”.
Come stanno Insigne e Fabian?
“Sono a disposizione, hanno svolto l’intera seduta in gruppo, con grande intensità e sono pronti per partire dall’inizio”
Sui cambiamenti: “La linea sottile tra propongo qualcosa di diverso e trasmesso confusione alla squadra, ma il mio sguardo va sempre al di là e se guardiamo le squadre forti europee sanno adattarsi e ci mettono tante cose nelle partite, iniziando in un modo e poi cambiando qualcosa. Già l’utilizzo di uno o un altro lo determina, ma una costruzione a 4 o a 3, non fa trovare la stessa misura nelle pressioni degli avversari. C’è il rovescio della medaglia nello smarrire sicurezze ed è un equilibrio sottile, ma sono convinto che avere più soluzioni abbia dei vantaggi”.
Cosa cambia senza Osimhen?
“E’ un giocatore unico, ha tutte le qualità, caratteristiche, è completo, deve migliorare e raffinare la tecnica, ma poi le altre ce l’ha tutte, è difficile trovarne altri. Mertens tecnicamente e nel posizionamento non sbaglia, ma se deve fare uno strappo di 70 metri o saltare di testa e tenere palla è diverso, ma se gli capita una palla e tira la mette dove vuole. Si perdono delle caratteristiche, se ne prendono altri, ma conta essere al top per ciò che abbiamo in campo. Petagna ne ha altre ancora, siamo assortiti bene, per ora si lavora correttamente restando tranquilli”.
Sulle condizioni di Demme
“Sta bene. E’ stato a casa, noi lo teniamo in grande considerazione perché è uno che conosce la materia del centrocampo e può fare più cose”.
Sarri che avversario è?
“Difficile, qui l’hanno visto come organizza il gioco collettivo, tenendo la squadra corta, con la ragnatela di passaggi stretti, la percezione di dove si può far male. Loro stanno anche bene per come si sono mostrati in settimana e sarà una partita vera, di livello”.
Quanto l’essere camaleontico può giovare in questo momento non semplice? –
“Se affronto un discorso del genere è perché lo ritengo un vantaggio, cambiare modulo può dare qualcosa, anche perché le distanze che si cambiano sono poche, si può fare anche come nell’ultima partita. Secondo me bisogna lavorarci più in profondità, ma è un vantaggio per la squadra”.
Sugli scambi di posizione dei trequartisti dietro la punta ed i pochi gol degli attaccanti ora che mancherà anche Osimhen.
“Il discorso come gol in totale qualcuno l’abbiamo fatto, ora non ho il quadro, ma se parliamo dei movimenti sulla trequarti qualcosa dobbiamo migliorare e c’è qualcosa di fare di più, credere di più nell’entrare dentro al campo e perfezionare la qualità nello stretto. Ha ragione, bisogna metterci mano e fare di più”.
Il centrocampo della Lazio è di qualità, alzando l’esterno basso può dare più densità? –
“E’ una cosa corretta quella che lei dice, quello che dicevo è un po’ quello che dice lei. Se ci dà il suo assenso, va bene (ride, ndr)”.
Sarri inventò Mertens punta, può punirlo con la sua stessa arma? –
“Non ha tanti problemi nella confidenza con la porta, è uno di quelli che sa fare il ruolo del 4-2-3-0, cioè l’attaccante che c’è o non c’è, che vedi e poi non lo trovi, funziona così. Altri hanno caratteristiche che tocchi, ti danno riferimento. Mi sono divertito quando un attaccante con caratteristiche diverse, tipo chiedono al centrale difensivo chi ti piacerebbe marcare e loro dicono quello più visibile e grosso e piace meno marcare invece quello piccolino, poi è chiaro va costruito sulle caratteristiche, quello grosso quando pressi bene se gliela butta lui la controlla e partono tutti, sono situazioni diverse e tutte e due redditizie se le fai funzionare”.
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