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Marani: “Fermiamo gli haters del calcio”

Uno squallore, accentuato perché accaduto proprio nella giornata contro la violenza sulle donne. Uno squallore assoluto che purtroppo, chi frequenta i campi del calcio giovanile lo sa, è quasi diventata un’abitudine, tra risse sugli spalti tra genitori, insulti.

E’ un problema profondo e serio, di educazione. Penso che l’Italia sia precipitata: nel modo di vivere e di relazionarsi con gli altri. Diciamo sempre che in Rete ci sono gli “haters”, ma questi ci sono anche nei campi, sono quelli che urlano, sono dei trogloditi. Chi ancora pensa di offendere e colpire sull’aspetto fisico appartiene ad un’altra era, ma purtroppo è una cosa ancora diffusa. Anche sabato ad Udine abbiamo sentito di nuovo cori e insulti a Napoli e i suoi abitanti, ormai si sente in tanti, troppi, stadi.

Penso sia arrivato il momento di intervenire, anche se la soluzione non è facile, deve essere fatto qualcosa di drastico, altrimenti ogni volta ci ritroviamo a dire sempre le stesse cose. Mi rendo conto che sia difficile trovare delle soluzioni, ma penso che gli anticorpi migliori risiedano nel corpo stesso del calcio: le altre componenti dello stadio si devono dissociare in maniera forte ed evidente, fischiando e contestando quello che arriva da certe curve.

Le curve in questi anni sono peggiorate tantissimo, ma in generale il Paese è molto scaduto: non che si sia alzato il tasso di violenza – paradossalmente c’era più violenza e pericolo attorno agli stadi negli anni ’80 – ma oggi trovo una violenza verbale maggiore. E’ anche chiaro che le curve abbiano abbracciato sempre più la delinquenza: questo è un vero dispiacere perché sono convinto che i tifosi possono fare ed abbiano anche fatto tanto in positivo. Per gli ultras è un atto di forza, una dimostrazione che comandano loro e, caso strano, questo episodio arriva pochi giorni dopo le parole di Ancelotti contro i cori razzisti… Penso che la lezione debba arrivare dallo stadio: dai tifosi sani- e ce ne sono ancora tanti- e dai giocatori, che sono i protagonisti di questo spettacolo. Sono loro i più “forti” e dunque possono mandare segnali più evidenti. E’ necessario dunque che giocatori, allenatori e soprattutto società prendano le distanze: perché se si è arrivati ad un certo potere è anche perché c’è stata troppa connivenza.

Fonte: SkySport

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