In diretta a ‘Un Calcio Alla Radio’, trasmissione in onda su Radio CRC, è intervenuto Michele Pazienza, ex Napoli: “Hamsik? Calcisticamente parlando in questi giorni perdiamo un grandissimo giocatore sia dentro che fuori dal campo. E’ sempre stato un punto di riferimento per la squadra e nel tempo è maturato tanto, anche se da quando è arrivato in azzurro ha sempre avuto una grande professionalità. Un leader silenzioso che con il suo modo di fare ha dato un grande esempio. Se dovessi fare un paragone, mi ricordo molto Pirlo. Come lui non parla tantissimo, ma attraverso la passione che ci mette e l’attaccamento alla maglia riesce a guidare i compagni. La decisione di andare via penso sia stata per lui una scelta difficile e non solo legata al denaro. Secondo me è anche una scelta di cuore, perché a Napoli ha dato tanto e ne è diventato il simbolo. Credo nella sua testa, già questa estate, sia iniziata a circolare l’idea di non essere più lo stesso Marek degli scorsi anni. Avrà valutato perché ama la maglia del Napoli con un senso forte di appartenenza. Se non può dare più il massimo non se la sarà sentita di restare. Come è stato avere i tre tenori davanti quando giocavo col Napoli? C’era comunque un’idea di gioco e uno sviluppo da realizzare, però, avere quei giocatori davanti fa la differenza. Quei tre avevano caratteristiche diverse tra loro e le avversarie avevano molte difficoltà nel marcarli. Mazzarri? Ha fatto la mia fortuna nel calcio impiegandomi in un certo modo con dei compiti ben precisi. Ho lavorato molto sul lancio lungo proprio perché il mister voleva il cambio gioco nel corso delle partite.”
In diretta a ‘Un Calcio Alla Radio’, trasmissione in onda su Radio CRC, è intervenuto Gennaro Iezzo, ex Napoli : “Hamsik? Ce ne eravamo accorti già a Brescia che era un giocatore dal grandissimo talento. La grande difficoltà per un portiere era capire con quale piede tirasse, perché usa entrambi con grande naturalezza: mi ha fatto anche gol quando siamo stati in B da avversari. Ha rifiutato il Milan e la Juventus, dove poteva vincere qualcosa di importante. Penso sia giusto lasciargli fare quest’esperienza, ma sarà sempre attaccato alla maglia e alla città. Uno straniero che viene a Napoli in giovane età e riesce così tanto bene a integrarsi tanto da diventare capitano e simbolo per 12 anni,vuol dire solo una cosa, che ama e amerà per sempre Napoli. La famiglia? Ho sentito persone amiche e, al di là di quello che legge in giro, so che i figli resteranno a scuola qui. Magari dopo i tre anni in Cina tornerà a Napoli anche il loro papà magari come dirigente. Quando finirà di giocare secondo me per lui c’è un ruolo importante nella società partenopea considerando i record che ha raggiunto in azzurro. Donnarumma e Meret subito in nazionale, sono i portieri del futuro. I più forti con cui ho giocato sono Zola, Marek, Quagliariella e poi ex equo per Lavezzi e Cavani”
In diretta a ‘Un Calcio Alla Radio’, trasmissione in onda su Radio CRC, è intervenuto Francesco Marolda, giornalista Corriere dello Sport: “Perché così pochi tifosi al San paolo? Ci ho ragionato molto e sono andato per esclusione. Uno stadio non accogliente? No, in tante occasioni si è riempito. I prezzi alti? Anche con quelli bassi l’affluenza è calata. Mi sto convincendo sempre più che sia colpa del calo di emozioni. Il tifoso napoletano non riesce ancora a trovare quelle giuste per andare sempre allo stadio. Il campionato non le offre, anche se il Napoli vince una partita cambia poco. Le emozioni ci sono se ci sono obiettivi o salvezze da raggiungere. Rivedremo il pienone col big match contro la Juventus? Lì le emozioni ci sono è una partita sempre attesa. Il discorso è questo: se ci fosse una possibilità di avvicinarsi un po’ di più alla capolista il campionato riscuoterebbe di nuovo interesse. Devo dire, però, che in questo momento qualche spiraglio si è riaperto. Prima reputavo il campionato ormai chiuso, ora sto vedendo una Juventus che non mi sta per niente piacendo in difesa. Gioca male e avrà un finale di campionato non facilissimo, oltre che la Champions a cui pensare. Quale tridente azzurro preferisco nella storia del Napoli? Cavani, Lavezzi e Hamsik. Cavani ancora oggi non ci dispiacerebbe rivederlo in azzurro, anche se è utopia.”