OBIETTIVO NAPOLI – Le colpe di Ancelotti, al di là della sfortuna
E’ dall’anno scorso che il Napoli ha dei problemi evidenti ai quali Carlo Ancelotti non ha saputo porre rimedio. Questi problemi sono emersi con evidenza sia contro la Fiorentina che stasera contro la Juventus e riguardano principalmente la compattezza della squadra, l’approccio alle gare e la tenuta difensiva. Al di là del risultato e dell’impresa sfiorata allo Juventus Stadium, cercare di mascherare le pecche della squadra dietro partite riacciuffate nel momento in cui la tattica (e quindi la mano dell’allenatore) diviene meno importante, significa voler mistificare la realtà, costringendosi a guardare “mezzo pieno” un bicchiere crepato che perde acqua, rifiutandosi di ripararlo.
E’ impensabile che una squadra del valore del Napoli abbia una fase difensiva così scadente. L’idea di voler risolvere le problematiche della retroguardia acquistando un marcatore più arcigno, come Manolas, è un concetto inaccettabile a certi livelli, magari adatto ad un calcio di trent’anni fa, ma sicuramente non attuabile alle concezioni calcistiche moderne. La colpa di Ancelotti in questa specifica circostanza è legata alla sua volontà di esulare totalmente il lavoro dei centrocampisti, e soprattutto le loro caratteristiche, dal lavoro difensivo. La retroguardia, è evidente, non è mai sostenuta adeguatamente da un centrocampo capace di opporre il benché minimo filtro. In ciò non aiuta, e non ha mai aiutato, la tendenza di schierare, nel ruolo di mediani, giocatori abituati a fungere da mezze ali o centrocampisti offensivi, che spesso Ancelotti ama schierare (per sadico gusto di porli fuori posizione) pure da attaccanti, con esiti disastrosi. A tal proposito, la reiterata scelta di trasformare il povero Fabiàn in una seconda punta, stasera è risultata ancor più deleteria, tanto da costringere lo stesso tecnico azzurro a disconoscerla, abbassando lo spagnolo ed alzando Zielinski, così, giusto per non perdere il vizio di snaturare giocatori.
Dopo l’umiliante primo tempo, le cose per il Napoli sono migliorate nella ripresa quando, con il forfait di Insigne, Ancelotti ha potuto migliorare la posizione di alcune sue pedine: Zielinski, finalmente libero da compiti difensivi (!!!), è stato spostato sull’out mancino, da dove ha potuto rendere più utili alla squadra le sue caratteristiche tecniche; Fabiàn è tornato a centrocampo (dove pure non ha brillato chissacché); mentre in attacco si è goduto dell’inserimento dell’adrenalinico Lozano. Ovviamente, nemmeno lui è una punta, ma con il suo dinamismo e la sua rapidità, pur se poco servito, ha comunque rappresentato un pericolo in più per la difesa di Martusciello. E poi ha pure segnato, che non è poco.
Per il resto, da registrare l’ennesimo gol sulla coscienza di un Meret che dimostra di soffrire non poco gli interventi su tiri bassi, e la forma molto approssimativa di Allan e Koulibaly, che però ha sempre sofferto le iniziative di Higuaìn, ogni volta che lo ha affrontato. Ah gli attaccanti veri!
Note positive, oltre alla commovente reazione di orgoglio ai cori irridenti dei tifosi juventini sul 3-0, alcune prestazioni dei “nuovi”: Manolas si è dimostrato un’arma preziosa sui calci da fermo offensivi, con Di Lorenzo abbiamo finalmente un terzino capace di tenere anche fisicamente gli avversari, ed Elmas ha talento da vendere e meriterebbe di poterlo mostrare in una posizione a lui congeniale. Ah il 4-3-3, quanto ci manca!
Per quanto riguarda la fase offensiva, Lozano sarà sicuramente prezioso per elettrizzare un po’ un attacco le cui manovre appaiono a volte troppo prevedibili e scontate. Necessita certo fisicità, ma quella, si spera, la potranno dare Milik, sperando di ritrovarlo in forma e più cattivo sotto porta, e Llorente. Cintando l’ultimo arrivato, si impone una o due paroline sul mercato. Llorente ha sicuramente caratteristiche che potrebbero garantirgli una certa utilità in certi momenti della stagione, ma con i fondi a disposizione e le tante occasioni di mercato, è indubbio che la società avrebbe potuto fare molto di meglio, consegnando alla rosa un attaccante capace di giocarsi il posto con Milik o, volendo, integrarsi con lui in una versione più offensiva del 4-4-2 ancelottiano. La carenza più grande, come emerge dalle prime gare della stagione, rimane però quella voluta direttamente dal tecnico, ovvero la mancanza di un centrocampista tattico, capace di fornire filtro davanti alla difesa. Ancelotti, d’altra parte, ha dichiarato di non amare “specialisti”. Noi, d’altra parte, non amiamo subire tre-quattro gol a partita. Ma è questione di gusti.
Buonanotte a chi riuscirà a mettere da parte l’amarezza. Chi vi scrive, da Torino, non ci riuscirà.