Gasp e Pirlo, festival del gol. La Signora sfida la Dea che brama un trofeo dal ’63.
La nostra giocata
Molto più di una finale di Coppa Italia. Atalanta-Juve è un sacco di cose: una rivoluzione, un contrappasso dantesco, l’ultima di Buffon da juventino, il ritorno dei tifosi, il festival del gol, allenatori agli antipodi, una finestra sul futuro. Vediamo tutto, punto per punto.
I bookmaker danno favorita la Dea che terminerà il campionato davanti alla Signora, come una sola volta nella storia (1961-62). Una rivoluzione. La partita capovolta. “Ma è giusto che l’Atalanta, senza storia, entri subito in Champions?”, si chiedeva Andrea Agnelli. Risposta del destino: Juve costretta a dipendere due volte in 5 giorni dall’Atalanta per vincere una coppa e andare in Champions League. Atalanta che le sta sopra in classifica e nei pronostici ed è già in Champions.
Eccolo il contrappasso dantesco per l’arrogante logica della Superlega che voleva annullare il merito. Vuoi un trofeo, un diritto? Guadagnatelo sul campo. Campo non banale, tra l’altro, quello del Sassuolo, altra piccola diventata grande attraverso il bel calcio e le buone idee.
L’orgoglio legittimo per il ciclo epico dei 9 scudetti è tracimato oltre la soglia della tracotanza: metto in panca un debuttante e vinco lo stesso, qualsiasi cosa faccio vinco lo stesso. C’è questa sensazione malata di onnipotenza alla base di una stagione fallimentare che una Coppa Italia e il quarto posto non potranno salvare. Una squadra costruita per vincere la Champions che si aggrappa alla 14ª Coppa Italia dice tutto.
CONFUSIONE E PROGETTO
Se il giudizio su un allenatore dipende dalle ultime due partite, vuole dire che ha già fallito. Il futuro tecnico della Juve sarà altro, da Zidane in giù. Questa finale è tante cose, ma non una via di salvezza per Pirlo. Naturalmente non è solo colpa sua. Anzi, i principali responsabili stanno sopra e sotto: gli architetti di mercato che non hanno dato gli uomini che servivano al tecnico e i giocatori che non ci hanno messo il cuore che serviva a compensare le difficoltà. Pirlo ha complicato il quadro inseguendo un calcio troppo ambizioso, senza avere il tempo e i mezzi per educarlo.
Si fosse accontentato di un calcio più essenziale, più contiano, monetizzando le grandi individualità difensive (De Ligt) e offensive (CR7, Morata), sfruttando meglio le tante gambe da ripartenza (Chiesa, Cuadrado, Kulusevski) sarebbe stata un’altra storia. Invece, si è trascinata una Juve irrisolta, caduta regolarmente ogni tre partite. L’Atalanta, sincronizzata in tutte le componenti, ha mostrato come si realizza un progetto tecnico, ritoccandolo ogni anno, pur sacrificando qualche gioiello per alimentare l’autofinanziamento virtuoso. La sapienza e l’esperienza del Gasp, che allenava già quando Zidane giocava ancora, sono alla base di tutto.
FESTIVAL DEL GOL
Stessi principi, ma non c’è stata un’Atalanta uguale all’altra. Quest’anno Gasperini aveva bisogno di un trequartista giovane e fisico per poter permettersi Muriel con Zapata. Lo ha spiegato al Papu, è scoppiato il caso. La società ha dato forza al tecnico. La filiera ha funzionato bene, la squadra non ne ha sofferto ed è cresciuta. Muriel ha segnato 22 gol, sono esplosi Pessina e Malinovskyi. Pirlo ama un calcio moderno di pressione e dominio, ma Cristiano non fa pressing. L’Atalanta stasera cercherà la consistenza fisica di un trofeo che riassuma un ciclo fantastico.
Un totem per ballarci attorno, del metallo per specchiarsi, perché il ricordo della bellezza sfuma, una coppa resta in bacheca. La Coppa Italia del ‘63 aspetta compagnia da 21.171 giorni. Non sarà facile. Nonostante i bookmaker e quanto detto, in una partita secca, la Juve, per esperienza e qualità individuale, è attrezzatissima. Basti pensare alla Supercoppa del 20 gennaio che si disputò proprio al Mapei Stadium. A piegare il Napoli furono CR7 e Morata, due che hanno già segnato in finali di Champions e che in certe notti danno qualcosa in più. Accanto al portoghese stavolta dovrebbe partire Dybala. Cristiano la sbloccò con una zampata su corner.
La Dea è condannata a una concentrazione feroce. Gasp dovrebbe partire con Malinovskyi e Pessina a sostegno di Zapata e giocarsi Muriel a partita in corso. Si scontrano il capocannoniere della Serie A, CR7 (29 gol), e il miglior attacco del campionato, quello dell’Atalanta (90). Una promessa di spettacolo per i 4.300 spettatori che tiferanno in tribuna e cominceranno a toglierci dalla pelle tutto il silenzio gelido che ci è piovuto addosso in questi mesi. Grazie alla deroga al coprifuoco, potranno godersi l’intera partita, anche in caso di rigori. La carrozza non si trasformerà in zucca. Sta scadendo invece il tempo del mitico Buffon, all’ultima notte da juventino. Ma Gigi resterà in eterno il nostro Principe Azzurro di Berlino. Gazzetta.it