Drogba si ritira, la lettera su Instagram
Più di 370 reti realizzate tra club e Nazionale, 11 maglie indossate, quattro continenti attraversati e milioni di tifosi che hanno fatto il tifo per lui. A 40 anni suonati, Didier Drogba ha ufficializzato il suo addio al calcio giocato. Il centravanti della Costa d’Avorio, autentico idolo per i tifosi del Chelsea – club nel quale ha giocato dal 2004 al 2012 e nella stagione 2014/2015, diventando anche il primatista di reti con la maglia dei Blues in competizioni UEFA – ha appeso gli scarpini al chiodo come si conviene nell’epoca dei social. Un post su Instagram, accompagnato dalla foto di un giovanissimo Didier schierato in posa per la foto di rito con i suoi compagni. Lo scatto è localizzato in Costa d’Avorio, a Niaprayo, e risale al 1989. Drogba, all’epoca aveva 11. A 29 anni di distanza, è tempo di chiudere un’enorme parentesi, che ha condotto il calciatore nato nel 1978 ad Abidjan dalla Francia, con le maglie di Lavallois, Le Mans, Guingamp e Marsiglia, all’Inghilterra con il Chelsea, passando per la Cina con lo Shangai Shenhua, fino in Turchia con il Galatasaray e infine tra Canada e Usa con le maglie di Impact Montreal e Phoenix Rising. “1989 o dove tutto ha avuto inizio – scrive Drogba – quando penso agli ultimi 20 anni della mia carriera da professionista, guardando a questa foto non posso che essere orgoglioso di quello che ho ottenuto come calciatore. La cosa più importante è che questo percorso mi ha formato come uomo. Se qualcuno dovesse dirti che i tuoi sogni sono troppo grandi, ringrazialo e lavora sempre più duramente e intelligentemente per trasformarli in realtà”.
Drogba conferma l’addio: quanti elogi per Mourinho
Questa volta è finita sul serio. Dopo più di due decenni di goal, vittorie e trofei sollevati (ben 17, tra i quali la Champions League con il Chelsea nel 2012), Drogba dice basta. E lo fa confermando i messaggi criptici che erano arrivati dopo l’ultimo match stagionale giocato con la maglia dei Phoenix Rising. Nel destino di uno dei centravanti più forti dell’ultimo ventennio, c’è il nome di un allenatore al quale il diretto protagonista – per sua stessa ammissione – deve tanto. Si tratta di José Mourinho. Drogba non ha mai negato quanto il portoghese abbia inciso sulla sua carriera. Come nell’estate 2005: Drogba era al Chelsea da una sola stagione, archiviata con 16 reti in 41 partite, ma la tensione accumulata in Inghilterra stava portando l’ivoriano a spingere per il ritorno al Marsiglia. Determinanti furono le parole di Mourinho: “Stava parlando dell’atteggiamento che deve avere un calciatore che punti ai livelli più alti -racconta Drogba – e mi colpì una frase. Diceva che se vuoi essere l’unico re, allora torna pure nel campionato dove giocavi prima e segnavi 100 gol. Qui ci sono 22 re: o lo accetti e lavori con gli altri, oppure puoi andare via”. Messaggio recepito. Fu così che Didier decise di restare a Stamford Bridge, condividendo altre due stagioni con lo Special One e conquistando nell’era Mourinho un’altra Premier League, una Coppa di Lega, una Coppa d’Inghilterra e un Community Shield. Un rapporto di stima, quello tra Drogba e l’allenatore portoghese, che resiste nel tempo. Tanto che l’ivoriano si è soffermato, come riporta il Mirror, anche sul momento attraversato da Mourinho sulla panchina del Manchester United: “Prendere il posto di un totem come Ferguson non è mica semplice – la sua certezza – ma credo che sulla panchina del City Mourinho avrebbe vinto la Premier già due volte, forse anche tre”. Più Special di tutti, per un attaccante speciale come pochi.
Fonte: Sky