Quattro sconfitte ed una vittoria (a Reggio Emilia contro il Sassuolo su autogol al 93′): questo lo score di Gennaro Gattuso in campionato. Chiamato per ridare quanto meno un’anima a questa squadra, sta facendo addirittura peggio del suo predecessore/mentore, Carlo Ancelotti: se si eccettua la prestazione a Roma con la Lazio, che aveva lasciato intravedere quanto meno un maggiore impegno da parte degli azzurri, ieri in casa contro la Fiorentina, in un match a dir poco fondamentale, si è toccato nuovamente il fondo. Basta un dato: il portiere viola, nella ripresa, non ha fatto un solo intervento degno di questo nome, dopo essere stato impegnato nel primo tempo solo da una conclusione di Milik.
Gattuso è il meno responsabile dello sfacelo a cui stiamo assistendo in questa stagione, ma obiettivamente anche lui ha dimostrato di capirci ben poco: paradossale fu la sua prima conferenza stampa, in cui parlava di un utopico ritorno ai fasti sarriani, con possesso palla, difesa e pressing alti. Allucinanti anche le scelte sui due migliori azzurri fino a questo momento: un patrimonio come Meret relegato in panchina in favore di Ospina perchè abile coi piedi, e Di Lorenzo dirottato, con scarsissimi risultati, come difensore centrale. E’ evidente che la scelta del ritorno al 4-3-3 e quella di affidarsi ai ‘senatori’ di questo gruppo, è stata fallimentare e non la panacea di tutti i mali, di cui tutti blateravano. Lo dicono i risultati, e anche le prestazioni: bisogna rilevare che siamo passati da una squadra squilibrata ma ultra pericolosa, che sbagliava più o meno tutte le occasioni da gol, ad una squadra apparentemente più equilibrata ma per nulla pericolosa, che sbaglia le rare occasioni da gol che ha.
Il problema, e ieri c’è stata l’ennesima dimostrazione lampante, è che questa non è una squadra, ma un ammasso di giocatori che si comportano come isole di un arcipelago, dove ogni tanto si incontrano per via della bassa marea. Non c’è movimento senza palla, non c’è supporto ai compagni, non c’è inventiva.
Di tempo non c’è n’è più neanche per Gattuso: faccia scelte chiare e nette, schieri in campo giocatori che hanno voglia di correre e di non tirare indietro la gamba. Lui ci ha messo la faccia, come sempre ha fatto nella sua carriera anche da giocatore e oggi da allenatore del Napoli e di questo gli va dato atto. Però sarà giudicato solo come allenatore, e fino a qui, pur con tutte le attenuanti del caso, ci ha messo molto del suo, in negativo s’intende: quanto dovremo aspettare per vedere in campo i nuovi acquisti?
Il Napoli da ieri è ufficialmente in lotta per non retrocedere: questo deve essere l’obiettivo, chiaro all’allenatore, ma soprattutto ai giocatori che scendono in campo. Il rendimento, le prestazioni e i risultati parlano chiaro: 8 punti nelle ultime 12 partite non lasciano adito ad altri inutili discorsi. Gattuso sarà capace di mentalizzare la squadra o, per meglio dire a questo punto, coloro i quali hanno ancora voglia di onorare questa maglia almeno fino al termine della stagione? Chi vi scrive, ha molti dubbi al riguardo: nonostante l’assunzione di responsabilità, anche lui, dopo il suo predecessore, ha di fatto scaricato la squadra. L ‘ultima spiaggia per portare in porto una salvezza più o meno tranquilla sarebbe chiamare il buon Edy Reja, attuale ct dell’Albania: conosce molto bene l’ambiente e sa come barcamenarsi in situazioni di questo tipo.
Ultima, ma non meno importante, postilla per quanto riguarda la società e quindi De Laurentiis: è totalmente scomparso dai radar dalla cena di Natale e dalle sue dichiarazioni pregne di nostalgia sugli anni sarriani, che sperava ritornassero magicamente con Gattuso. Le scelte infelici, iniziate l’estate scorsa, gli stanno franando sotto i piedi. Il rischio serie B è concreto: ci dica cosa vuole fare col Napoli, ci metta la faccia, perchè la sensazione di smobilitazione, mai come quest’anno, appare più concreta che mai.