Sabato si gioca, Gravina: “La Serie A non si ferma”. Codacons: una follia
Severissimo il Codacons contro la decisione di giocare la prossima giornata del campionato di calcio dopo il gravissimo episodio accaduto nel corso di Inter-Napoli, con gli insistenti cori razzisti piovuti sul difensore del Napoli Koulibaly e l’incredibile inazione (speaker a parte) delle autorità presenti sul posto.
Se neanche in questa circostanza l’industria del calcio riesce a interrompere la sua corsa, mentre il razzismo ormai dilaga negli stadi di mezza Italia (quello di Milano non è certo un episodio improvviso e isolato), sembra evidente che gli interessi di emittenti TV e dell’intero circo che ruota intorno al sistema-calcio prevalgano su quelli dei tifosi – quelli veri – e sul loro diritto a uno spettacolo civile e pacifico.
Giusto ricordare, infatti, che la decisione di giocare nel corso delle festività natalizie – tradizione precedentemente sconosciuta in Italia – sia stata “importata” solo di recente, in primis dalla Premier League inglese, proprio con l’idea di favorire la partecipazione dei tifosi (liberati da lavoro e impegni).
Altro quindi che “risposta tangibile a chi crede di poter fermarci a causa di certi atteggiamenti violenti”, come dice Gravina: quello cui assistiamo è il copione consueto, fatto di indignazioni fortissime e provvedimenti deboli o del tutto assenti, di attenzione massima al ritorno economico e minima alla componente sportiva vera e propria. Proprio così si è formato quel clima di impunità che incoraggia comportamenti violenti e illegalità all’interno dei nostri stadi.
Senza punizioni chiare, senza interventi autentici – e semmai impopolari – non arriveranno certo risultati su questo fronte. Ma a questo punto andrebbe chiarito chi è il vero protagonista del meccanismo: se il tifoso, o il mondo che gli ruota attorno.