Il Ministro della salute Speranza: “La riapertura degli stadi non costituisce una priorità”
Mentre in questi giorni gli addetti ai lavori, in primis il ministro dello sport Spatafora, stanno valutando la possibilità di una riapertura parziale al pubblico degli impianti sportivi italiani per far si che sugli spalti possano esserci il 25% degli spettatori, è giunta immediata la replica del Ministro della salute Speranza il quale ha dichiarato, che attualmente la riapertura degli impianti non rappresenta affatto una priorità, in quanto ci sono problemi molto più importanti da affrontare come per esempio la scuola. Riguardo il ritorno delle tifoserie sulle gradinate degli stadi della penisola, intanto, è in atto l’ultima diatriba in seno al governo; si dibatte sulla possibilità di riportare un numero prestabilito di appassionati sugli spalti con relativo ritorno economico per le società e sulla necessità di tutelare la salute degli stessi spettatori e di quella pubblica, in un periodo in cui ci troviamo a combattere la seconda ondata di coronavirus. Un interrogativo che si colloca proprio quando lo stesso ministro Speranza ha aperto alla possibilità di utilizzare i test rapidi per la rilevazione del Covid-19 su vasta scala, a cominciare dalle scuole, dopo gli ottimi risultati conseguiti negli aeroporti. Tanto è vero che diverse regioni hanno già acquistato autonomamente milioni di kit. Le parole del ministro della salute sono state avallate dall’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, il quale ha affermato che riaprire gli stadi sarebbe un modo più veloce per ritornare a nuovi confinamenti a casa. Viceversa Spatafora si è trovato d’accordo con le richieste della Lega e della FIGC che premono per l’approvazione di un decreto che riporti negli stadi il 25% dei tifosi in base alla capienza. Per esempio allo Stadio Olimpici di Roma potrebbero essere ospitati circa 25mila spettatori, naturalmente ovviamente, nell’assoluta osservanza delle regole di distanziamento e dei protocolli di sicurezza anti-Covid.