Lubrano, l’avvocato che ha difeso il Napoli: “Abbiamo ridato dignità a una città intera dopo che era stata calpestata violentemente”
A Radio Marte nel corso della trasmissione “Si gonfia la rete” di Raffaele Auriemma è intervenuto Enrico Lubrano, avvocato che ha difeso il Napoli insieme a Mattia Grassani al CONI.
“Ci tengo a non mettere in contrapposizione le società. Il dato è unico e la soddisfazione deriva dall’aver ottenuto giustizia come era giusto che fosse e aver restituito al Napoli e al Presidente la dignità negata in tutto questo tempo. Il primo pensiero riguardo alla decisione attiene al punto recuperato, alla chance di giocare una gara importante.
Il punto ancora più importante però per tutti è la dignità. Queste decisioni – che io rispetto assolutamente – avevano tolto dignità alla società, che era stata ingiustamente accusata di un dolo di preordinazione che invece era manifestamente inesistente.
C’erano stati degli errori giuridici comprensibili ma consistenti nei due gradi di giudizio di Lega e federale, li abbiamo evidenziati bene e fatti comprendere. Essenzialmente due: il provvedimento di preclusione alla trasferta era stato emanato già il sabato, perché la normativa di settore sostiene che l’isolamento domiciliare vuol dire rimanere al suo domicilio senza poter fare trasferte o viaggio.
Era una normativa implicita ma chiara. Espressamente non si possono fare trasferte o viaggi ed è per questo motivo che il Napoli scese dal pullman. Il presidente è la società hanno fatto il loro dovere di cittadini. Se non l’avessero fatto sarebbe subentrato il codice penale.
Il Napoli aveva chiesto l’autorizzazione alla trasferta in bolla e l’ASL la domenica ha detto no per ragioni di tutela della salute collettiva, per i rischi che avrebbe comportato la trasferta anche in bolla. Noi abbiamo dimostrato che tutto questo era rilevante, perché altrimenti il Napoli avrebbe avuto il tempo per raggiungere Torino e lo abbiamo dimostrato con carte alla mano. Per me è una grande soddisfazione personale e professionale. La vittoria però non è degli avvocati ma della società e del presidente nella loro condotta lineare.
La cosa importante, che ci ha dato maggior soddisfazione, è che noi ci siamo solo limiti a individuare questi due motivi centrali e a portare delle ragioni estremamente valide di fronte a un collegio che ci ha dato disponibilità per ascoltarci. Non è una soddisfazione solo sportivo. Abbiamo restituto a presidente, società, tifoseria e città la propria dignità, violentemente calpestata da decisioni che rispetto comunque perché fa parte del gioco della cose.
Impugnando la decisione abbiamo dovuto contestarla. Le regole del giusto processo sportivo impongono la presunzione di buona fede ma la decisione di appello aveva rovesciato questi principi. Si era arrivati alle motivazioni con un procedimento logico quasi invertito. Questi tre indizi della Corte Sportiva d’Appello consistevano nella rinuncia al volo e ai tamponi, cose che invece erano dovute a causa dell’isolamento domiciliare. Infatti è prescritto che nei casi COVID-19 si debba comunicare con le ASL per sapere cosa fare.
La decisione di ieri è una decisione assolutamente giusta. Eravamo molto fiduciosi, sapevamo di avere ragioni consistenti. Chiaro che poi questo può innescare malumori. Ma non ci dobbiamo confrontare con questo, solo con la giustizia e la decisione. La ragione che differenzia la situazione del Napoli da altre è che il Napoli ha avuto provvedimenti preclusivi il sabato e la domenica. Violarli voleva dire violare l’articolo 650 del codice penale, con tutte le conseguenze.
Juventus può ricorrere al TAR? In via puramente teorica, se vuole fare un ricorso può farlo. Questo ricorso però avrebbe due elementi di forte debolezza: sarebbe un ricorso in violazione del principio di pregiudiziale sportiva. Dice che si può andare solo dopo aver esaurito i gradi di giustizia sportiva. Ma la Juventus non si è mai costituita nei gradi di giustizia sportiva, quindi ci sarebbe difetto.
La seconda è che essendo in materia disciplinare sportiva, la Juventus potrebbe chiedere non l’annullamento della decisione ma solo il risarcimento dei danni subiti”.