“Sono qui per vincere, la rosa è già competitiva” , ed ancora “L’obiettivo stagionale? Essere competitivi in tutte le competizioni ed arrivare fino in fondo su tutti i fronti”, parole e musica di Carlo Ancelotti. Eh si, sembra passata una vita da quando il buon Carletto, in quel di Dimaro, rilasciava queste dichiarazioni catalizzando l’apprezzamento della società (e ci mancava), della stampa e dei tifosi. Ma come sempre succede, tra il dire il fare c’è di mezzo il mare, infatti oggi, 30 gennaio 2019, siamo qui a raccontarvi di un Napoli fuori dalla lotta scudetto, dalla coppa Italia e dalla Champions, con solo l’Europa League “conquistata meritatamente” da provare a portare fino in fondo. Che dire, se non è fallimento poco ci manca. Ma non sono solo i risultati ottenuti fino ad ora a impensierire, infatti la cosa davvero grave è che il Napoli ha avuto un’involuzione di gioco davvero preoccupante (ed irritante). Parliamo di una squadra che sotto la gestione Sarri, con soli 13-14 elementi validi, ha fatto vedere i sorci verdi a tutte le squadre di serie A, dominando in lungo ed in largo su tutti i campi, e che ora invece, con una rosa decisamente migliorata ed utilizzata in tutta la sua interezza, si affida principalmente alle invenzioni dei singoli che purtroppo non stanno dando l’apporto che il tecnico si aspettava. La questione però è semplice, questa è una squadra formata da buoni elementi, che inserita in un contesto di gioco ben definito (quello sarriano) riusciva a sopperire alle proprie lacune ottenendo risultati eccellenti, gioco che Ancelotti gradualmente ha smantellato, cercando di applicare le proprie idee di calcio senza ottenere (fino ad ora) i risultati sperati, e come se non bastasse, proponendo spesso un calcio tutt’altro che esaltante. Spiace dirlo, ma stavolta nessuno ha attenuanti, in primis la società, perchè ha avuto l’ardire di distruggere una macchina quasi perfetta pensando di risolvere tutto con il solito colpo di teatro (Ancelotti), senza però capire che se davvero si volevano migliorare le performance ottenute negli ultimi anni l’opera andava completata con un mercato all’altezza, ed in seconda battuta il tecnico, che non solo ha avallato tutte le scelte societarie in tema di mercato (rendendosi complice), ma ha spesso ostentato un turn over troppo marcato, utilizzando giocatori che erano stati di fatto bocciati dal predecessore, quasi a voler spalleggiare la società nel voler dimostrare che chi non li utilizzava in passato si sbagliava, quando invece forse aveva capito tempestivamente l’inadeguatezza di certi elementi al nostro contesto. Oramai i nodi sono giunti al pettine, e discorsi del tipo “siamo a più quindici dalla quinta” risultano davvero inaccettabili. Rimane l’Europa League, e vincerla salverebbe una stagione che viceversa sarebbe ricordata come una delle più disastrose dell’era De Laurentiis, stavolta senza alcun appello per nessuno .
EDITORIALE – Napoli, peggio di così…
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