Ciao Diego, da oggi insegnerai agli angeli come si tocca un pallone
Da quando avevo 10 anni la mia vita è stata sempre condotta nel nome di Maradona. Ero Maradona per gli amici, soprattutto quelli delle vacanze Calabresi, non tanto perché sapevo giocare a calcio, ma perché avevo questo nome sempre “in bocca”, stampato anche sulle maglie, in camera, ovunque. E guai a chi parlava male di Diego… Anche adesso, il mio studio è tappezzato di cimeli del Dio del calcio, e il bacio ai vari poster non manca mai come buongiorno. Mi hai regalato sogni, gioie inestimabili. Oggi mi hai inferto un grande dolore. Non solo a me, ma a tutto il popolo napoletano ed argentino.
Prima ho scritto che non ci sei più. Ed ho commesso un grave errore. Perché un Dio non muore mai. Tu resterai per l’eternità vivo nel cuore di chi ama e amerà questo sport. Non ho voglia di scrivere più niente, sarei banale. Un Dio non si piange, si venera. E io come se nulla fosse successo continuerò a regalarti ogni mio primo buongiorno…