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Pierpaolo Marino: “Stagione solo da archiviare, questo è un anno di lutti e basta”

L’ex direttore generale del Napoli, Pierpaolo Marino, prima con Ferlaino e poi con De Laurentiiis, oggi a capo dell’area tecnica dell’Udinese, intervistato ai microfoni de “La Repubblica” ha   parlato della scelta fatta dai giocatori e dirigenti friulani di decurtarsi lo stipendio del 50% a partire da marzo e per tutto il periodo dell’emergenza sanitaria ancora in atto in Italia. Quindi ha detto la sua sulla possibile ripresa del campionato. Qui di seguito le sue esternazioni:

Dal mio punto di vista ho sempre fatto riferimento a quello che stava accadendo in Cina, già a fine febbraio, rendendomi conto, fin da subito, di ciò che sarebbe successo di lì a poco anche in Italia. Allora i cinesi stavano uscendo dal contagio ma nessuna squadra era in ritiro e non c’era alcuna data per l’inizio del campionato. Invece qui  si discuteva se giocare a porte aperte o chiuse, sottovalutando il grosso problema.  In Cina sono più avanti di noi di due mesi e mezzo, come esperienza di coronavirus, eppure non ho sentore su quando e come  si tornerà a giocare. Addirittura l’Uefa  fino a poche settimana fa non voleva rinviare l’Europeo o la Champions, per di più ha fatto giocare con 55mila spettatori a Milano la gara di andata degli ottavi di Champions  Atalanta-Valencia, con gli effetti con le conseguente che ben conosciamo. oggi come oggi prevedere una precisa data per riprendere l’attività agonistica è assurdo.  Chi si prenderà la responsabilità se al ritorno in campo ci saranno nuovi casi di  calciatori positivi? Noi dell’Udinese abbiamo fatto due settimane di quarantena dopo aver disputato contro la Fiorentina una partita che il governatore del Friuli non voleva assolutamente che si giocasse, ed aveva ragione: dovremmo accendere candele votive a chi ha evitato che anche noi ci contagiassimo. A mio avviso questa stagione è solo da archiviare ormai non ha più senso giocare perchè si tratta di  un anno di lutti e basta. Nessuno si ricorderà di chi ha vinto o perso , nella memoria ci sarà soltanto il ricordo del campionato del coronavirus. Non riesco assolutamente  a pensare al calcio, dovremmo piuttosto pensare a ripartire nella vita, il che  è ben diverso”.

Come possiamo dar torto all’ex direttore azzurro. Le sue riflessioni sembrano molto condivisibili, tuttavia il calcio è un’industria che fa girare fior di milioni e purtroppo, spesso gli interessi economici sono messi anche davanti alla salute.

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