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Iannicelli: 70 candeline per Beppe Bruscolotti, eterno capitano. C’era una volta il calcio

Tanti auguri a Beppe Bruscolotti per i suoi meravigliosi settan’anni. Il calciatore taglia il traguardo in splendida forma nonostante il dolore e la delusione recentissimi. Il dolore più grande per Bruscolotti, la morte improvvisa di Diego Armando Maradona del quale è stato amico fidato. La delusione più grande la mancata conquista della Champions da parte del Napoli che, come dice Bruscolotti, la partita contro il Verona non l’ha mai giocata.

Bruscolotti è il simbolo del calcio che ci ha fatto tutti innamorare di questo sport meraviglioso. Bruscolotti è una bandiera, un atleta che ha legato la sua attività sportiva ad un unico club. Quella del Napoli per Bruscolotti non era una semplice maglia ma una vera e propria pelle. E quella maglia l’ha sempre onorata diventando un baluardo difensivo inesorabile.

Bruscolotti era soprannominato “Pal ‘e fierr”, palo di ferro: fisico possente, asciutto e scattante. Sempre pronto al sacrificio ed a stringere i denti pur di non consentire all’attaccante avversario di segnare. Sublime interprete dell’arte della marcatura, capace di incuotere timore agonistico ad ogni rivale.

Bruscolotti era leader in campo e negli spogliatoi. Un vero capitano anche quando generosamente passò la fascia a Maradona facendogli promettere che avrebbe guidato il Napoli alla conquista dello Scudetto. Una promessa mantenuta ed il meritato trionfo per Bruscolotti artefice dell’impresa al culimine di una carriera che gli aveva riservato non poche amarezze.

Bruscolotti ha una faccia pulita. Durissimo negli interventi mai vile e scorretto nei riguardi degli avversari. Figlio dell’Italia contadina, di quei borghi rurali lontani dalle grandi città dove si andava avanti con fatica e dignità. Bruscolotti è nato e cresciuto a Sassano ( estremo lembo meridionale della provincia di Salerno). Con disciplina e tenacia ha scalato la vetta fino a toccare il cielo con un dito. E si è meritato tutto con il sudore della fronte e l’onestà.

Bruscolotti è un uomo genuino. Testimone di un mondo che ormai non c’è più nel delirio dei social e dei procuratori, dello spezzatino e delle isterie televisive. L’Italia di Bruscolotti era quella del calcio alla domenica pomeriggio, della schedina tra le dita e della radiolina nell’altra mano, degli stadi pieno di tifosi con il vestito della festa. Un’Italia ed un calcio che non ci sono più ma che siamo felice di aver vissuto . Sarebbe bello se Aurelio De Laurentiis gli trovasse un ruolo stabile nel Napoli 2.0.

Peppe Iannicelli – optimagazine.com

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